Che cos’è il Magistero della Chiesa? È proprio necessario? A che cosa serve? Un tentativo di accennare una risposta a queste domande, inevitabili e utili per avanzare nel cammino di fede, anche se spesso maliziose e doppie
Nel 1968 accaddero due avvenimenti destinati a diventare epocali: la celebre rivoluzione culturale che ebbe nel Maggio francese il suo apice e che diventerà emblema della ribellione contro l’autorità (in particolare contro la figura del padre), e l’enciclica Humanae vitae di papa Paolo VI, pubblicata il 25 luglio di quell’anno e destinata a diventare profetica perché avrebbe mostrato la deriva nichilista insita nella rivoluzione sessuale del Sessantotto, ma ancor di più perché avrebbe inaugurato una esplicita contestazione del Magistero pontificio interna alla Chiesa, come mai era accaduto prima di allora almeno con le stesse modalità.
Infatti, fino ad allora, il Magistero della Chiesa non era quasi mai stato apertamente contestato all’interno del corpo mistico di Cristo se non con modalità diverse, come nel caso del modernismo a inizio secolo XX o del rifiuto di accogliere l’infallibilità pontificia nel Concilio Vaticano I (1870) da parte dei cosiddetti vetero-cattolici.
Nel 1968 invece appariva chiaro come qualcosa stesse cambiando. Il clima culturale, cioè il modo di pensare dell’opinione pubblica, assunse quell’atmosfera psicologica che si è soliti presentare con l’espressione “l’aria che si respira” e che portava molti a dire più esplicitamente che “tira una brutta aria”.
Ma per chi “tirava una brutta aria” dopo il 1968? Le principali vittime saranno coloro che incarnano il principio d’autorità, innanzitutto, quelli che credono che l’autorità non sia soltanto qualcosa di necessario in conseguenza del peccato originale, per reprimere le inevitabili ribellioni, ma che il progetto di Dio prevede una differenziazione gerarchica all’interno delle nazioni, dei gruppi e delle famiglie, perché ogni autorità viene da Dio, anche se può sbagliare. E quindi questa “brutta aria” tirava anche dentro la Chiesa, in particolare contro il suo Magistero, espressione vivente della massima autorità, il Pontefice e i vescovi in comunione con lui.
Il Magistero contestato
Prese corpo così l’abitudine, oggi sempre più diffusa, di contestare il Magistero del Papa, così come di mettere in discussione ogni forma di insegnamento che non fosse gradita.
“Né Dio, né padre, né padrone”: se questo era uno dei principali slogan scritti sui muri parigini, durante il celebre Maggio sessantottino, all’interno della Chiesa fu facile aggiungere il rifiuto dell’autorità del Pontefice (“né Papa”), soprattutto dopo che venne resa pubblica l’enciclica di papa Montini che ribadiva, fra tante altre cose, la condanna della contraccezione e in generale di tutti i presupposti ideologici della rivoluzione sessantottina. Ma come mai oggi si è soliti contestare con tanta facilità ogni autorità, laica e religiosa? Il motivo principale della “morte del padre”, ormai confermata da tante analisi del corpo sociale, consiste nel fatto che si è perduto il rispetto nei confronti di chi deve esercitare un ruolo sociale che implichi l’esercizio dell’autorità: i padri, i maestri, gli anziani, i capi in generale.
Questo clima, impregnato di relativismo, è penetrato e rimane anche nella Chiesa.
Il Magistero che cos’è?
Ma, soprattutto, bisogna chiedersi oggi che cosa sia quella realtà, appunto il Magistero, così frequentemente contestata anche all’interno della stessa compagine ecclesiale. Perché viene ritenuto così importante da pochi e disprezzato o “non pervenuto” da molti? E a che cosa serve? Per una rubrica che da oltre dieci anni si intitola La voce del Magistero è una domanda che merita una risposta e una risposta da laico. Il laico è colui che cerca nel Magistero le indicazioni per sapere qual è la strada migliore da seguire nella confusione dei tempi, una strada illuminata e assistita da Dio, una strada che non viene messa sistematicamente in discussione come fosse un’opinione fra altre opinioni teologiche. Spesso capita di ascoltare diversi credenti mettere in discussione il Magistero, appunto come se fosse l’opinione di un teologo romano, accanto ad altre di altri teologi. Ma non è così, perché il fedele è chiamato ad ascoltare l’insegnamento pontificio, non soltanto quello caricato di un’intenzione definitoria e definitiva, ma anche il Magistero ordinario, come la strada indicata dalla Provvidenza affinché venga seguita, anche se vi possono essere legittime resistenze, perplessità, difficoltà di comprensione.
Il laico e il Magistero
Accostandomi al problema da laico, comincio prendendo in mano il Catechismo della Chiesa Cattolica, norma prossima della fede come lo ha definito san Giovanni Paolo II, ma tengo sempre un occhio sulla Scrittura, la Parola di Dio che il Signore ci ha donato ispirando gli estensori dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ma poiché la Chiesa vive nel tempo, ascolto anche la Tradizione, cioè la trasmissione della Rivelazione che mi arriva appunto nel corso del tempo. Poiché la Chiesa è un corpo vivo (quante volte il Catechismo parla di Magistero vivente), guardo e ascolto il Successore di Pietro e i vescovi in comunione col vescovo di Roma, che rappresentano la Chiesa che insegna, e lo fa con l’assistenza di Dio, garanzia di infallibilità, a certe condizioni.
La fiducia in una Persona
Certo, non dimentico mai che la fede cattolica si fonda su una Persona, il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù Cristo, un avvenimento unico accaduto nella storia, la cui presenza rimane nel tempo come Sacramento che possiamo adorare e ricevere attraverso quanto avviene nel sacrificio eucaristico. E tuttavia la Chiesa ha una dottrina, un insieme di insegnamenti che nascono dalla Rivelazione di Cristo, dalla Parola di Dio e dalla riflessione sulla natura dell’uomo creata da Dio.
Il contenuto di questa dottrina ci viene trasmesso dal Magistero dei Pastori, i vescovi e il vescovo di Roma, successore di Pietro. Ma attenzione, lo scopo del Magistero consiste nel mantenerci nella Verità, attraverso la fiducia nel Signore Gesù e nella Sua Chiesa, con la quale insieme costituiscono una sola «persona mystica», come scriveva san Tommaso. Diversamente passeremmo le nostre giornate a esaminare e confrontare ansiosamente ogni parola pontificia, cercando l’errore o la conferma della verità, ma compiremmo un gesto ideologico, cadendo nel razionalismo, e soprattutto perderemmo la fiducia nell’assistenza di Dio verso la Sua Chiesa.
Questa fiducia è essenziale, anche nella vita umana, e se ci osservassimo verificheremmo che la esercitiamo quasi tutti i giorni, quando andiamo dal commercialista o dall’avvocato, o chiediamo un parere storico o filosofico. Ci fidiamo, in sostanza, anche se capiamo poco o niente del tutto. A maggior ragione, dobbiamo far così con la Chiesa, che sappiamo per fede assistita dallo Spirito santo. Non solo, ma abbiamo anche il dovere di spiegare e aiutare a far crescere questa fiducia, senza la quale veramente non sarebbe possibile vivere.
La funzione del Magistero
«La missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell’Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l’autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell’infallibilità in materia di fede e di costumi. L’esercizio di questo carisma può avere parecchie modalità». (Catechismo della Chiesa Cattolica, 890).
Il Magistero ordinario
«L’assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, che insegnano in comunione con il Successore di Pietro, e, in modo speciale, al Vescovo di Roma, Pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in “maniera definitiva”, propongono, nell’esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario i fedeli devono “aderire col religioso ossequio dello spirito” che, pur distinguendosi dall’ossequio della fede, tuttavia ne è il prolungamento».
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 892).
Per saperne di più…
Enrico Cattaneo, Trasmettere la fede. Tradizione, Scrittura e Magistero nella Chiesa, 2 ed.
riveduta e corretta, Roma 2013.
Pietro Cantoni, Quando il Magistero è infallibile?, 7 febbraio 2011, sito della Fraternità sacerdotale S. Filippo Neri (www.opusmariae.it).
/* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; font-family:"Times New Roman","serif";}
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl