giovedì 3 ottobre 2024
  • 0
di AA. VV.
il Timone N. 203 di Febbraio 2021

I miei primi novant’anni

Sono novanta. Sono gli anni attraversati da don Camillo Ruini, nato il 19 febbraio 1931 a Sassuolo, bassa emiliana verace. Lì la terra è piatta come il mare e feconda come poche. Una terra laboriosa e passionale come tutta quella “fettaccia di terra” che va dal Po a Rimini, lì ci nascono personalità che quando devono attraversare novant’anni lo fanno in modo originale. Magari da preti, poi da vescovi e da cardinali,

perfino da vicari del Papa a Roma e magari da presidente dei vescovi italiani per tre lustri abbondanti, dal 1991 al 2007. Magari con la benedizione di un santo papa polacco e l’appoggio di un teologo di razza di nome Joseph Ratzinger. Così ha attraversato i suoi primi novant’anni il cardinale Camillo Ruini, il quale, sul finire del suo mandato da presidente della Cei, disse che è «preferibile essere contestati che essere irrilevanti».

Sembra passato un secolo dalla cosiddetta “Era Ruini” della Chiesa italiana, eppure è storia di ieri quando il cardinale emiliano guidava con innegabile fiuto politico-ecclesiale le sorti del gregge italico. A lui, padre del «progetto culturale», sulle ali della convinzione di Giovanni Paolo II che la fede o si fa cultura o muore, non sono state risparmiate critiche, anche intraecclesiali. Memorabile quando durante la battaglia per i cosiddetti Pacs (2007) non esitò a vergare un editoriale sul quotidiano Avvenire intitolato «Non possumus». Un titolo che al cattolico “adulto” Romano Prodi provocò un certo fastidio e i due, da amici che erano, divennero cordialmente ex amici.

Eminenza, innanzitutto buon compleanno. Lei è nato nell’Emilia rossa. In quello che nel dopoguerra, quando Lei era già adolescente, faceva parte del Triangolo rosso o Triangolo della morte. I comunisti li ha visti da vicino. Che aria si respirava in quegli anni e che ricordi ha della mobilitazione per le elezioni del 1948, con i Comitati civici di Gedda in azione?

«Limitandoci al dopoguerra, nel 1945 avevo 14 anni e nel 1948 ne avevo 17: due età vicine ma abbasta nza diverse. Subito dopo la liberazione abbiamo vissuto un momento difficile, segnato da parecchi omicidi politici (che facevano seguito a quelli avvenuti durante la guerra), di ex-fascisti ma anche di cattolici e in particolare di sacerdoti. Furono uccisi sul greto del fiume Secchia, a Sassuolo dove vivevo, cinque amici di mio padre che era medico… (per leggere il dossier abbonati o acquista Il Timone)

 

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone di Febbraio.
Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
CARTACEO
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Potrebbe interessarti anche