Il buio oltre la siepe

Regia di Robert Mulligan.

1962 – 129 minuti – B/N

Giallo, ma non solo…

Film di carattere giudiziario ce ne sono moltissimi, alcuni molto noti sono da considerarsi dei veri e propri capolavori. Non di rado, però, accade che questo genere si intrecci con il giallo. Infatti, può succedere che la rappresentazione dello svolgimento di un processo sia solo il fulcro per il continuo crescere di tensione che quasi sempre sfocia in un colpo di scena finale. È per questi motivi che non so se “Il buio oltre la siepe” si possa definire di genere giudiziario. Gli elementi ci sono tutti ma sono distribuiti in modo diverso e più variegato. Tratto dall’ottimo libro di Harper Lee, è la storia di un avvocato vedovo e padre di due figli, che in un paesino del sud degli Stati Uniti, agli inizi degli anni Trenta, deve difendere un uomo di colore da un’accusa infamante mossagli ingiustamente.
Se il processo da un punto di vista di sceneggiatura occupa una piccola parte del film, è molto interessante quello che avviene prima e attorno ad esso. Sembra quasi che tutta la pellicola si muova in modo parallelo mostrando i problemi dei grandi visti con gli occhi dei bambini e, viceversa, le paure dei bambini raccontate dai grandi. Il continuo alternarsi dei punti di vista, adulti-bambini, rende, se possibile, ancora più tragico il drammatico epilogo del processo mentre dona una inaspettata speranza nel dissipare le paure che ci sono oltre la “siepe”.
Film diretto in modo “severo” da Robert Mulligan, ha sicuramente il suo punto di forza in Gregory Peck che dà un’interpretazione assai convincente dell’avvocato Atticus Finch, mostrando in modo splendido la fermezza professionale e la dolcezza di genitore. Un film che racconta forse di un tempo passato, ma che riesce a essere estremamente attuale. Vale la pena vederlo.