«Poi, la celebrazione odierna mette il prete al centro con la sua sede: è diventata una liturgia versus presbyterum, non più versus Deum! Il sacerdote è diventato più importante della croce, dell’altare e del tabernacolo! Impariamo dalla liturgia orientale e dalla messa antica ritenuta clericale, in cui la cattedra del vescovo e la sede del celebrante stanno a destra e a sinistra dell’altare, in modo da non dare le spalle e da permettere di guardare lo stesso altare e la croce, insieme il grande segno di Cristo, e nello stesso tempo di essere in testa all’assemblea dei fedeli. Senza fare grandi lavori tutto questo si può attuare, in particolare la croce deve tornare al centro dell’altare o sopra di esso, come Benedetto XVI ha ripreso a fare nelle celebrazioni da lui presiedute. Solo Cristo può essere al centro degli sguardi di tutti (cfr. Luca 4,21). Se i segni valgono qualcosa!».
(Nicola Bux, La riforma di Benedetto XVI. La liturgia tra innovazione e tradizione, pp. 101-102).
****
«L’incarnazione di Dio nella storia umana non è stata l’incursione del paracadutista Gesù che, una volta compiuta la missione, si è tolto il travestimento da rabbì ebreo ed è tornato a sedersi, Puro Spirito, nel suo trono celeste. Il Cristo è da sempre vero Dio e, a partire da una data precisa della storia degli uomini, è anche – e lo sarà per sempre – vero uomo, cresciuto per nove mesi nel ventre non di una dea ma di una donna. Questo Dio-uomo ha dunque voluto avere bisogno di noi, a noi ha affidato il compito di rappresentarlo, ci ha chiamati ad essere intermediari della sua potenza, della sua volontà, del suo perdono, sino a quando la storia terminerà e, con essa, la vita sul pianeta Terra e ci saranno “Cieli nuovi e Terre nuove” dove, per dirla con san Paolo, “Egli sarà tutto in tutti”. Voler fare a meno della Chiesa è amputare questo progetto divino; voler rimuovere l’istituzione ecclesiastica, voler fare a meno della sua mediazione, è disprezzare la volontà insindacabile del Cielo».
(Vittorio Messori (con Andrea Tornielli), Perché credo. Una vita per rendere ragione della fede, Piemme, pp. 350-351).
****
«Ecco il significato: è necessario accettare quello che Dio ha stabilito e che sta in mezzo tra Lui e noi, pur non impedendo questo anche i rapporti diretti. Pertanto, quando Pietro parla, nessuno può dire: “lo seguo la mia coscienza”. La coscienza è norma suprema della moralità delle azioni quando è formata ed informata, altrimenti non è ultimo arbitrio delle nostre azioni. Quando Pietro parla, la nostra coscienza deve piegarsi».
(Card. Giuseppe Siri, Omelie per l’anno liturgico, p. 231).
****
«Dall’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di Papa Paolo VI nel 1975, attraverso il pontificato di Papa Giovanni Paolo Il e poi di Papa Benedetto XVI, lo spirito della “nuova evangelizzazione” si è lentamente impadronito delle nuove aggregazioni laicali, che ne hanno fatto il loro programma. Naturalmente queste nuove aggregazioni esprimono le caratteristiche della postmodernità, nel senso che non assomigliano all’«esercito all’altare”, l’Azione Cattolica degli anni 1950 durante la presidenza di Luigi Gedda (1902-2000), né ai «cattolici-democratici» del periodo successivo, timorosi di appari re come missionari e apologeti della fede cattolica. Sono un popolo che vive in una società ormai non più cristiana, che” ha cessato di fare riferimento ai principi trasmessi dalla Chiesa.
Tuttavia consapevoli di essere una minoranza numericamente significativa, convinti e felici della propria identità cristiana, desiderosi di trasmetterla senza remore e false paure, hanno risposto con entusiasmo all’appello della gerarchia sia in occasione del referendum sulla legge 40 nel 2005, sia in occasione del Family Day”.
(Marco Invernizzi, in AA.W., A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, pp. 130-131).
****
«Gesù risorto non indica una via di salvezza che gli uomini dovrebbero percorrere per essere salvati dal male e dalla morte. Egli stesso è questa salvezza. La sua umanità costituisce l’unico caso di condizione umana immune dal male e dalla morte. È una natura umana divinizzata. È la sorgente di santità e di immortalità per tutti gli uomini di tutti i tempi. La Vergine Maria che, per uno speciale privilegio, già partecipa anche col suo corpo della gloria divina della resurrezione, è la prova vivente del riscatto e della elevazione della nostra natura decaduta a causa del peccato di Adamo».
(Padre Livio Fanzaga, L’uomo e il suo destino eterno, p. 132).
IL TIMONE – N.78 – ANNO X – Dicembre 2008 pag. 34