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10.12.2024

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I miracoli sono possibili?
6 Marzo 2015

I miracoli sono possibili?

Per diversi teologi, tra cui Kasper, non sono mai avvenuti quelli fisici: la resurrezione di Lazzaro, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la tempesta sedata. Toglierebbero la libertà di credere. Ma è un clamoroso errore, ecco perché…

Tra i teologi cattolici di oggi c’è un recupero e una riabilitazione delle tesi di Lutero che ha portato a riscrivere molti capitoli della teologia, tra i quali la trattazione scientifica della credibilità della Rivelazione cristiana.
Ci sono studiosi che hanno prodotto testi inquinati, dal punto di vista propriamente teologico, dai presupposti metodologici luterani, come il “biblicismo”, ossia la riduzione, come fonte della verità cristiana, alla “sola Scriptura” (quindi con esclusione della Tradizione), la quale per di più viene
interpretata con il cosiddetto metodo “storico-critico”, proposto già nell’Ottocento in Germania dai teologi protestanti. Il risultato è una “falsa teologia” della quale fa le spese soprattutto la nozione di “miracolo”, tradizionalmente al centro del discorso apologetico.

Le tesi del cardinale
Basti vedere a quali conclusioni giunge Walter Kasper, oggi autorevole cardinale. Nel suo famoso saggio teologico intitolato Gesù il Cristo (Queriniana, Brescia 1975), questo autore parla dei miracoli narrati dai Vangeli e sostiene che solo alcuni debbono ritenersi realmente avvenuti, mentre gli altri (tra i quali la tempesta sedata, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la pesca miracolosa, la resurrezione di Lazzaro, della figlia di Giairo e del giovanetto di Nain) alla luce del metodo “storico-critico” risultano essere «invenzioni della comunità post pasquale» [ndr: della comunità cristiana primitiva].
Da lì passa poi a criticare la nozione tradizionale di “miracolo” in rapporto agli eventi della vita di Cristo; infatti, scrive, «tali miracoli sarebbero storicamente accertabili soltanto nel caso in cui noi fossimo in grado di conoscere in modo completo tutte le leggi della natura e di penetrarne fino in fondo ogni singolo caso. Solo in tal modo potremmo provare esattamente che un certo evento dev’essere considerato opera prodotta direttamente da Dio. Ma contro questo
concetto di miracolo si sollevano delle forti riserve anche in prospettiva teologica.
Dio non ha mai rimpiazzato una causalità intramondana […]. Se Dio deve rimanere Dio, allora anche i suoi miracoli devono essere operati dalle cause seconde della natura. In caso diverso ci troveremmo di fronte ad una meteora che ci giunge da un altro, ad un corpo estraneo» (p. 120). La conclusione è che «un intervento divino, concepito come un agire immediato- visibile di Dio, è un assurdo teologico » (p. 120), soprattutto perché Dio, agendo in tal modo, toglierebbe all’uomo la libertà di credere nella Rivelazione o di rifiutarla (cfr. p. 125).
Ho citato Kasper solo perché il suo nome è molto noto oggi tra i fedeli, ma altri studiosi di questo orientamento sostengono tesi analoghe, le quali vanno respinte, in nome della logica e alla luce del Magistero, ossia adottando il metodo della “vera teologia”.
Riguardo ai miracoli così come vengono dal Vangelo ci sono tre diverse questioni.

Gli eventi soprannaturali sono possibili?
La prima questione è metafisica: la possibilità che avvenga un miracolo, nel senso di un intervento di Dio creatore che trascenda le leggi da Lui stesso fissate nell’ordine creato. Ora, da un punto di vista logico- metafisico, non è affatto inconcepibile che Dio, essendo il Creatore e quindi la prima Causa
dell’essere di ogni cosa (della sua esistenza, della sua essenza, del suo cambiamento), voglia intervenire nella storia degli uomini anche in modo straordinario (visto che già interviene sempre in modo ordinario).
Infatti, in ogni evento è sempre Dio che agisce come Causa prima, e l’unica differenza tra il modo ordinario e il modo straordinario dell’azione di Dio è che quest’ultimo può essere rilevato empiricamente dagli uomini in quanto produce eventi “diversi” da quelli che essi conoscono abitualmente e che rientrano nelle cosiddette “leggi naturali” (le quali altro non sono se non l’ordine con cui Dio agisce ordinariamente nel mondo, dando e conservando l’essere a tutte le cose create).

Quelli narrati nel Vangelo sono storicamente avvenuti?

La seconda questione è storica: la realtà dei miracoli narrati dai Vangeli, ovvero se siano eventi credibili e accertati come fatti realmente accaduti, o se invece debbano essere considerati mere invenzioni degli autori dei libri della Bibbia.
Ora, tutti i documenti circa i miracoli narrati nel Vangelo che la critica storica passa al vaglio risultano “credibili” in rapporto ai testimoni viventi che certificano l’esistenza e la veracità dei loro rispettivi autori. Allora, un teologo che si rifiuta di prendere in considerazione la testimonianza della Chiesa – la quale custodisce e interpreta la Rivelazione, contenuta nella sacra Tradizione e nella Scrittura – toglie ogni valore alla testimonianza degli evangelisti − che della Chiesa sono espressione e che dalla Chiesa sono considerati degni di credibilità – riguardo agli eventi della vita di Cristo. Finisce per dire, come un non credente: «Leggo che gli evangelisti raccontano questo e quello, ma non ho elementi per sapere se si tratta di fatti veramente accaduti». Così facendo, il teologo capovolge la logica della ricerca teologica, perché l’ordine logico delle cose, per un cattolico, è solo questo: la Chiesa è l’interprete unica e infallibile della rivelazione divina, e in funzione di ciò garantisce la veridicità dei Vangeli, dove è narrato «quello che Gesù fece e insegnò», come dice l’evangelista Luca.
La Chiesa è la continuità storica della «dottrina dei dodici Apostoli », i quali hanno iniziato l’opera dell’evangelizzazione di tutte le genti presentandosi come i «testimoni della Resurrezione », cioè della prova definitiva della divinità di Cristo. Se la loro testimonianza fosse falsa, falso sarebbe il messaggio cristiano. San Paolo dice esplicitamente:
«Se Cristo non fosse resuscitato, vana sarebbe la nostra fede!». Dunque, il teologo cattolico, se esamina i fatti narrati dal Vangelo prescindendo dalla testimonianza della Chiesa, finisce per contraddire la sua stessa fede.

Qual è la loro funzione?
La terza questione è teologica: la “funzione” salvifica dell’intervento straordinario di Dio, se cioè i miracoli narrati dal Vangelo siano effettivamente dei “segni” inequivocabili della divinità di Cristo, e se quindi servano o no alla fede in Lui.
Ora, i Vangeli presentano Gesù che opera miracoli proprio per consentire agli uomini di credere ragionevolmente in Lui, capendo che veramente Egli è Dio fatto Uomo, venuto in mezzo a noi per salvarci.
Paradigmatico, in questo senso, è il racconto della guarigione del paralitico di Cafarnao:
«Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. […] Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. Seduti là erano alcuni scribi che pensavano
in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”.
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e vai a casa tua”. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!” » (Mc 2,1-12).
Credere che Gesù è Dio richiede la “buona volontà” (e la grazia divina aiuta e sostiene la debole volontà umana), ma è pur sempre un atto dell’intelligenza, e quindi richiede l’evidenza di adeguati “motivi di credibilità”. I miracoli fanno parte di questi motivi razionali. La fede, di fronte a queste “prove”, resta comunque un atto libero, perché il soprannaturale non è direttamente esperibile, e la presenza di Dio non è mai una di quelle evidenze immediate che obbligano l’intelletto all’assenso. Del resto, molti ebrei tra quelli che furono spettatori dei miracoli operati da Gesù non gli vollero credere. Perché l’uomo, anche di fronte al miracolo, può ostinarsi a non credere aggrappandosi a qualsiasi pretesto. â–

Ricorda:
«Nella questione dei miracoli è implicita quella di Dio. Chi non riconosce i miracoli, ha un’altra concezione di Dio. Penso che siamo giunti alla questione chiave. […] Si tratta di affermare che Dio rimane Dio. E che può continuare ad agire nel mondo come Creatore e Signore quando vuole e nel modo che vuole e che è meglio per il mondo».
Joseph Ratzinger, Dio e il mondo: Essere cristiani nel nuovo millenio. In colloquio con Peter
Seewald, San Paolo, 2001, pp. 51-54.

Per saperne di più…
Antonio Livi, Razionalità della fede nella Rivelazione, Leonardo da Vinci, Roma 2008.
Antonio Livi, Vera e falsa teologia, Leonardo da Vinci, Roma 2012.
Giuseppe Tanzella-Nitti, Miracolo, in Dizionario interdisciplinare di scienza e fede, Città Nuova Editrice, 2002, pp. 958-978.

 
Il Timone – Marzo 2015

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