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11.12.2024

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I miti laici sono falliti
31 Gennaio 2014

I miti laici sono falliti

 

 

 

Nessuno chiede scusa per i danni provocati dai miti del laicismo. Eppure, l’esempio di papa Giovanni Paolo II avrebbe dovuto suscitare qualche ripensamento. Ecco un elenco delle “cantonate” prese da quanti avversano la Chiesa.

 

Quando Giovanni Paolo II ha deciso di chiedere perdono per i peccati dei cristiani e per certi orientamenti non evangelici seguiti da uomini della Chiesa nel corso dei secoli, ha raggiunto uno dei momenti più profetici del suo lungo pontificato.
Ha chiesto perdono molte volte, tutti lo ricordiamo (per le guerre, la schiavitù, il razzismo, l’oppressione dei popoli, l’Inquisizione, ecc.); la «purificazione della memoria» è stato uno dei più forti orientamenti dati dal Papa alla Chiesa per il terzo
Millennio: «Quest’anno giubilare è stato fortemente caratterizzato dalla richiesta di perdono… L’intera Chiesa ha voluto ricordare le infedeltà con cui tanti suoi figli, nel corso della storia, hanno gettato ombra sul suo volto di Sposa di Cristo… Mi sono fatto voce della Chiesa, chiedendo perdono per il peccato di tutti i suoi figli. Questa “purificazione della memoria” ha rafforzato i nostri passi nel cammino verso il futuro, rendendoci più umili e vigili nella nostra adesione al Vangelo» (Novo millennio ineunte, n. 6).
Bello ed esemplare! I cristiani e la stessa Chiesa sono continuamente invitati all’esame di coscienza, a chiedere perdono, ad essere umili nel riconoscere le proprie colpe, ritornare continuamente al Vangelo e convertirsi al modello di Gesù. Non sempre lo facciamo, ma l’orientamento c’è ed è saggio, produce frutti positivi.
Mi chiedo come mai i laicisti nostrani, che spesso attaccano la Chiesa, non chiedono mai perdono dei loro errori a volte madornali.
Sono tanti i miti del nostro tempo che hanno danneggiato la nostra società, per i quali nessuno ha mai chiesto perdono. Ad esempio il mito dell’esplosione demografica. Trenta-quaranta anni fa non si parlava d’altro: bisogna fare meno figli, la terra scoppia, non ci sono risorse per tutti… Paolo VI (il “Papa martire” del XX secolo) è stato crocifisso quando nel 1968 ha pubblicato la Humanae Vitae in cui diceva che occorre fidarci della Provvidenza, osservare la legge naturale sul matrimonio e la natalità, i ricchi debbono rinunziare a parte del loro benessere per aiutare i poveri. Si è levata unanime la condanna da parte di giornali, intellettuali, professori ed esperti di problemi demografici, e anche di non pochi cattolici. Un coro di voci contrarie anche violente, il povero Papa passava per un retrogrado “minus habens”. Ebbene, oggi l’Onu denunzia che nel mondo, su 170 paesi, ben 67 sono sotto lo zero demografico.
In Italia, se non ci fossero i terzomondiali che vengono ad aiutarci (loro che non hanno accettato la logica della bomba demografica), dovremmo fare a meno di tantissimi servizi indispensabili, dai lavori manuali pesanti alle badanti per gli anziani.
Altro mito, nato da una sostanziale avversione al fatto religioso e alla Chiesa: la morte di Dio. «Dio è morto» si ripeteva continuamente, la religione e la Chiesa hanno i giorni contati, «il cristianesimo è l’oppio dei popoli», l’uomo moderno è maturo per fare a meno delle favole: e molti ci credevano. Passano pochi decenni e improvvisamente gli illusi, che per essere e sembrare moderni e maturi sono diventati atei o laicisti, si trovano spiazzati non solo dalle folle di fedeli che invadono i santuari e applaudono i Pontefici, ma da un miliardo e più di musulmani che sventolano orgogliosamente la bandiera di Dio come segno di reazione (naturalmente folle e spropositata col terrorismo) al dominio della cultura occidentale che si presenta senza fede in Dio e senza regole morali. I nostri laicisti
(destra o sinistra non importa) non capiscono che fuori dell’area cristiana non esistono popoli atei e che per dialogare e intendersi con questa grande maggioranza dell’umanità dobbiamo ritrovare le nostre radici cristiane (ma intanto aboliscono il riferimento alle radici cristiane dell’Europa).
Altro mito nato e sviluppato in reazione ai Comandamenti e al cristianesimo: la convinzione largamente diffusa (da intellettuali, opinionisti, sociologi, partiti politici, stampa e televisioni) che si può fare a meno del matrimonio tradizionale, che qualsiasi forma di convivenza va bene. Questa cultura ha vinto le sue battaglie (a breve scadenza la trasgressione è sempre vittoriosa), ma oggi tutti lamentiamo la crisi della famiglia e della natalità, i molti giovani che non ricevono affetto ed educazione dai genitori e diventano disadattati: ma nessuno dei laici o laicisti fa marcia indietro, si va avanti sulla stessa linea.
Il mito dell’ecologismo ha fatto della natura un museo intoccabile, ha creato un’opinione pubblica pronta alla protesta contro tutto: contro le gallerie, contro gli inceneritori, contro le nuove strade di rapido scorrimento, contro i grandi ponti, contro i treni ad alta velocità.
Sognano una natura incontaminata, «la natura innaturale» creata ad immagine della nostra mitologia (perché non ci teniamo cimici, pulci, pidocchi e scarafaggi?).
L’ultimo mito che sta rapidamente sfiorendo sono i «no global», slogan già sbagliato in partenza. Ricordiamo il G8 a Genova nel 2001, quando i no global parevano il movimento rivoluzionario che avrebbe cambiato la società, il mondo. Oggi non si sentono quasi più, la globalizzazione appare a tutti un fenomeno storico inevitabile e di per sé non negativo, come diceva Giovanni Paolo II: «È un’occasione di crescita per l’umanità, dipende da cosa ne faranno gli uomini».
Potrei andare avanti con i miti del nostro tempo che diventano ideologia, vengono assolutizzati e si rivelano negativi, anche se nati da motivazioni più che giuste. Per non parlare dei miti ideologici di origine politica che tramontano, ma nessuno si pente di aver sostenuto forze che agivano contro l’uomo. Coloro che sostenevano i «liberatori» di Vietnam e Cambogia, da quando quei due paesi sono stati «liberati», non ne parlano più: si rendono conto, ma non lo dicono, che i «liberatori» si sono rivelati nuovi e peggiori oppressori del popolo. Sono passati ad altri miti della stessa radice ideologica (il sandinismo, Fidel Castro e il presidente rivoluzionario venezuelano Hugo Chavez), fin che durano; addirittura qualcuno ha avuto il coraggio di dire che la Cina attuale si sviluppa economicamente per merito del suo riaffermato comunismo, quando oggi non esiste paese al mondo che pratichi un capitalismo così selvaggio come la Cina comunista. La verità non importa, conta solo l’ideologia, il mito.
Chiedo: quando mai i laici (o laicisti) chiederanno perdono per tutte le cantonate che hanno preso negli ultimi decenni? Concludo.
Amici, che grande cosa la fede! Ringraziamo Dio di aver ricevuto questo dono immenso. Noi tutti siamo uomini piccoli e deboli, gente comune piena di difetti e di peccati. Ma è bello avere un punto preciso di riferimento, un’ispirazione sicura a cui attaccarsi, una visione della vita e della storia che non crolla: la Parola di Dio e il Vangelo trasmessi e interpretati dalla Chiesa.

RICORDA
«Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo».
(Joseph Razinger, Subiaco, 1 aprile 2005, in L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Libreria Editrice Vaticana – Cantagalli, Roma-Siena 2005, p. 63).

IL TIMONE – N.50 – ANNO VIII – Febbraio 2006 – pag. 16-17

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