Hollywood Party

Regia: Blake Edwards
Con Peter Sellers, Claudine Longet.
1968 – 98’ minuti – Colori

La difficoltà di saper fare un grande film consiste, tra l'altro, nel riuscire a scrivere una sceneggiatura che "regga" per l'intera durata della pellicola. Può sembrare banale e ovvia questa mia affermazione, tuttavia troppo spesso, soprattutto nei film moderni italiani, ci sono cadute di attenzione che portano inesorabilmente alla noia. Apparentemente anche Hollywood Party potrebbe essere catalogato in questo modo, ma a ben guardare può emergere una diversa lettura. Il film è senza dubbio scisso in due parti: una prima letteralmente travolgente ed esilarante, una seconda molto più contenuta e calma. La spiegazione sta non tanto nella carenza di inventiva, quanto piuttosto nel voler portare lo spettatore a prendersi una "pausa" per ripensare a tutto ciò che ha visto. Infatti, la storia della semplice comparsa di origine indiana che per pura dabbenaggine distrugge il set cinematografico in cui sta lavorando, e che per errore finisce nella lista degli invitati di un party esclusivo, è solo in apparenza una commedia di genere catastrofico. Se, come detto, la prima parte del film è girata nel più puro stile comiche anni Trenta, dove un susseguirsi di gags portano lo spettatore quasi all'irritazione, la seconda parte fa pensare che il nostro protagonista tanto allampanato, maldestro e fuori luogo sia in realtà il più normale di tutta la compagnia che ci viene presentata. Straordinario Peter Sellers, imperturbabile di fronte ad ogni evento e con un sorriso, anche malinconico, stampato sulla faccia. Eccellente la regia di Blake Edwards che calibra i tempi giusti in modo da offrire una pellicola di grandissimo divertimento. Da vedere: almeno la prima parte…

IL TIMONE – N. 63 – ANNO IX – Maggio 2007 pag. 63