Il Timone n. 70 – anno 2008 –
«Il senso del mondo, quale ci è reso noto dal messaggio cristiano, è Gesù Figlio di Dio fatto uomo. La nostra eterna e vera felicità sarà partecipazione alla gloria della Sua resurrezione e alla sua vita gioiosa di Figlio di Dio. La nostra fede è la Sua conoscenza che diviene la nostra; la nostra carità è il Suo amore che palpita nei nostri cuori; ogni aiuto elargito alla nostra volontà è la Sua forza che viene a sorreggere la nostra debolezza. Come tutte queste partecipazioni si avverino è mistero che solo un giorno ci sarà pienamente disvelato, ma che tale sia il significato nostro e del mondo, questo è punto essenziale della nostra dottrina».
(Giacomo Bifli, Colpa e libertà nell’odierna condizione umana, pp. 284-285).
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«Preghiera povera il Rosario?
E quale sarà, allora, la preghiera ricca? Il Rosario è una sfilata di Pater: preghiera insegnata da Gesù; di Ave: il saluto di Dio alla Vergine per mezzo dell’Angelo; di Gloria: lode alla santissima Trinità. O vorreste – invece – le alte elucubrazioni teologiche? Non si adatterebbero ai poveri, ai vecchi, agli umili, ai semplici. Il Rosario esprime la fede senza falsi problemi, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l’abbandono in Dio, l’accettazione generosa del dolore. Dio si serve anche dei teologi, ma per distribuire le sue grazie si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano alla sua volontà».
(Angelo Figurelli, I santi del Rosario, p. 14).
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Gesù è la strada da percorrere ed è anche la meta da raggiungere; Gesù è Dio che si è fatto vicino, ma è anche Dio da cercare ogni giorno, perché il nostro cuore si è allontanato da lui. E Maria cammina tra le onde dell’Ave Maria che si rincorrono da un capo all’altro della terra… e spinge le nostre fragili vele verso l’approdo della pace…, al di là delle guerre, al di là delle lacrime e al di là della morte. Sì, perché l’ultima parola sarà la Vita: la Vita eterna condivisa con Dio, oceano inesauribile e instancabile della gioia vera, la gioia che tutti cerchiamo! E Maria ci sarà accanto: accenderà tutte le lampade della festa, assicurandoci che non ci sarà mai più una carestia di felicità, ci presenterà i santi del cielo… e tutto sembrerà un sogno a occhi aperti: un sogno diventato vita, una vita diventata sogno».
(Angelo Comastri, L’angelo mi disse. Autobiografia di Maria, pp. 127-128).
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«La navigazione della barca di Pietro nell’oceano della storia è entrata in una fase di estrema difficoltà. Il mondo infatti in pochi decenni è tumultuosamente cambiato, aprendo scenari inquietanti per quanto riguarda il suo stesso futuro. Grazie alla mano ferma dei successori del Pescatore, la Chiesa è rimasta saldamente sulla rotta e costituisce un faro di luce necessario, persino per i suoi nemici. In particolare il grande merito di Paolo VI, di Giovanni Paolo Il e di Benedetto XVI è quello di aver visto, con l’occhio di un discernimento che viene dall’alto, l’attacco di satana all’opera della creazione e della redenzione, come mai era avvenuto prima. Si tratta di un attacco che investe nel medesimo tempo la Chiesa e il mondo.
L’obiettivo delle porte dell’inferno è quello di distruggere la Chiesa e lo stesso pianeta sul quale gli uomini vivono. Il Magistero della Chiesa non si limita a insegnare a verità, ma smaschera quotidianamente la menzogna. Si tratta della menzogna anticristica per eccellenza, quella di un mondo che “offre agli uomini una soluzione apparente dei loro problemi, al prezzo dell’apostasia della verità”» (Catechismo C.C.675».
(Padre Livio Fanzaga, Profezie sull’anticristo. Verrà nella potenza di satana, pp. 202-203).
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«Nella bellezza della liturgia, […] là dove insieme cantiamo, lodiamo, esaltiamo ed adoriamo Dio, si rende presente sulla terra un pezzetto di cielo. Non è davvero temerario se in una liturgia totalmente centrata su Dio, nei riti e nei canti, si vede un’immagine dell’eternità. […] In ogni forma di impegno per la liturgia criterio determinante deve essere sempre lo sguardo verso Dio. Noi stiamo davanti a Dio: Egli ci parla e noi parliamo a Lui. Là dove, nelle riflessioni sulla liturgia, ci si chiede soltanto come renderla attraente, interessante e bella, la partita è già persa. O essa è opus Dei, opera di Dio, con Dio come specifico soggetto, o non è. In questo contesto io vi chiedo: realizzate la sacra liturgia avendo lo sguardo a Dio nella comunione dei santi, della Chiesa vivente di tutti i luoghi e di tutti i tempi, affinché diventi espressione della bellezza e della sublimità del Dio amico degli uomini».
(Benedetto XVI, Discorso pronunciato durante la visita all’Abbazia di Heiligenkreuz, Austria, il 9 settembre 2007).
IL TIMONE N. 70 – ANNO X – Febbraio 2008 – pag. 34