Il termine Decalogo vuoi dire letteralmente “dieci parole”. Il libro dell’Esodo narra che attorno al 1200 a.c. “il Signore scrisse sulle tavole le parole dell’Alleanza, le dieci parole” (Es 34,28). Le due tavole “della Testimonianza” sono . consegnate a Mosè nella cornice storica della liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto, e rappresentano il centro dell’ Alleanza antica stabilita tra Dio e l’umanità. “Per giungere ad una conoscenza completa e certa delle esigenze della legge naturale, l’umanità peccatrice aveva bisogno di questa rivelazione” (CCC 2071).
San Bonaventura scriveva: “Una completa esposizione dei comandamenti del Decalogo si rese necessaria nella condizione di peccato, perché la luce della ragione si era ottenebrata e la volontà si era sviata”.
I comandamenti sono dunque Rivelazione di Dio. Ma le verità che Dio rivela (e questo è da sottolineare) sono verità etiche. Il Decalogo è il primo codice etico donato all’umanità. Tutta quanta la Sacra Scrittura è in realtà una grande guida etica.
Come se Dio desiderasse per l’uomo, più che il sapere, il saper essere. Anzi, come se il vero sapere fosse acquisibile solo a seguito di una trasformazione morale della vita. È importante per l’uomo sapere come comportarsi, altrimenti la vita rischia di apparirgli come una grande offerta di possibilità ma… senza le istruzioni per l’uso.
Col Decalogo noi impariamo la nostra vera umanità, conosciamo il valore e la dignità della persona, impariamo a ragionare in termini di doveri e diritti, maturiamo esiste inizialmente e spiritualmente.
Quando queste norme fondamentali ispirano le regole sociali, le leggi civili, il diritto e la giurisprudenza (come spesso è avvenuto nella storia), le civiltà sono più progredite e gli esseri umani convivono più felicemente. Forse per questo c’è chi ha chiamato i comandamenti “i consigli per essere felici”. Il mondo è pieno d’esempi di quanta infelicità è provocata dalla inosservanza delle I leggi di Dio. Leggi, si badi bene, accessibili anche alla ragione, eppure misteriosamente e ripetutamente inapplicate nonostante le continue esperienze di dolore. Dinanzi ad un’umanità che ama farsi del male, Dio risponde comunicando fedelmente il suo desiderio di bene.
“Tu non ti ami, Io sì. Io amo la tua vita più di quanto l’ami tu che la possiedi”. L’uomo non sa liberarsi da solo delle sue catene interiori. Perfino la Legge, rivelata per liberarlo, egli la trasforma in altre catene, in lacci di cuoio avvolti attorno al braccio o cinture dagli infiniti nodi, come quelle con cui i farisei si legavano, e tuttora materialmente si legano. I dieci comandamenti li hanno estesi a seicentotrenta, una gran parte dei quali, su loro stessa ammissione, inosservabili.
L’ossessione verso la Legge si traduce per loro in legalismo spietato.
Ancora oggi se nella Bibbia leggono “non ti passerai la lama sul viso” si riducono a disquisire se il rasoio elettrico tradisce il precetto; oppure lo smontano per vedere se è costituito da lame. Simili atteggiamenti li ritroviamo talvolta anche tra i cattolici. Ma Gesù ha indicato il modo giusto di osservare la Legge. Senza attenuare i comandamenti, insegnò ad interiorizzarli tramite l’Amore.
L’Amore contiene già da solo tutte le leggi, come se trasformasse il cuore dell’uomo a immagine dell’Arca dell’Alleanza, quella contenente le due tavole è che gli israeliti trasportavano nel deserto.
Missione d’ogni cristiano è ritrovare l’arca perduta, ritrovare il proprio cuore allineato con la Legge.
A questo dedicheremo i prossimi articoli.
IL TIMONE N. 27 – ANNO V – Settembre/Ottobre 2003 – pag. 61