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11.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

 

Il Timone n. 96 – anno 2010 –


 

«Noi vorremmo poterci persuadere che, operando a nostra maniera, compiamo la volontà di Dio. Invece è la nostra che facciamo. Dimentichiamo che la santità alla quale dobbiamo tendere non consiste nel fare cose straordinarie, ma a eseguire bene le azioni ordinarie che Dio ci comanda nel momento presente. Forse che nell’Eucaristia un’Ostia piccola non contiene Nostro Signore come un’Ostia grande? Il divin Maestro non è tutto intero nell’Ostia piccola? Allo stesso modo, compiendo ad ogni istante i nostri doveri nella maniera che Dio vuole, per quanto semplici e comuni, noi comunichiamo praticamente con la volontà e il beneplacito di Dio, acquistiamo tanti meriti per il Cielo, come se operassimo miracoli».
(Abbé P. Feige, Santifichiamo il momento presente, p. 77).
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«Sposarsi è bello perché il matrimonio: è un dono, è un dono totale, è un dono gratuito, è un dono definitivo, è un dono unico, è un dono fecondo, è un dono che per i cristiani è sacramento: è il sacramento che lo fa segno efficace dell’amore di Dio per gli uomini e di Cristo per la sua sposa, che è la Chiesa. Convivere non è bello perché nella convivenza: non c’è donazione totale: “Sto con te finché ne ho voglia!”; non c’è donazione gratuita: “io sto con te finché mi vai bene!”; non c’è donazione definitiva: “io mi riservo di vedere come andranno le cose!”; non c’è donazione unica: “posso sostituirti se lo crederò opportuno!”; non c’è apertura alla vita: “ti darò un figlio se mi converrà!”; non c’è legame solido, duraturo, sicuro; non nasce da un’unione vera e stabile perché è solo il sacramento, per i battezzati, che fa il matrimonio!».
(Novello Pederzini, Conviventi, separati, divorziati, risposati e sacramenti. Proposta per un cammino spirituale nel segno della chiarezza e dell’accoglienza, pp. 55-56).

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«De Maistre dimostrò che la rivoluzione francese ebbe le seguenti caratteristiche: 1, fu un fenomeno radicalmente sovversivo, poiché minò le basi politiche, morali e culturali della società (…); 2, realizzò un programma fondamentalmente anticristiano, poiché mirò a distruggere le basi sociali della Chiesa cattolica; 3, si svolse in un processo unitario, coerente e progressivo, mosso da un interno dinamismo “meccanico” che s’impose anche contro le intenzioni dei suoi protagonisti; 4, fu favorita da un’occulta cospirazione settaria, che seppe legare forze sovversive prima divergenti (protestanti, giansenisti, gallicani, illuministi, liberali, democratici) in un patto scellerato e in una comune strategia; 5, fu il risultato di una operazione plurisecolare, che tradusse il soggettivismo religioso protestante e il razionalismo filosofico illuminista nel naturalismo politico liberale. Pertanto la rivoluzione francese costituì solo “un aspetto secondario del grande piano che si svolge”, ossia di quella misteriosa lotta tra Chiesa divina e anti-Chiesa satanica che anima l’intera storia umana».
(Guido Vignelli, Prefazione a Joseph de Maistre, Considerazioni sulla Francia, pp. 9-10).

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«Gli scienziati, nel loro insieme, non sono sostanzialmente più atei del resto della popolazione. Uno studio condotto sulla fede religiosa tra gli scienziati ha rivelato che il 39,6% di loro credeva in un Dio “che si può pregare aspettandosi di ricevere una risposta”. Questi risultati richiamano uno studio di gran lunga precedente che giungeva a simili conclusioni, suggerendo che la comunità scientifica non è “laicizzante”. Da una recente analisi emerge che “oltre la metà degli scienziati di ogni disciplina si definisce in qualche misura spirituale”. E quanto al fatto che la comunità scientifica sia ostile alla religione, a parte una piccola minoranza di scienziati, non esiste affatto una opposizione diffusa ».
(Karl Giberson – Mariano Artigas, Profeti senza Dio. Anche la scienza ha i suoi Sacerdoti, pp. 24-25).

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«Oggi i cattolici, o ecclesiastici “adulti”, affermano che per essere cristiani non si devono avere nemici. Come se Cristo non ne avesse avuti e non ci avesse profetizzato che avremmo fatto – ma anche subìto! – cose ben più grandi di quante ne fece e subì Lui. Si sentono anzi pastori deviati che invitano ad abbracciare non solo le persone dei nemici, ma anche le loro ideologie. Chi è fuori dalla Chiesa è comprensibile che creda a dottrine peregrine. Non è invece accettabile che si trovino in parrocchia o sui giornali cattolici recensioni entusiastiche di personaggi di dubbia fede che vengono invitati in cattedra da chi avrebbe invece il dovere, da quella cattedra, di insegnare la dottrina che porta alla salvezza».
(Giovani Zenone, Prefazione a Edmondo Coccia, I nipotastri di Voltaire. Fango sulla Chiesa, pp. 5-6).

 

 


IL TIMONE N. 96 – ANNO XII – Settembre/Ottobre 2010 – pag. 34

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