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13.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

 

Il Timone n. 23 – anno 2003 –

 

“L’unità d’Italia, così come storicamente si è realizzata, è il prodotto dell’incontro tra due progetti, potremmo dire tra due ‘risorgimenti’, e il prevalere dell’uno sull’altro: abbiamo infatti da una parte il risorgimento ‘dal basso’, frutto del pensiero e dell’iniziativa politica dei più acuti pensatori dei vari Stati italiani, in piena sintonia con le attese e i sentimenti delle popolazioni della penisola, rispettoso della cultura, della tradizione e della religione della nostra gente; dall’altra parte c’è il risorgimento ‘dall’alto’, pianificato a tavolino e realizzato ‘a mano armata’ dal governo liberale piemontese, sostenuto ideologicamente e finanziariamente dall’alleanza con la massoneria e il protestantesimo inglese, portato avanti in spregio ai sentimenti e ai valori condivisi dalla grande maggioranza degli italiani”.
(Claudio Crescimanno – Marco Fusco, Risorgimento: chi ha paura della verità?, Lux Veritatis, Isernia 2002, p. 14).

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“L’ideale sarebbe che non ci fossero malattie, ma poiché ci sono, sarebbe una catastrofe se mancassero le cure.
La realtà della vita si colloca tra questi due estremi: ci sono delle malattie, ma, grazie a Dio, per molte di queste ci sono delle cure. Trasferiamo il discorso dal mondo dei corpi al mondo dello spirito. l’ideale sarebbe che non ci fossero peccati, ma poiché ci sono, sarebbe una catastrofe se mancassero le cure. Anche in questo campo, la realtà si colloca tra questi due estremi: i peccati ci sono, ma, grazie a Dio, non solo per molti, ma per tutti i peccati ci sono le cure. E parlo di “cure” al plurale perché non c’è solo la terapia d’urto della Confessione, ma ci sono anche altri rimedi”.
(Don Enzo Boninsegna, Un confessore… si confessa…, Pro-manuscripto, p. 14).

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“Da quando, in terra europea, si sono sviluppate, in epoca moderna, le correnti di pensiero che poco a poco hanno allontanato Dio dalla comprensione del mondo e dell’uomo, due visioni opposte alimentano una tensione costante fra il punto di vista dei credenti e quello dei fautori di un umanesimo agnostico e a volte anche” ateo”.
I primi ritengono che l’ubbidienza a Dio è la sorgente della vera libertà, che non è mai libertà arbitraria e senza scopo, ma libertà per la verità e il bene, due grandezze che si situano sempre al di là della capacità degli uomini di appropriarsene completamente. Sul piano etico, questo atteggiamento fondamentale si traduce nell’accettazione di principi e di norme di comportamento che si impongono alla ragione o derivano dall’autorità della Parola di Dio, di cui l’uomo, individualmente o collettivamente, non può disporre a suo piacimento, secondo l’arbitrio delle mode o dei propri mutevoli interessi. Il secondo atteggiamento è quello che, avendo soppresso ogni subordinazione della creatura a Dio, o a un ordine trascendente della verità e del bene, considera l’uomo in se stesso come il principio e la fine di tutte le cose, e la società, con le sue leggi, le sue norme, le sue realizzazioni, come sua opera assolutamente sovrana. l’etica non ha allora altro fondamento che il consenso sociale, e la libertà individuale altro freno se non quello che la società ritiene di dover imporre per [a salvaguardia di quella altrui” .
(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento europeo, Palazzo dell’Europa a Strasburgo, 11 ottobre 1988).

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“Durante la preghiera nella cattedrale di Sarajevo, per ben due volte, Giovanni Paolo Il ha invocato la protezione della Regina della pace. La sera, dopo cena, al seminario cattolico, padre Tomislav Pervan gli ha consegnato personalmente una bella monografia fotografica su Medjugorje, realizzata e pubblicata da[la parrocchia, e gli ha parlato della vita del santuario. Il Papa lo ha ascoltato in silenzio e con estrema attenzione, manifestando un vivo interesse. AI momento della partenza, all’ aeroporto di Sarajevo, sempre padre Tomislav lo ha supplicato:
“Santità, l’aspettiamo a Medjugorje”.
Il Papa ha abbozzato un sorriso, lo si è visto su tutti gli schermi televisivi, e ha risposto, di nuovo, con semplicità: “Medjugorje, Medjugorje!” .
(Riccardo Caniato – Vincenzo Sansonetti, Maria, alba del terzo millennio. Il dono di Medjugorje, Ares, VI edizione corretta e ampliata, Milano 2002, p. 388).
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“Ad Allard, uno dei rari confidenti rimastigli, [Togliatti ndr] consegnò il suo récit métaphorique sulla Democrazia cristiana, da lui definita con asprezza bonaria “il gatto selvatico”. «Quando io ho in casa un gatto selvatico, se ho intelligenza, mi regolo in modo semplice. Non lo piglio di fronte, ma cerco di accattivarmi la sua fiducia» spiegava Togliatti ad Allard. «Metto in mezzo alla camera una ciotola di latte e la lascio lì, attendendo che il gatto vi abbocchi. L’animale, dapprima, farà lo schizzinoso, sarà diffidente, ma io non mi scoraggio. Insisto nello spingere la ciotola il più vicino possibile, quasi sotto il naso. Alla fine, vinto dalla gola e dal mio atteggiamento amichevole, il gatto ficcherà il muso nella ciotola, sotto i miei occhi» si dilungava Ercoli.
Per scoccare la conclusione operativa finale: «Questo è il momento giusto: mi preparo e allungo al gatto un calcio tale da farlo restare stecchito nelle circostanze più favorevoli»”.
(Massimo Caprara, Togliatti, il Komintern e il gatto selvatico, Bietti, Milano 1999, p. 140).

IL TIMONE N. 23 – ANNO V – Gennaio/Febbraio 2003 – pag. 30

 

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