Consideriamo, in sintesi, i quattro tratti distintivi della Chiesa che ricordiamo ad ogni Messa durante il Credo, che a sua volta attinge dalle antiche professioni di fede dei Padri: Una, Santa, Cattolica e Apostolica (cfr. Concili di Nicea del 325 e di Costantinopoli del 381).
UNA: Dire che la Chiesa è Una non significa solo che l’unica Chiesa fondata da Cristo non deve dividersi in tante “chiese” (fatto che comporta in molti la perdita della fede, e Gesù, sapendolo, pregava il Padre che diventassimo “una cosa sola perché il mondo creda”, Gv 17,21), ma significa anche che in Cristo tutti diventiamo Uno. Questa unità della Chiesa si fonda sulla Unità di Dio, che è tale non solo perché non ce ne sono altri, ma anche perché Egli è Uno, Essere perfettamente indiviso e principio unificatore di tutte le cose. Tutto l’universo è già, ontologicamente, unum in Deo, ma la Chiesa ha il compito di ricondurre gli uomini a questa realtà di unità cui già per condizione naturale tendono, ma che solo per condizione soprannaturale raggiungono. A restituire all’umana natura la propria condizione ontologica di unità è l’azione unificatrice dell’Amore di Dio, che giunge a compimento perfetto solo nella beatitudine celeste, ma che già in terra possiamo assaporare nella comunione dei santi, cioè nell’unico corpo mistico costituito dalle anime in stato di grazia attorno all’Eucarestia, corpo di Cristo di cui siamo cellule, ma partecipi di tutta quanta la vita del corpo.
SANTA Poiché la Chiesa è Gesù-Dio che ancora vive misticamente sulla terra, essa è santa. La natura peccatrice umana non intacca la santità della Vite di cui siamo tralci, perché il peccato non è altro che distacco dalla vite. Il tralcio staccato secca e muore. Il tralcio che invece si innesta nella vite partecipa della sua linfa e da molto frutto. Attraverso di esso Dio salva (“vi farò pescatori di uomini”) e ad esso Dio fa dono della propria santità: gli uomini possono essere santi solo della santità di Dio. Cristo non volle tenere per sé la propria natura divina, ma desiderò condividerla con gli uomini, per cui tramite l’azione sacramentale e liturgica della Chiesa offre loro la Grazia santificante che il cristiano attua con la conversione del cuore, rafforza col combattimento spirituale e affina con l’esercizio delle virtù.
CATTOLICA: È un termine che appare già nei testi conciliari dei primi secoli e viene dal greco Katholikos, che vuoi dire universale. Così come Dio è universale, parla a tutti e vuole salvi tutti gli uomini, così anche la sua Chiesa non può che essere cattolica. Anche gli antichi Padri provenivano da varie culture e tradizioni, occidentali od orientali, ed appartenevano a diverse chiese locali sorte attorno al Mediterraneo, ad opera degli apostoli o dei primi missionari.
Talvolta non conoscevano neanche tutte le altre chiese, ma, quando si riunivano nei concili avvertivano la comune appartenenza a qualcosa che superava la propria singolarità, a qualcosa di universale che non negava il particolare, ma anzi gli dava forza e senso. Questo corpo comune di cui tutti si sentivano membra lo chiamarono spontaneamente “chiesa universale”, chiesa cattolica.
APOSTOLICA l’universalità della Chiesa non indica certo la disponibilità di accogliere al suo interno anche l’errore. Per questo gli antichi Padri, dinanzi alla diffusione delle prime eresie, avvertirono la necessità di accostare, nella loro professione di fede, al termine “cattolico”, il termine “apostolico”. Universali sì, ma nella Verità, quella stessa che Cristo consegnò agli Apostoli eleggendoli a fondamenta della sua Chiesa. Già la stessa idea di concilio deriva dal collegio dei Dodici.
IL TIMONE N. 13 – ANNO III – Maggio/Giugno 2001 – pag. 59
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