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14.12.2024

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I miracoli
31 Gennaio 2014

I miracoli

Quali sono i criteri severissimi per dichiarare miracolosa una guarigione? A Lourdes migliaia di guarigioni, 66 dichiarate miracolose.
Il caso del medico convertito, poi premio Nobel, Alexis Carrel.

Se l’avvenimento cristiano è in primo luogo guarigione spirituale, ovvero liberazione dal male del peccato, tuttavia Gesù Cristo, fin dall’inizio della sua opera, non si sottrasse mai al compito di sanare ferite e malattie, di chinarsi sulle piaghe e sulle umane, concretissime sofferenze. Così la Chiesa per secoli si è impegnata nell’assistere e nel curare i malati, per esercitare la suprema virtù della Carità ma anche perché la guarigione del corpo è spesso propedeutica alla guarigione dell’anima. Così la storia della Chiesa, e soprattutto dei suoi santi, è costellata di guarigioni, di risanamenti miracolosi che hanno sostenuto la fede dei semplici e che, negli ultimi due secoli caratterizzati dall’orgoglio positivistico di una scienza medica lanciata verso sempre più ardite frontiere, ha rappresentato una vera e propria sfida alle pretese della scienza di spiegare ogni mistero.
Lourdes ha visto, nei suoi oltre 140 anni di storia, circa 7000 casi di guarigioni ufficialmente registrate, delle quali 66 sono state riconosciute miracolose dalla Chiesa dopo il vaglio attento del Bureau Médical di Lourdes, la commissione scientifica preposta all’esame dei casi: un numero che forse potrebbe sembrare esiguo, ma che è spiegabile alla luce dei criteri medici estremamente severi che la Chiesa ha voluto adottare, che costituiscono in ogni caso un numero significativo di eventi che non trovano alcuna spiegazione scientifica. L´ultima guarigione riconosciuta ufficialmente come miracolosa è del 1999: un uomo, Jean-Pierre Bély, completamente guarito dalla sclerosi a placche, una malattia nei confronti della quale la scienza medica è pressoché impotente.
La medicina ha sempre svolto un ruolo fondamentale a Lourdes, a cominciare dai rigorosi controlli psicofisici a cui fu sottoposta la stessa Bernadette, che ne accertarono l’integrità fisica e mentale, per proseguire con le verifiche dei casi di guarigione che a partire dal 1858 cominciarono a crescere, fino ad arrivare, nel corso dei primi cinquant’anni dalle apparizioni di Massabielle, ad oltre 4000 dichiarazioni di guarigione registrate. Fin dal 1859 il professor Vergez, aggregato della Facoltà di Medicina di Montpellier, era stato preposto ad uno scrupoloso controllo scientifico delle guarigioni, e il suo successore dottor de Saint-Maclou fondò nel 1883 il Bureau Médical, struttura ufficiale e permanente dedicata come detto a vagliare i casi di guarigioni prodigiose.
I criteri di giudizio e di valutazione di questa commissione sono sempre stati precisi e logici: c’era stata veramente malattia? Vi era stata vera guarigione ? Di questa guarigione si poteva trovare una spiegazione naturale? Con il passare degli anni la valutazione dei casi si è fatta ancor più scrupolosa: ogni dossier medico completo, accuratamente redatto dal Medico Responsabile del Servizio Medico competente, dopo essere stato verificato ed accettato dal Bureau Médical, viene presentato al Comitato Medico Internazionale di Lourdes (CMIL), con sede a Parigi, costituito da 25 membri, tra luminari di fama internazionale, professori universitari e medici particolarmente esperti e qualificati, provenienti da diversi paesi del mondo. Il CMIL conferma o invalida la posizione presa dal Bureau Médical in “prima istanza”, dopo aver attentamente esaminato e valutato i vari dossier; se il caso lo richiede, può ricorrere ad eventuali consulenze o pareri di esperti esterni altamente qualificati.
Per poter prendere in considerazione l’ipotesi di una guarigione miracolosa devono sussistere questi due aspetti fondamentali: il fenomeno stesso della guarigione, che si caratterizza per essere assolutamente inaspettato ed inspiegato, rispetto alle previsioni mediche abituali, ai dati della letteratura scientifica e che sarà oggetto di un’inchiesta medica approfondita; in secondo luogo il segno soprannaturale, ovvero un intervento speciale di Dio per mezzo di nostra Signora di Lourdes, intervento che deve essere riconosciuto dalla Chiesa, sulla base della testimonianza della persona guarita.
Il miracolo è dunque un evento straordinario ed eccezionale, non spiegabile con le attuali conoscenze scientifiche, permanente senza recidive, valutabile con metodologia scientifica alla luce delle più attuali innovazioni scientificotecnologiche.
Attualmente esiste una lista di criteri, messa a punto dal CMIL, in grado di escludere ogni componente psicosomatica delle malattie prese in considerazione, tenendo così conto solo delle osservazioni di guarigione da affezioni gravi e dimostrabili, le sole ad essere considerate “scientificamente inesplicabili”, e ciò solo quando siano stabilite preventivamente ed in modo perfetto la diagnostica e la veridicità della malattia; la prognosi sia stabilita a termine o fatale a breve scadenza; la guarigione sia improvvisa, senza convalescenza, del tutto completa e definitiva; il trattamento prescritto non possa essere giudicato alla base della guarigione o comunque propiziatorio della guarigione stessa. Questi criteri stabiliscono il profilo tipo della guarigione inaspettata e hanno reso, di fatto, impossibile ogni obiezione di una qualsiasi mancanza di rigore scientifico da parte dei medici del Bureau e del CMIL. Oltre ad avere svolto per lungo tempo questo rigoroso compito di discernimento, la medicina ha offerto anche un testimone d’eccezione di uno dei più impressionanti miracoli di Lourdes. Si trattò di un famoso premio Nobel per la Medicina, Alexis Carrel, medico e fisiologo francese, che ebbe la sua vita radicalmente cambiata da questo avvenimento.
Nel 1903, anno in cui si svolsero i fatti, Carrel aveva trent’anni, ma era già famoso. Era assistente universitario a Lione, dove si occupava di anatomia e di scienze sperimentali e dove aveva iniziato quelle ricerche che gli avrebbero poi fatto conquistare il Nobel. Era un agnostico, totalmente convinto del potere della scienza, fuori della quale non esisteva alcuna certezza. Un giorno, un suo collega credente, che doveva andare a Lourdes con un treno di ammalati ma al quale erano sopravvenuti impegni inderogabili, gli chiese se poteva sostituirlo, e il giovane medico accettò volentieri.
Da buon scienziato decise di tenere un diario di questa esperienza, annotandovi osservazioni e considerazioni, un diario che in seguito sarebbe diventato un libro, “Viaggio a Lourdes”, che è rimasta la testimonianza toccante della sua conversione.
Durante il viaggio in treno ebbe modo di iniziare subito a polemizzare con chi lo accompagnava: «Le guarigioni di cui voi mi parlate», diceva Carrel, «sono quasi sempre frutto di complicati processi psichici, frutto quindi di autosuggestioni.
Solo nel caso di guarigione di una vera malattia organica si potrebbe parlare di miracolo».
Mentre il treno procedeva la sua corsa verso Lourdes, Carrel volle esaminare i vari ammalati presenti e fece una classifica.
Di tutte quelle persone, secondo il suo parere, soltanto quattro avevano malattie organiche la cui guarigione era assolutamente inammissibile. «Ecco», dichiarò agli altri medici che viaggiavano con lui, «se una di queste quattro persone guarisse, saremmo di fronte a un fatto veramente strepitoso, tale da far crollare tutte le mie convinzioni scientifiche». Una di queste persone era una ragazza di vent’anni, Maria Bailly, affetta da una peritonite tubercolare all’ultimo stadio.
I medici avevano accolto il suo ultimo desiderio, fare quel viaggio, ma erano convinti che non sarebbe arrivata viva alla meta e per questo avevano già provveduto in modo che ci fosse l’occorrente necessario per rinviare il cadavere a casa. Carrel era continuamente chiamato al suo capezzale per praticarle iniezioni di morfina. Arrivati a Lourdes, l’ammalata era ormai in agonia, ma si riuscì a portarla fino alla Grotta, tra la folla che pregava. Dopo pochi minuti, le condizioni di Maria subirono un cambiamento impressionante: il polso si riprese, il colorito tornò sul suo volto, e il ventre gonfio e teso si ridusse a vista d’occhio. Il giovane scienziato rimase attonito: infine la ragazza gli chiese di aiutarla ad alzarsi in piedi, guarita.
Il grande medico, futuro premio Nobel, la visitò accuratamente una volta tornati in albergo, e non trovò più alcun segno clinico obiettivo della malattia.
Lo scienziato, sbalordito e commosso, si ritirò in camera e non chiuse occhio tutta la notte, affidando al suo diario la consapevolezza del Mistero che i suoi occhi avevano visto e le sue mani toccato.

LOURDES

«Bernadette Soubirous è davvero una delle ultime a cui la sapienza umana avrebbe fatto appello per portare un messaggio celeste. Tutto quel che dà peso nel mondo (foss’anche nel mondo ecclesiastico) le fa difetto. E’ povera in tutto: denaro, salute, istruzione. L’istruzione religiosa stessa lascia a desiderare: a quattordici anni ignora tutto il mistero della Trinità e non ha fatto la prima comunione. La miseria la sottrae al catechismo e l’immerge in un’ignoranza che la fa ritenere stupida. Sappiamo in quale disprezzo la povertà aveva precipitato i Soubirous: sospetti alla polizia per l’eccesso stesso della loro indigenza. Non è per caso che la Vergine sceglie questi sospetti, questi miserabili».
(René Laurentin, Lourdes. Cronaca di un mistero, Mondadori, Milano 1996, p. 248).

BIBLIOGRAFIA

Alfred Lapple, I miracoli di Lourdes, Piemme, 1997.
Alexis Carrel, Viaggio a Lourdes, Morcelliana, 1980.

Dossier: Lourdes

IL TIMONE – N. 33 – ANNO VI – Maggio 2004 – pag. 39 – 41
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