Come conciliare capacità comunicativa e fedeltà alla verità? come impedire che i media “stravolgano” i documenti del magistero? Una importante e autorevole relazione del segretario dell’ex santo Uffizio.
Vi sono anzitutto i due elementi ricordati: la malizia di chi sui giornali o alla TV o radio non perde occasione per mettere in cattiva luce la Chiesa e il suo insegnamento; la superficialità di chi fra i cattolici parla o scrive a proposito di testi del Magistero senza averli letti integralmente, rischiando così fraintendimenti o comunque di fornire indicazioni troppo superficiali. Vi è però anche un atteggiamento altrettanto sbagliato da parte dei battezzati (a cominciare da parroci e anche da vescovi), che concepiscono il magistero come una delle tan-te cose che si dicono nella Chiesa (come se fosse paragonabile per esempio a una circolare di curia o al “fervorino” di un parroco) e non si preoccupano di presentarne e spiegarne il contenuto ai fedeli, mettendolo a loro disposizione. Non si creda che i fedeli non ascolterebbero con entusiasmo l’insegnamento dei Papi se solo venisse loro proposto (vedi l’esempio di Radio Maria e anche del Timone). Di più, mons. Amato invita a fare di ogni atto del Magistero un evento ecclesiale, non soltanto intellettuale; per esempio, sarebbe così complicato, quando esce un’enciclica, presentarla in parrocchia, invitando qualcuno competente, ma anche facendo precedere la presentazione da una santa messa o da una celebrazione liturgica, da un tempo di adorazione eucaristica e quindi anche da un momento di festa?
Mons. Amato porta alcuni esempi di disinformazione a proposito del Magistero, come quando la pubblicazione della dichiarazione Dominus Jesus (2000) venne liquidata come “antiecumenica” o quando la presentatrice televisiva parlò dell’esortazione Ecclesia in Oceania (2001) in questi termini: «il Papa chiede perdono per gli errori dei missionari e per gli abusi sessuali commessi dai sacerdoti». Recentemente è ripresa la storia della contrapposizione di un Pontefice con i suoi predecessori, come è stato fatto dividendo la storia della Chiesa fra un prima e un dopo il Concilio Vaticano II, oppure con Paolo VI che ha “fermato” le innovazioni del predecessore Giovanni XXIII; adesso anche Benedetto XVI avrebbe corretto Giovanni Paolo II. Tuttavia, oggi come ieri, i documenti non vengono letti interamente e così vengono fraintesi, magari basandosi sulle anticipazioni (parziali e sempre alla ricerca della frase sensazionale, anche quando appare come una forzatura) delle agenzie, per la fretta di scrivere. Il danno prodotto sulla mentalità dei fedeli però è reale, spesso con gravi ripercussioni. Proprio per impedire che i suoi documenti vengano “stravolti” dalla stampa, Benedetto XVI ha cominciato a fornire l’interpretazione autentica della sua enciclica prima della pubblicazione, anticipando così i commenti dei vaticanisti e la stessa conferenza stampa di presentazione della Santa Sede.
Posso aggiungere ancora un altro esempio, recente. È uscito un documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema “Famiglia e procreazione umana”. Lo si legga e studi prima di giudicarlo negativamente. Non fa altro che ribadire l’insegnamento dei Papi sul punto e offre una preziosa ricostruzione storico-culturale di come sia venuta crescendo, nel mondo moderno, l’avversione ideologica alla famiglia e poi al diritto alla vita e quindi al diritto di manipolarla in tutti i sensi possibili. Anche le recenti affermazioni del presidente del Pontifico Consiglio della Famiglia, card. Alfonso López Trujillo, con le quali ricorda che incorre nella scomunica colui che attenta alla vita manipolando gli embrioni o uccidendo con l’aborto, non fanno altro che ribadire l’insegnamento della Chiesa. Inoltre, giova ricordare, che i provvedimenti canonici riguardano i fedeli, battezzati e praticanti, non coloro che non hanno la fede e non vivono l’appartenenza ecclesiale, che evidentemente non si preoccupano di una eventuale scomunica. Proprio per questo, ricordare questi aspetti canonici è un’opera di misericordia, al contrario di quanto è stato dichiarato a proposito delle dichiarazioni del prelato, perché può far desistere da un peccato gravissimo chi tiene in qualche conto il giudizio e le sanzioni morali della Chiesa.
Il documento è utile anche perché può costituire la base di un possibile corso di formazione sulla famiglia e sulle aggressioni contro di essa e contro la vita in atto da parte dei governi occidentali, impregnati di una cultura relativista e nichilista che nasce con l’illuminismo, nel XVIII secolo. Invece una presentazione “gridata” e fuorviante del documento, una modesta pubblicizzazione e distribuzione dello stesso nelle librerie, ne hanno compromesso la visibilità e quindi la possibilità di utilizzarlo. Ancora una volta una pessima comunicazione ha rovinato un buon prodotto.
Il Pontificio Consiglio per la famiglia è stato istituito da Giovanni Paolo II nel 1981 al posto del Comitato per la Famiglia voluto da papa Paolo VI nel 1973.
Si occupa di promuovere la pastorale e l'apostolato della famiglia, contribuendo a calare nella vita quotidiana l'insegnamento della Chiesa. Oltre a comunicare quanto riguarda le famiglie, Il Pontificio Consiglio si occupa della promozione e del coordinamento degli sforzi pastorali relativi alla procreazione responsabile e in generale di tutto quanto concerne il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale.
Il Presidente del dicastero è il cardinale Alfonso Lopez Trujillo; membri del dicastero sono anche 19 coppie di coniugi di tutto il mondo, oltre a 15 cardinali e 12 arcivescovi e vescovi,che fanno parte del Comitato di presidenza.
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