La Chiesa ha cercato di comprendere e spiegare le ragioni di una richiesta di riconoscimento ambigua e non suffragata neppure dai numeri. Il vero obiettivo: affermare l’esistenza di più modelli di matrimonio.
Anche e soprattutto quello fra omosessuali.
L’insegnamento della Chiesa potrebbe tacere sulle coppie di fatto. Ponendosi fuori da un contesto cristiano, chi convive non può essere oggetto di alcun insegnamento: non ha senso insegnare a chi non riconosce alcuna autorità al docente. Di per sé, anche lo Stato non ha nulla da dire a chi non riconosce al matrimonio un ruolo pubblico e non vuole assumere alcun impegno, coi relativi diritti e doveri, né di fronte alla Chiesa né di fronte alla comunità politica: per costoro esiste quanto previsto dal diritto civile vigente.
Ma la Chiesa cerca sempre di capire come sia avvenuto che alcuni abbiano rifiutato il matrimonio in seguito al processo di secolarizzazione dei Paesi occidentali. Essa vive per annunciare il Vangelo della salvezza agli uomini di oggi e si è resa conto, a partire soprattutto dal Concilio Vaticano II, di non poter più svolgere soltanto la funzione preziosa e legittima di sentinella di una civiltà cristiana aggredita, ma di dover assumere sempre più consapevolmente una logica missionaria; in quest’ottica, comprendere perché alcuni si sono staccati dalla vita cristiana è doveroso per decidere come rivolgersi loro.
Tuttavia bisogna centrare il problema. Di quante persone stiamo parlando? Come potete leggere nel box pubblicato a (p. 43), in Italia i numeri relativi alle unioni di fatto sono così minimi da far apparire con evidenza che il vero obiettivo perseguito dai sostenitori di una legge speciale è quello di equiparare il matrimonio omosessuale a quello fra un uomo e una donna e quindi negare che vi sia un unico modello di matrimonio che fonda la famiglia.
Perché e come la chiesa se ne occupa
La Chiesa si occupa di questo fenomeno perché vuole recuperare chi è lontano, anche se la maggiore preoccupazione pastorale, almeno in Italia, viene da chi si sposa in chiesa senza far proprio l’atteggiamento cattolico riguardo al matrimonio. Limitandoci al Magistero di Giovanni Paolo II, è il 1981 quando viene pubblicato l’importante documento-quadro sul tema del matrimonio e della famiglia, l’esortazione apostolica Familiaris consortio. Qui il Pontefice mette in luce come il matrimonio e la famiglia appartengono al disegno di salvezza voluto da Dio per permettere agli uomini di realizzare la loro vocazione all’amore, appunto donandosi nel matrimonio oppure attraverso la scelta della verginità. Questo documento ci offre la prima risposta che dobbiamo opporre agli attacchi in corso contro il matrimonio: il disegno originario di Dio, rendendolo visibile con l’esempio di famiglie vere ma anche insegnando la bellezza e la ragionevolezza del progetto divino, come appunto fa la Familiaris consortio.
In sostanza, l’obiettivo educativo che la Chiesa invita a perseguire nella difficile situazione di oggi, con pazienza e gradualità, consiste nel far vedere a tutti gli uomini, anche a coloro che non professano la fede cristiana, come esista un solo modello di comunione matrimoniale nel disegno originario voluto da Dio. Bisogna dunque combattere ogni forma di relativismo, ricordando che il matrimonio è stato voluto da Dio, per la santificazione dell’uomo e della donna che si donano reciprocamente, completamente e fino alla morte, e per la trasmissione della vita. Sarebbe opportuno che i sacerdoti, nelle omelie e nella catechesi, riprendessero il magistrale insegnamento sull’amore umano racchiuso nelle udienze del mercoledì dei primi anni di pontificato di Giovanni Paolo II, che invitano a contemplare l’amore del Creatore e a guardare con benevolenza alla creazione, in particolare all’amore fra uomo e donna da cui nasce la vita. Il Magistero di Giovanni Paolo II è risposta cristiana alla rivoluzione sessuale, ha permesso ai cattolici di smascherarne la volgarità e la perversità, e a far sì che, come ha scritto Semen in uno studio riassuntivo delle catechesi di Papa Wojtyla, «rialzino allora i cristiani la testa, e smettano di lasciarsi paralizzare da accuse che ormai sappiamo menzognere! Hanno un messaggio di luce sul corpo e sul sesso da portare al mondo».
Le unioni di fatto nell’insegnamento della chiesa
La Familiaris consortio si occupa delle unioni di fatto al n. 81. Allora il fenomeno non aveva ancora il rilievo sociale di oggi, almeno in Italia. Nel nostro Paese era stato introdotto da pochi anni l’istituto del divorzio (1970), confermato da un referendum nel 1974, e nello stesso 1981 ci sarebbe stata la conferma referendaria della legge abortista approvata nel 1978. Negli anni successivi, il Magistero si è accostato al tema delle unioni di fatto in diverse occasioni, sempre però ricordando che l’educazione a comprendere l’essenza del matrimonio rimaneva il metodo migliore per prevenire ogni attacco alla famiglia.
Così sono tornati a occuparsene il Pontificio Consiglio per la Famiglia, nel 2000, con un documento ricco e articolato, e tanti altri interventi pontifici, anche recenti, per esempio il 22 dicembre 2006, quando papa Benedetto XVI ha incontrato i cardinali della curia romana prima di Natale. Distinguendo fra chi non si vuole sposare per scelta ideologica, fra chi non può per impedimento giuridico e chi ha paura del matrimonio che pur desidererebbe, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha messo in luce la crisi antropologica e psicologica dell’uomo moderno, che non sa più decidere a causa della profonda e crescente incertezza circa la sua identità, ed è sempre più terrorizzato dal futuro, dalla vita che scorre senza altro scopo che quello di cercare nell’oblio del “piacere a tutti i costi” il significato di un’esistenza che appare incomprensibile e quindi non degna di essere trasmessa a un figlio.
Il 3 giugno 2003, la Congregazione della Dottrina per la Fede, allora diretta dall’attuale Pontefice, ha pubblicato un documento sul riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Si affrontano tutti i temi principali che verranno utilizzati nel corso della battaglia per il riconoscimento delle coppie omosessuali: natura del matrimonio, argomentazioni valide anche per i non credenti contro il riconoscimento delle coppie omosessuali, relativamente alla retta ragione, all’ambito biologico e antropologico, di ordine sociale e giuridico, per concludere con un invito ai politici, in particolare a quelli che si professano cattolici, a fare ogni sforzo per opporsi pubblicamente a questo riconoscimento che danneggerebbe gravemente la società. Perché le leggi di oggi contribuiscono a determinare la mentalità e il costume di domani.
Il significato della battaglia
La battaglia per la verità sul matrimonio è ormai in corso. In diversi Paesi europei la legge che equipara al matrimonio le unioni di fatto, anche omosessuali, è entrata in vigore. Ci provano anche in Italia. Bisogna combattere e bene, cercando di vincere anche questa battaglia. Ma bisogna essere consapevoli che la battaglia più importante si svolge nella mente e nel cuore degli uomini, dove dovremo cercare di penetrare perché possano riconoscere la verità sulla persona e sul matrimonio.
Bibliografia
Un’opera importante per conoscere quanto la Chiesa ha scritto su famiglia e vita è l’Enchiridion della famiglia. Documenti magisteriali e pastorali su famiglia e vita, 1965-2004, a cura del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 2° ed., EDB, 2004. Pontificio Consiglio per la Famiglia, Famiglia, matrimonio e “unioni di fatto”, del 26 luglio 2000.
Idem, Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni bioetiche, nuova ed ampliata, EDB, 2006.
Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, del 3 giugno 2003.
Un libro molto utile per cogliere i cambiamenti relativi alla famiglia avvenuti in Italia negli ultimi 60 anni è quello di Hervé A. Cavallera, Storia dell’idea di famiglia in Italia. Dall’avvento della Repubblica ai nostri giorni, La Scuola, 2006.
Yves Semen, La sessualità secondo Giovanni Paolo II, San Paolo, 2005.
Dossier: No Pacs!
IL TIMONE – N.60 – ANNO IX – Febbraio 2007 pag. 44-45