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12.12.2024

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I grandi fatti della Bibbia. Il «Tau»
9 Gennaio 2015

I grandi fatti della Bibbia. Il «Tau»

Il “Tau”

«Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono»
(Ez 9, 4).

«Dopo questo vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra, né sul mare, né su alcuna pianta. E vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: “Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio”. E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele» (Ap 7,1-4).

Che significato ha questa “tau” che è segnata sulla fronte degli uomini che, essendo giusti, piangono l’ingiustizia che vedono attorno a loro? Il “tau” è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e anche la lettera con cui incomincia la parola “toráh”, cioè “legge”. Il segno aveva un significato immediato per gli ascoltatori della profezia di Ezechiele, era il segno della fine e del compimento di tutto, che si identificava con l’amore per la legge. Il giusto era un uomo che si aggrappava a ciò che veramente conta e che faceva per questo tutt’uno con la legge di Dio. San Gerolamo testimonia che ancora ai suoi tempi la lettera tau (o tav) era scritta come una croce e non fatica a vedere in questo segno una profezia della croce di Cristo. Gli ebrei pii portavano Il tav sulla fronte come segno del loro legame con la legge e della loro appartenenza a Dio.
Con ogni probabilità, fu il senso immediato percepito dai discepoli quando udirono le parole di Gesù: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). Solo dopo la sua morte e risurrezione ne compresero il senso pieno.
Così nell’Apocalisse troviamo come una rilettura del testo di Ezechiele in cui Il tav diventa chiaramente il segno supremo dell’appartenenza a Dio in relazione con la vittoria dell’Agnello: «[…] vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: “Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio”. E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele» (Ap 7,2-4; 9,4; 14,1).
Noi abbiamo impresso sulla nostra fronte questo segno così importante? Certamente, mediante il battesimo, per cui nella nostra anima (di cui la fronte è un simbolo) portiamo un segno indelebile (carattere) che ci assimila a Cristo, in quello che della vita di Cristo è centrale: la sua croce. Questo segno deve diventare vero nella nostra vita e attraverso la nostra vita. C’è una espressione che sintetizza bene il senso della vita del cristiano: «diventa quello che sei». Di questo segno ci ricordiamo tutte le volte che ci facciamo il segno di croce. Il segno di croce è una preghiera, forse la prima che abbiamo imparato, quando la nostra mamma – essendo ancora incapaci di parlare – ha guidato la nostra manina a tracciarlo sul nostro corpo. Se fatto bene, cioè con fede, esso continua ad imprimere su di noi il tav, cioè il sigillo del Dio vivente. Esiste anche, tradizionalmente, una forma ridotta per cui si traccia il segno della croce sulla sola fronte. Ovviamente esso, se è vero, comporta una identificazione amorosa con la croce di Gesù.
Quell’identificazione che in san Francesco – che non a caso amava tanto questo simbolo – si espresse nel miracolo delle stimmate. Anche senza le stimmate visibili, se lo compiamo con fede convinta, si traduce certamente in noi nel miracolo (perché di miracolo si tratta) della trasformazione profonda della nostra vita in sacrificio d’amore. Allora non dobbiamo più avere paura, perché è il Diavolo che ha paura di noi. â–

 
Il Timone – Gennaio 2015

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