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11.12.2024

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Gli ordini mendicanti
31 Gennaio 2014

Gli ordini mendicanti

 

 

Francescani e Domenicani: questa la risposta della Provvidenza alla crisi attraversata dalla Chiesa nel basso Medioevo. Lo ha ricordato il Papa in una catechesi. Dalle crisi la Chiesa esce grazie alla santità di chi dice la verità e si sforza di esprimerla con la vita

 

 

Circa due anni fa, Papa Benedetto XVI tenne una catechesi sul ruolo degli ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, nella vita della Chiesa medievale. È lo stesso Pontefice a chiarire la chiave di lettura di questa catechesi, che avvenne in un periodo di profonda crisi della Chiesa nell’Europa occidentale: «… guardiamo alla storia del Cristianesimo, per vedere come si sviluppa una storia e come può essere rinnovata. In essa possiamo vedere che sono i santi, guidati dalla luce di Dio, gli autentici riformatori della vita della Chiesa e della società. Maestri con la parola e testimoni con l’esempio, essi sanno promuovere un rinnovamento ecclesiale stabile e profondo, perché essi stessi sono profondamente rinnovati, sono in contatto con la vera novità: la presenza di Dio nel mondo».

Il Medioevo
Il contesto storico è il basso Medioevo (XII-XIII secolo) e i protagonisti sono san Francesco d’Assisi (1182-1226) e san Domenico di Guzman (1170-1221), rispettivamente fondatori dei due ordini mendicanti, i Francescani e i Domenicani. Mendicanti perché richiedevano alla gente (“mendicavano”) il sostegno economico per vivere il loro voto di povertà e per svolgere la missione evangelizzatrice che avevano scelto.
Questa udienza è una delle tante che Benedetto XVI ha dedicato al percorso della storia della Chiesa, allo scopo di mostrare ai fedeli le loro radici e la continuità della Chiesa stessa. In queste catechesi, il Papa attraversa non soltanto le varie fasi storiche ma anche le crisi, e le risposte alle diverse crisi, che il corpo mistico di Cristo ha dovuto affrontare. Fra le tante crisi vi è quella di questo periodo. Si tratta di una crisi che scoppia in questa fase della civiltà cristiana medievale in cui la Chiesa, e soprattutto gli ordini monastici fra i quali il Papa ricorda la comunità di Cluny, aveva ricevuto in dono diverse proprietà che l’avevano fatta diventare una Chiesa “ricca”, cioè composta da diverse comunità monastiche ricche di tanti beni.
A questa Chiesa, si opposero i movimenti pauperistici del Medioevo che contestavano il modo di vivere del clero dell’epoca, accusandolo di tradire lo spirito di povertà che dovrebbe animare il cristiano. Questi movimenti, diffusi soprattutto in Italia e in Francia – si pensi ai Catari e agli Albigesi – spesso costituirono proprie gerarchie parallele e ostili ai vescovi e «per giustificare le proprie scelte, diffusero dottrine incompatibili con la fede cattolica» (Benedetto XVI, ibidem). La reazione a una modalità di vivere la fede considerata poco evangelica spinse questi cristiani pauperisti a disprezzare il mondo materiale e sostanzialmente a contrapporsi, talora in modo drammatico, alla Chiesa e alla sua Gerarchia.
Francescani e Domenicani, invece, presero sul serio la crisi che avevano davanti, e non rinunciarono a giudicare negativamente quanto di incompatibile vi era nel modo di vivere e di pensare soprattutto del clero dell’epoca, ma non ruppero mai con la Chiesa, anche quando dovettero ricevere molte difficoltà dalla Gerarchia stessa. Essi “rilanciarono” sulla povertà per esempio, rinunciando non soltanto ai beni personali, come avevano fatto monaci e religiosi fino ad allora, ma non vollero che neppure le comunità di appartenenza potessero avere beni intestati. Gli effetti ci furono: gran parte dei gruppi pauperistici rientrarono nella comunione ecclesiale, e gli ordini mendicanti ebbero un ruolo straordinario nella rinascita religiosa, che ci fu.

Testimoni
Si può prendere spunto da quanto accaduto allora, per imparare nel presente? Credo che il Papa suggerisca questa lettura che d’altra parte significa studiare la storia, anche quella della Chiesa, per imparare dai santi e dalle persone rette e intelligenti come comportarsi oggi, evitando se possibile gli errori del passato. Il male si combatte anzitutto con il bene, anche se quest’ultimo viene spesso marginalizzato in alcune situazioni storiche, quando non deriso o perseguitato. Decenni fa Paolo VI disse che gli uomini del nostro tempo sono disposti ad ascoltare i maestri nella misura in cui sono testimoni. Le persone guardano i cristiani, osservano i loro comportamenti e ascoltano le loro proposte soltanto se provengono da una vita coerente. Teniamolo presente: non è inutile studiare e insegnare, forse è proprio la cosa che oggi manca maggiormente nella vita pastorale delle parrocchie. Ma se i cattolici non sono credibili nella loro vita, allora scompaiono, anzi scompaiamo perché quello che affermiamo non convince, anzi provoca reazioni ironiche.

Maestri
Tuttavia, Francescani e Domenicani furono anche maestri, oltre che testimoni. Guidarono spiritualmente milioni di persone che cercavano una guida spirituale, un maestro di orazione che li orientasse, sia privatamente sia a gruppi. Predicarono il Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa, concentrandosi in modo particolare nelle città, dove aprirono i loro conventi a differenza di quelli dei monaci, che si trovavano specialmente nelle campagne. Furono itineranti e rinunciarono alla stabilitas tipica dei monaci, per portarsi dove c’era la gente da evangelizzare e istruire, cioè appunto nelle città. Era infatti l’«età comunale», il periodo del Medioevo in cui si sviluppavano i Comuni, cioè la vita nelle città, centri di una fioritura commerciale e dove erano state aperte le prime università, dunque un periodo di crescita culturale ed economica.
La Provvidenza seppe trovare gli strumenti adatti per adeguare la Chiesa dell’epoca ad affrontare i nuovi problemi della vita sociale. E la crisi della Chiesa non soltanto venne superata ma ne nacque una stagione straordinaria, anche di fioritura civile ed economica, ma soprattutto di santità. Due dei maggiori maestri di tutta la storia della Chiesa furono un francescano, san Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221-1274), e un domenicano, san Tommaso d’Aquino, proclamato santo e dottore della Chiesa, anzi il doctor angelicus (1225-1274). Fu un secolo straordinario, con due santi sui principali troni d’Europa, san Luigi IX in Francia (1214-1270) e san Ferdinando III re di Castiglia (1201- 1252) e una grande rinascita religiosa. La Provvidenza aveva trovato il giusto rimedio.
«Anche oggi c’è una “carità della e nella verità”, una “carità intellettuale” da esercitare, per illuminare le intelligenze e coniugare la fede con la cultura», ha detto il Papa alla conclusione dell’Udienza. E anche oggi il problema principale consiste nel favorire la formazione di testimoni e maestri, che trasmettano la verità del Vangelo e si sforzino di incarnarla, cioè di diventare santi.


Ricorda

«Se l’l’Alto Medioevo è l’età dei monaci, il Basso Medioevo è l’età dei frati […]. Di fatto, la loro azione ebbe un grande effetto nel salvare la vita religiosa italiana dall’influenza secolarizzatrice della cultura rinascimentale e nel preparare così la strada al risveglio religioso della Contro-Riforma».
(Christopher Dawson, La formazione della Cristianità Occidentale, D’Ettoris, 2010, p. 245).

Per saperne di più…

La catechesi di Benedetto XVI è del 13 gennaio 2010.

 

 

 

IL TIMONE  N. 114 – ANNO XIV – Giugno 2012 – pag. 58 – 59

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