Il Timone n. 99 – anno 2011 –
«Si incontrano fenomeni di crescente gravità: inflazione della liturgia della parola infarcita di commenti che sono mini- omelie; preghiere dei fedeli che sembrano proclami della comunità; riduzione al minimo della liturgia eucaristica; diffuso personalismo e protagonismo di molti preti che ritengono di poter manipolare la messa a richiesta; sostituzione di riti e testi, in particolare le letture bibliche, al fine di personalizzare la liturgia e renderla più “significativa”; ministri straordinari della comunione diventati ordinari perché sostituiscono del tutto il sacerdote celebrante; comunione self-service dei laici con intinzione dell’ostia nel calice; prediche di sacerdoti e religiosi che enfatizzano tendenze immorali e scelte politiche al punto da causare sconcerto tra i fedeli; recita da parte dei fedeli della preghiera eucaristica in toto o in parte; uso casual delle vesti liturgiche previste: casula senza stola, stola senza casula, stola sulla casula e anche né l’una né l’altra, ecc. I vescovi non devono tollerare che si commettano tali abusi». (Nicola Bux, Come andare a Messa e non perdere la fede, p. 42).
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«L’unica idea possibile in un movimento pro life è questa: credere nella sacralità della vita umana, innocente sin dal concepimento. Senza cedimenti in nome della “strategia”: perché quando i tatticismi diventano troppi, non è più questione, appunto, di “strategia” ma di sostanza. Non siamo più negli anni Settanta, quando qualcuno poteva illudersi di venire a patti con la cultura di morte abbortista: stiamo viaggiando a marce forzate verso la clonazione umana, e a forza di compromessi, moltissima gente ha perso persino l’idea di cosa questo possa significare. I compromessi sui “valori non negoziabili”, non solo ottengono poco, nell’immediato, ma soprattutto sono deleteri nel lungo periodo: perché scardinando il principio, contribuendo ad indebolire la cultura della sacralità della vita, aprono le porte ad ogni aberrazione. Basta, dunque, coi minimalismi». (Francesco Agnoli, Storia del Movimento per la Vita. Fra eroismi e cedimenti, p. 61).
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«Facendo sì che la Comunione si riceva in ginocchio e che la si amministri in bocca, ho voluto dare un segno di timore e mettere un punto esclamativo circa la Presenza reale. Non da ultimo perché proprio nelle celebrazioni di massa, come quelle nella Basilica di San Pietro o sulla Piazza, il pericolo dell’appiattimento è grande. Ho sentito di persone che si mettono la Comunione in borsa, portandosela via quasi fosse un souvenir. In un contesto simile, nel quale si pensa che è ovvio ricevere la Comunione – della serie: tutti vanno avanti, allora lo faccio anch’io – volevo dare un segnale forte, deve essere chiaro questo: “È qualcosa di particolare! Qui c’è Lui, è di fronte a Lui che cadiamo in ginocchio. Fate attenzione! Non si tratta di un rito sociale qualsiasi al quale si può partecipare o meno”». (Benedetto XVI, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi, pp. 219-220).
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«Il diavolo è una figura presente in tutte le religioni e in alcune di esse è quasi un secondo Dio del Male, in perenne conflitto con quello del Bene. Solo una mentalità illuministica può pensare di sbarazzarsi del diavolo. Senza il diavolo anche Dio entra in crisi. I teologi cristiani affermavano che “negare il diavolo è diabolico”, proprio perché la più pericolosa astuzia di Satana è di camuffarsi e apparire un essere normale per farci credere che non esiste. Con la preghiera insegnataci da Gesù non chiediamo a Dio di liberarci soltanto dal “male”, ma anche dal “Maligno”, che è alle radici di ogni male». (Gianfranco Morra, Antidizionario dell’Occidente, p. 114).
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«Resta però il fatto, dice qualcuno, che nella lista dei “Tea Party” le questioni “eticamente sensibili” non sono nella top ten. Ammesso e non concesso che sia vero, è solo l’effetto di una illusione ottica. La battaglia sui “principi non negoziabili”, infatti, il movimento la dà per scontata, e non pensa di dover parlare ogni dì dei fini da raggiungere quanto invece dei mezzi per arrivarci. Oggi negli USA si ritiene infatti che per conquistare la libertà a favore d’intraprese, famiglie e vita si debba fermare subito la rapina dello Stato ai danni dei contribuenti». (Marco Respinti, L’ora dei “Tea Party”. Diario di una rivolta americana, p. 50).
IL TIMONE N. 99 – ANNO XIII – Gennaio 2011 – pag. 34