NEL MONDO, UOMINI GIUSTI OTTENGONO DA DIO UN SUPPLEMENTO DELLA SUA PAZIENZA.
Limitati come siamo, possiamo immaginare soltanto approssimativamente quanto sia in?nita la pazienza di Dio nei nostri confronti. In effetti, di fronte allo spettacolo indegno che noi per primi, con i nostri peccati, e il mondo, con i suoi, stiamo offrendo agli occhi di Dio, viene proprio da chiedersi per quanto tempo ancora ci sopporterà il Signore dell’universo? La Sacra Scrittura ci insegna come in passato Egli abbia talvolta posto dei paletti. L’episodio della distruzione di Sodoma e Gomorra è illuminante: a Dio sarebbero bastati pochi giusti per evitarla. Non se ne trovarono e l’intercessione di Abramo per scansare l’ira divina, i cui dettagli sono descritti nei capitoli 18 e 19 del libro della Genesi, non ebbe buon esito. A pensarci bene, oggi la situazione non sembra essere migliore. Come a quel tempo, le offese recate a Dio sono innumerevoli. Impossibile elencarle compiutamente. Ma doveroso denunciare, in cima alla lista, i nostri peccati personali, le tante offese alla divina maestà che commettiamo disobbedendo alla Sua legge, della quale ci proclamiamo paladini a parole e con lo scritto. C’è da inorridire, e tremare, se abbassiamo lo sguardo sui peccati del mondo. Bestemmie, indifferenza religiosa, eresie, negazione del vero Dio, idolatria e superstizioni, lotte fratricide, guerre e spargimento di sangue, esseri innocenti sterminati con l’aborto, divorzi e adulteri, eutanasia, peccati contro natura, furti e menzogne, lussuria, avidità, avarizia, etc. Chi li può contare, se non Dio solo? La domanda, ?n troppo umana, sorge spontanea: che cosa trattiene ancora il braccio di Dio dall’abbattersi tremendo per esigere quella giustizia che gli è dovuta? Perché il Signore attende ancora prima di chiedere conto del nostro comportamento? Una risposta plausibile potrebbe essere questa: forse il fatto – lo voglio sperare – che oggi, in varie parti del globo, vivono uomini giusti che ottengono per noi da Dio un supplemento della sua pazienza. Penso ai cristiani perseguitati a motivo della fede, che lo glori?cano pagando un caro prezzo. E agli ammalati che offrono le loro sofferenze in riparazione dei peccati commessi anche da noi. Penso al Santo Padre, sofferente esemplare del quale soltanto Dio può valutare il peso della croce che gli è stata caricata sulle spalle. Penso a chi ha scelto la clausura, rinunciando a tutto per amore di Dio. E ai tanti pastori della Chiesa, sconosciuti ai più, che vivono quotidianamente secondo la volontà di Dio. Penso a quei laici, anch’essi ignorati, che si sforzano di vivere in grazia di Dio e gli piacciono per questo. Penso alle preghiere che salgono al cielo dalle anime pure di tanti bambini. E ai numerosi gesti di amore per il prossimo compiuti nel silenzio e nel nascondimento. Penso anche agli uomini di buona volontà, lontani dalla vera fede ma non per colpa loro, che vivono secondo la legge che il Creatore ha inscritto nel cuore di ogni uomo e per questo gli sono graditi. Penso alle anime in Cielo, alla Madre di Dio, e a quelle in Purgatorio, che pregano per noi. Sì, forse sono proprio costoro – e chissà quanti altri ne avrò dimenticati – quei giusti che Abramo non trovò e che ora sorreggono il braccio di Dio ottenendo che sia concesso all’umanità intera ancora qualche tempo. Pur senza conoscerli, dobbiamo loro un grazie riconoscente. A Sodoma e Gomorra di giusti così non ve n’erano, salvo Lot. Oggi, se l’Onnipotente ci concede ancora una possibilità di ravvederci, fare penitenza e convertirci, forse lo dobbiamo anche alla loro intercessione.
IL TIMONE – N. 32 – ANNO VI – Aprile 2004 – pag. 3