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13.12.2024

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Il bene comune
31 Gennaio 2014

Il bene comune




Che cosa si deve intendere con questo concetto molto usato? Qual è la sua natura? E qual è il compito dello Stato?

È molto frequente, soprattutto nell’ambito politico, sentire richiami al bene comune, ma il modo di concepirlo può essere molto differente e sono molte le incomprensioni sulla sua natura. Dunque, che cos’è il bene comune?

Bene comune, dignità umana e tipi di bene

La Dottrina sociale della Chiesa (DSC) individua alcuni principi o regole fondamentali del buon ordinamento sociale, elabora dei principi per configurare e ordinare bene una società. Il principio basilare della DSC è quello della dignità di ogni persona: ogni persona ha una dignità incommensurabile, perciò ogni persona va rispettata, custodita, difesa, promossa.
Dal principio della dignità di ogni persona derivano il principio del bene comune nonché (come vedremo fra un mese) il principio di solidarietà e quello di sussidiarietà. Quanto al principio del bene comune, dato che ogni persona ha una dignità inviolabile, dato che è incommensurabilmente preziosa, ne segue che io non devo solo prendermi cura del mio bene, bensì anche del bene degli altri e del bene di quell’insieme di persone che è la società; ora, il bene di quell’insieme di persone che si chiama società è il bene comune (definizione provvisoria).
Esistono due tipi di beni:
– i beni-fini strumentali, che valgono in vista di altri beni, cioè sono fini intermedi (la salute, il denaro, il cibo, le strade, il benessere economico, l’istruzione, ecc.);
– i beni-fini intrinseci, che valgono in se stessi (concordia, amicizia, vita moralmente buona, Dio).
Un bene comune è un bene-fine condiviso, un bene che abbiamo in comune con gli altri membri di una qualche associazione o comunità (c’è dunque un bene comune della famiglia, del condominio, del quartiere, della città, della regione, di una società, dell’umanità nel suo complesso).
Quando in politica si parla di bene comune, di solito si menziona il bene della città, della società o dell’umanità.

Concezioni del bene comune
Qual è il bene comune della società? Ci sono almeno quattro grandi concezioni (qui di seguito esposte con qualche semplificazione).
– Liberalismo (sarebbe meglio dire la concezione di un certo filone del liberalismo): il bene comune della società è la somma dei beni individuali.
– Utilitarismo (da non confondere con l’“egoismo etico”): il bene comune della società è la massimizzazione globale dei beni individuali, che non di rado richiede il sacrificio di alcuni beni individuali, cioè si ottiene a scapito del bene di alcuni soggetti (ad esempio, per arrivare all’eliminazione del cancro l’utilitarismo giustifica gli esperimenti letali sugli embrioni, ma anche sugli adulti, se la negazione di quel bene che è la vita di alcuni consente di ottenere la guarigione-salvezza delle vite di molti altri, di un numero maggiore di persone).
– Comunismo: ogni bene è comune, non esistono beni privati (per una difesa dalla proprietà privata cfr. il Timone, 60 [2007], pp. 30- 31).
– Personalismo: il bene comune della società è un bene in comune, cioè il bene comune «non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale», è «di tutti e di ciascuno» (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 164), cioè il bene dell’altro è una componente del mio bene.
Precisazione. Anche per i liberali esistono alcuni beni in comune (esiste un bene in comune della famiglia, del condominio, della società), però questi autori (salvo alcune eccezioni) affermano che i beni in comune, per ciascuna singola persona, sono solo strumentali-intermedi, mentre il bene ultimo di ogni persona è solo suo, è individuale. Invece, il personalismo afferma che esistono sia beni in comune strumentali-intermedi (i trasporti pubblici, le strade, la salute pubblica, la diffusione di negozi, il sistema dell’istruzione, il benessere economico, l’avanzamento tecnologico, il sistema giudiziario, l’organizzazione efficiente dello Stato, ecc.), sia beni in comune ultimi e intrinseci, che sono beni di tutte le persone.
Questi beni ultimi in comune sono:
– la convivenza moralmente buona (non la mera convivenza: non sono beni una convivenza nel terrore e/o conflittuale e costellata di malvagità, o una convivenza che è sì pacifica, ma imposta da un totalitarismo; del resto, analogamente, il bene comune di un’orchestra non è solo suonare, bensì suonare bene) che arriva come apice all’amicizia moralmente buona degli uomini tra loro (quella moralmente buona, perchè c’è anche un’amicizia malvagia, ad esempio quella che sussiste in una banda di criminali);
– l’amicizia degli uomini con Dio (dopo la morte, poi, il bene comune escatologico, intrinseco e universale è la comunione completa ed eterna dei beati con Dio e con gli altri beati, la comunione dei santi).
Alla base del liberalismo e dell’utilitarismo c’è un’antropologia individualista, e per queste concezioni l’amicizia degli uomini tra loro non è il fine ultimo; anche l’amicizia con Dio non è il fine ultimo né per l’utilitarismo (salvo alcune eccezioni), né (eccetto alcuni autori) per i liberali. Al contrario, alla base del personalismo c’è un’antropologia relazionale: «La persona non può trovare compimento solo in se stessa, a prescindere cioè dal suo essere “con” e “per” gli altri» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, §. 165).
L’amicizia degli uomini tra loro e l’amicizia con Dio sono due esempi di beni “inclusivi”, i quali si distinguono da quelli “esclusivi”. Un bene esclusivo è quello (ad esempio una torta, una strada, una spiaggia, ecc.) il cui possesso o godimento da parte di un soggetto esclude o diminuisce il possesso ed il godimento da parte di altri soggetti, cioè la cui partecipazione da parte di X esclude o diminuisce la partecipazione da parte Y.
Un bene inclusivo è invece:
a) un bene il cui godimento è più intenso se un soggetto lo consegue insieme ad altri, cioè è un bene la cui partecipazione da parte di X intensifica la partecipazione da parte di Y. È un bene che acquista valore aggiunto proprio dal fatto d’esser goduto insieme: per esempio, la conoscenza condivisa della verità, l’ascolto condiviso di un brano musicale, la visione insieme ad altri di un film, la comunione di una comunità di persone (che nel cristianesimo è la Chiesa) con Dio, comunione che è un bene che (vs utilitarismo) non può avvenire sacrificando dei soggetti;
b) un bene il cui godimento è addirittura possibile proprio se un soggetto lo consegue insieme ad altri, cioè è un bene la cui partecipazione da parte di X rende possibile la partecipazione da parte di Y, è un bene che è tale proprio perché viene fruito insieme ad altri soggetti: per esempio, la conversazione, il dialogo (che è un bene realizzabile solo se non è una somma di monologhi), il riconoscimento reciproco, appunto l’amicizia, che è un bene che non può avvenire a prescindere dal coinvolgimento di altri.
I beni comuni strumentali di una società hanno senso in vista dei beni comuni intrinseci dell’umanità, cioè hanno senso in vista dell’amicizia moralmente buona e dell’amicizia con Dio, altrimenti diventano fonti di male (il benessere economico, il sistema di istruzione, il livello di avanzamento tecnologico, ecc. di una società diventano mali se una società li utilizza male, cioè per fini malvagi, cioè in contrasto con l’amicizia moralmente buona tra gli uomini e con Dio).

Il contributo di ciascuno
Il bene comune impegna tutti i membri della società a seconda delle proprie capacità, la responsabilità per il bene comune aumenta con il potere. Ad esempio, in tempi di siccità io devo evitare di impiegare l’acqua per scopi superflui (per esempio, per riempire la mia piscina privata), mentre è lo Stato che deve disciplinare l’effetto cumulativo di un impiego dell’acqua per usi normali (per esempio, pulire i cibi, lavare i vestiti, ecc.).

Il bene comune è la ragion d’essere dello Stato

Il bene comune è la ragion d’essere dell’autorità politica: il rapporto tra il singolo e lo Stato non deve essere di subordinazione del singolo allo Stato, bensì dello Stato al singolo, alla famiglia e ai corpi intermedi.
Lo Stato, perciò, deve garantire la pace sociale, il benessere economico, la coesione, l’organizzazione, le strade, i trasporti, ecc. alla società civile di cui è espressione. La finalità delle istituzioni politiche è rendere accessibili alle persone i beni strumentali che aiutano il singolo a conseguire l’amicizia con gli altri uomini e con Dio.
Dal principio del bene comune discendono quello di solidarietà e quello di sussidiarietà, di cui parleremo fra un mese.

Ricorda

«Che cos’è il bene comune? Per bene comune si intende l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che permettono ai gruppi e ai singoli di realizzare la propria perfezione». (Compendio del catechismo della Chiesa Cattolica, n. 407).

IL TIMONE N. 113 – ANNO XIV – Maggio 2012 – pag. 30 – 31

Oscar Sanguinetti, La Chiesa e le insorgenze popolari controrivoluzionarie, in AA.VV, Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, 3a ed., Piemme, 1995, pp. 373-407 (pp. 396-401).
Idem, I “cristeros” messicani (1926-1929), in Voci per un Dizionario del pensiero forte, (www.allenzacattolica.org/ idis_dpf/voci/c_cristeros.htm).
Jean Meyer, Quando la storia è scritta dai vincitori. Insurrezione vandeana e rivolta dei cristeros messicani: due sollevazioni popolari escluse dalla storia ufficiale e dalla memoria nazionale, in AA.VV., La Vandea, Corbaccio, 1995, pp. 234-246.
Alberto Leoni, Dio, patria e libertà! L’epopea dei Cristeros, Quaderni de Il Timone, Edizioni Art, 2010.
Luigi Ziliani, Cristiada. Messico martire, reprint, Amicizia Cristiana, 2012.
Encicliche sulle persecuzioni in Messico, 1926-1937, Amicizia Cristiana, 2012.
Antonio Dragon, Il Padre Pro. Il Santo dei Cristeros, Edizioni Amicizia Cristiana, 2012.

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