Il Timone n. 105 – anno 2011 –
«Il Papa, col suo coraggioso Motu Proprio Summorum Pontificum, vuol certo recuperare quanto la Chiesa ha smarrito negli ultimi quarant’anni. Il recupero liturgico non è solo un recupero rituale, ma anche e soprattutto un recupero dogmatico, morale, esistenziale poiché “la liturgia è la medesima tradizione al suo più alto grado di potenza e solennità” (Dom Guéranger), è il luogo in cui il fedele incontra la fede nel Dio tre volte santo. E per questo il Santo Padre merita tutto il nostro infaticabile sostegno, lui che il Signore ci ha lasciato come “vicario del suo amore” (sant’Ambrogio)».
(P. Stefano M. Manelli, F.I., in P. Vincenzo M. Nuara O.P. [a cura di], Il Motu Proprio “Summorum Pontificum” di S.S. Benedetto XVI, p. 108).
«Lucia, Giacinta e Francesco non hanno mai avuto alcun dubbio: Gesù e la sua Santissima Madre si sono sempre riferiti univocamente alla Chiesa cattolica, come all’unica Chiesa fondata da Cristo. Suor Lucia, che – non dimentichiamolo! – il 13 giugno 1929 a Tuy ha avuto anche il singolare privilegio di contemplare la Santissima Trinità e di essere confermata sull’urgenza della consacrazione della Russia dalle decisa volontà di Gesù (“Nostro Signore mi avvertì che era venuto il momento. Voleva che facessi conoscere alla Santa Chiesa il suo desiderio della consacrazione della Russia e la sua promessa di convertirla”), è stata sempre sicurissima che la “vera” Chiesa alla quale bisogna convertirsi è quella cattolica».
(Giacobbe Elia, Il segreto di Fatima. Salvati da una profezia, pp. 176-177).
«Sul versante interno del rinnovamento spirituale, la Madonna ha poi operato in modo straordinario a favore della Chiesa, per risolvere i tanti problemi accaduti in questo tempo post-conciliare a causa delle aggressioni diaboliche contro la comunità ecclesiale, già denunciate da Paolo VI e poi contrastate da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, anche nei precedenti anni in cui era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. E, nel realizzare tutto ciò, la Madonna è stata aiutata anche dalla risposta che tanti di noi abbiamo dato al suo invito, a cominciare dai quarantamila sacerdoti, vescovi e addirittura cardinali che si sono recati a Medjugorje in questo trentennio. Senza tralasciare l’incalcolabile movimento spirituale che è scaturito da lì, grazie alla Regina della pace che ha fatto da madre e da guida a innumerevoli persone. Certo, occorre onestamente ammettere che questa risposta poteva essere maggiore. In più di un’occasione la Vergine si è rammaricata perché ci siamo fatti sviare, perché ci siamo stancati, perché abbiamo posto mano all’aratro e poi ci siamo rivolti all’indietro. Ma non c’è dubbio che comunque risulta oggi all’attivo un esercito da lei convocato e pronto alle battaglie future».
(P. Livio Fanzaga, Medjugorje ultimo appello, pp. 9-10).
«Quanto alla politica, affermare che il criterio fondamentale poggia sui princìpi non negoziabili (vita, famiglia, libertà di educazione) significa affermare un giudizio che viene prima di ogni simpatia o antipatia, prima di ogni scelta di schieramento. Lo schieramento o il candidato si sceglie dopo, in base a questo criterio di giudizio. Esso nasce dalla certezza, verificata nella storia, che senza quel fondamento “la società verrà organizzata contro l’uomo”, per riprendere l’affermazione di De Lubac. Come potrà infatti svilupparsi una politica per il bene comune se per legge è garantita la soppressione del più debole e indifeso, se si facilita la disgregazione della famiglia – che ha conseguenze negative enormi anche in economia –, se viene scippato alla famiglia il diritto-dovere di educare i propri figli, impedendo perciò il maturarsi pieno della propria personalità e libertà?».
(Riccardo Cascioli, La Bussola Quotidiana, 1/6/2011).
«Dunque certamente una buona civiltà sarà costruita sulla bellezza tanto quanto sul dogma, posto che qui si sta parlando non di un dogma qualsiasi come ce ne sono tanti in filosofia, vedi il relativismo liberale, ma del superragionevole dogma cattolico, che è la verità trinitaria e tutto ciò che ne discende, e dunque è dogma sperimentato nella sua più sfolgorante e profusa bellezza, come ce la mostra il patrimonio artistico, umanistico e letterario che fa del nostro un Paese di riferimento proprio in quanto Paese cattolico, o, se si preferisce, proprio in quanto Paese la cui stratificazione religiosa – ma, ancora, cattolica, cioè unica portatrice di valori come ragione, persona, relazione, senso della realtà, etc. – ha concretizzato nei secoli una civiltà di riferimento».
(Enrico Maria Radaelli, La bellezza che ci salva, p. 71).
IL TIMONE N. 105 – ANNO XIII – Luglio/Agosto 2011 – pag. 34