Il Timone n. 62 – anno 2007 –
«Ma in quella difesa dell’embrione invisibile, del feto che si tiene in bocca il dito durante l’ecografia, la Chiesa esercitava una delle sue prerogative più tipiche: la profezia. Metteva in guardia gli uomini dalla deriva che la cultura della morte avrebbe imboccato. Perché il pensiero libertario non si ferma mai, è come un leone ruggente (e chi è questo leone ruggente?) che divora pezzi di civiltà. E più mangia, più è affamato. Cominciò con il divorzio, invocato «solo per i casi drammatici»: e oggi siamo alla parificazione delle coppie omosessuali al matrimonio. Proseguì con l’aborto, «per i casi pietosi»: e oggi abbiamo pillole per uccidere il concepito in vendita dal farmacista, figli costruiti in provetta ed eliminati se difettosi, ovuli di donna in vendita su internet a 6.500 euro l’uno. La strategia della cultura della morte non cambia mai: promuove con aria innocente il «testamento biologico» e intanto progetta di legalizzare l’eutanasia, invoca diritti per le persone e così crea i presupposti per i Pacs, magari cominciando da quelli cosiddetti «alla padovana» a cui abbiamo appena assistito».
(Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro, il Giornale, 4 febbraio 2007).
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«La cultura ha bisogno di una basilare apertura alla religione soprattutto a causa dell’essenza più profonda che l’uomo scopre nel proprio intimo: un essere che cerca di scrutare a fondo il suo stesso mistero nel suo rapporto con se stesso, con il mondo e con Dio. Trascurare una parte di questo moto di ricerca significherebbe mozzare una delle radici dell’essere dell’uomo. E anche lo Stato ideologicamente neutrale fa bene a non escludere ma ad includere la religione nel suo sistema culturale, a garanzia di libertà dei propri cittadini. La religione ha viceversa bisogno di cultura? Sì, perché la fede cristiana è, nella sua essenza più profonda, un atto completo di fiducia personale, ma allo stesso tempo definito nel contenuto e con ciò rapportato alla verità, per cui ha bisogno della ragione. Una fede che non renda ragione “della speranza che è in noi” (cf 1Pt 3,15) non sarebbe biblica, sarebbe disumana».
(Christoph Schönborn, Sfide per la Chiesa, p.140).
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«L’idea dell’“annuncio” è negli evangeli tradizionali espressa con una durezza che riesce poco sopportabile alle nostre orecchie. Gesù stesso parla per affermazioni recise: non associa nessuno a una ricerca, che del resto non sembra compiuta neppure da lui. Egli semplicemente “dice”, non indaga, non ipotizza, non dialoga. Si presenta come colui che non solo ha la verità, ma addirittura è la verità. Lo stesso stile viene raccomandato agli apostoli: essi devono esporre un fatto, non provocare dei dibattiti. Sono i portatori di una perla preziosa che non deve essere gettata ai porci, ma custodita come un bene inestimabile. Se qualcuno accoglie l’evangelo, è beato; chi lo rifiuta, stia nelle sue tenebre: neppure la polvere bisogna avere più in comune con lui. Ci si affretti a proporlo ad altri».
(Giacomo Biffi, Il quinto evangelo, p. 87).
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«La Tradizione non è la semplice trasmissione materiale di quanto fu donato all’inizio agli apostoli, ma la presenza efficace del Signore Gesù, crocifisso e risorto, che accompagna e guida nello Spirito la comunità da lui radunata. (…) La Tradizione è la comunione dei fedeli intorno ai legittimi pastori nel corso della storia. (…) La Tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti. Il grande fiume che ci conduce al porto dell’eternità».
(P. Leonardo Sapienza [a cura di], Benedetto XVI. Lasciatevi sorprendere da Cristo! Parole per gli uomini di oggi, pp. 208-209).
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«I grandi temi della vita umana e della famiglia fanno parte integrante della questione antropologica e sono la frontiera delle grandi risposte sull’uomo. La vera questione sociale oggi è la famiglia, e dal modo con cui ci si orienta a considerare la famiglia, nel vissuto quotidiano e nella società, dipenderà la sopravvivenza o meno non solo della famiglia, ma della stessa convivenza umana, con quelle leggi e quelle regole che il mondo occidentale attraverso un cammino di secoli ha costruito».
(Francesco D’Agostino e Luisa Santolini [a cura di], Famiglie e convivenze. Nuove tensioni nella società italiana, p. 6).
IL TIMONE – N.62 – ANNO IX – Aprile 2007 pag. 34