In Genesi 5 sono scritti i nomi dei dieci Patriarchi antidiluviani, da Adamo a Noè, l'età in cui ebbero il primogenito, di cui è detto il nome, e gli anni della loro vita. È scritto che Adamo, dopo la morte di Abele, “aveva 130 anni quando generò… un figlio e lo chiamò Set… Adamo visse ancora 800 anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Adamo fu di 930 anni, poi morì”.
Così è detto di Set: a 105 anni generò Enos e morì a 112 anni dopo aver generato figli e figlie. Enos generò Kenan, che generò Malaaleel. Questi generò lared, che generò Enoch. “Enoch aveva 65 anni quando generò Matusalemme. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per 300 anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Enoch fu di 365 anni. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio lo aveva preso”.
Per due volte è detto che Enoch “camminò con Dio” a significare che egli, per la sua santità, fu sempre in comunione con Lui al punto che Dio lo volle subito presso di Sé. Anche il profeta Elia fu rapito in cielo senza passare attraverso la morte. Entrambi ricevettero forse quel corpo spirituale di cui parla san Paolo (1 Cor 15,51)? E non sarebbe stata quella anche la sorte di Adamo se non avesse peccato? Infatti scrive Paolo: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte” (Rm 5,12). L'uomo era stato fatto per l'immortalità!
La lunga età dei Patriarchi sembra favolosa e tale è ritenuta dall'esegesi biblica moderna; ma la Bibbia non è un libro di favole: i dati rivelati sono precisi.
L'evangelista Luca, storico meticoloso, riferisce nella genealogia di Gesù i nomi dei Patriarchi antidiluviani, uno per uno risalendo da Noè fino ad Adamo. Dei profeti, Osea cita Adamo; Isaia ed Ezechiele citano Noè. Il Siracide cita Adamo, Set, Enoch, Noè e Sem. Gesù cita Abele e Noè. Giovanni, Pietro e Paolo citano Adamo, Èva, Abele, Caino e Noè.
Tutta la Chiesa ritenne sempre parola di verità ogni pagina della Bibbia. Inoltre Dio stesso, come è scritto in Genesi 6,4, stabilì che l'uomo vivesse per circa 120 anni. Infatti nella genealogia da Noè ad Abramo si rileva una progressiva diminuzione dell'età dell'uomo al punto che Abramo, ormai vecchio, ebbe Isacco a 100 anni e quella nascita fu ritenuta un atto dell'onnipotenza divina.
E non è forse l'onnipotenza divina che imprime al cuore umano un movimento “incessante” dall'inizio della vita fetale fino al termine di una vita centenaria? È un prodigio indicibile come la “carica” di vitalità giovanile sia incrementata da ghiandole endocrine quali l'ipofisi, la tiroide, le gonadi, ecc!
Questa “carica” può essere data sia per 100 anni che per 1000. Dio ne è l'inventore. Se quegli uomini (ad eccezione di Adamo) ebbero il primo figlio in età così avanzata, vuoi dire che quello era il tempo della loro fecondità. La loro prolungata giovinezza era necessaria anche per tutte le immani fatiche che dovevano sostenere per farsi gli strumenti di lavoro, prima, e dominare, poi, le forze della natura. Un tronco non si taglia con le mani.
E infine, perché mai se Esdra, come dicono alcuni, avesse voluto dare una storia agli ebrei avrebbe inventato delle notizie inverosimili?
Un giorno conosceremo ogni cosa: ora ci è chiesto solo di credere alla Parola di Dio.
IL TIMONE N. 12 – ANNO III – Marzo/Aprile 2001 – pag. 56