«[Dio Padre ci ha fatto] conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra» (Ef 1,9-10).
«il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,26-27).
«perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell’amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza» (Col 2,2-3).
«Questo Mistero di Cristo la Chiesa annunzia e celebra nella sua Liturgia, affinché i fedeli ne vivano e ne rendano testimonianza nel mondo: “La Liturgia, infatti, mediante la quale, massimamente nel divino sacrificio dell’Eucaristia, ‘si attua l’opera della nostra Redenzione’, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il Mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa”» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1068).
San Paolo dice ripetutamente che il centro del suo messaggio è un “mistero”. Un mistero nascosto fino a quel momento e solo «ora manifestato ai suoi santi», un mistero di tale profondità e trascendenza da essere impenetrabile anche per le intelligenze angeliche. Infatti, anche gli angeli santi lo apprendono dall’annuncio degli Apostoli (cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo – 1Pt 1,12) e quelli malvagi, se lo avessero conosciuto, «non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (1 Co 2,8). Questo mistero non è accessibile ad una “sapienza di questo mondo”. È tale che una intelligenza, anche quella acutissima e incomparabilmente superiore a quella umana come quella dei demoni, cioè dei “dominatori di questo mondo”, non è in grado di coglierlo basandosi sull’esperienza a lei accessibile, cioè sulle costanti e le leggi di questo universo creato.
Questa radicale superiorità della sapienza rivelata da Dio ai profeti e soprattutto agli Apostoli, rispetto alla sapienza umana e anche angelica, ha indotto Lutero all’errore di pensarla in contraddizione con la ragione dell’uomo, mentre è solo ad essa superiore. Tuttavia tanto e tanto superiore!
In che cosa consiste questo mistero? San Paolo lo definisce così: «Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,27). È il mistero della volontà di Dio di salvare l’uomo in Cristo, cioè mediante l’incarnazione del Verbo, la sua passione, la sua risurrezione e il conseguente dono dello Spirito Santo che crea la Chiesa e – nella Chiesa – vuole radunare tutta l’umanità, in modo che Cristo sia il Capo e tutti coloro che accolgono la sua salvezza il suo Corpo.
Al centro del mistero sta il Figlio di Dio che si offre in croce. Ecco perché neppure gli angeli lo potevano capire! Che Dio muoia in croce e attraverso questa apparente sconfitta manifesti in pienezza il suo amore, che – come un fuoco divorante – brucia il peccato degli uomini e sconfigge il demonio, non era né pensabile, né prevedibile. Al Diavolo non è parso vero poter scaricare tutta la sua rabbia su Colui che gli appariva come un giusto perfetto e quindi un aspirante Messia, cioè salvatore del mondo. Così facendo ha però decretato la sua propria sconfitta ed è stato in fondo ingannato da Dio, o meglio Dio ha lasciato che operasse in lui il suo orgoglio, cioè la sua presunzione di tutto capire, tutto sapere e tutto decidere e questa superbia lo ha accecato. Come succede anche agli uomini.
No! Il mistero di Dio non mortifica l’intelligenza dell’uomo, perché è essa stessa ad aprirsi al mistero, se procede con umiltà e rigore. Non è poi così difficile comprendere che una mente finita non può capire tutto e che – se ci prova – finisce per non capire più niente.
È ancora più facile capire che se Dio è una Persona, quello che una persona liberamente vuole lo puoi sapere solo se Lei te lo rivela. Esattamente come succede per gli uomini: «Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio» (1Co 2,11); «nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (Lc 10,22).
Questo “mistero” è – insieme – un “segreto” di Dio, cioè qualcosa di nascosto all’intelligenza di ogni creatura al di fuori di Dio, e una volontà, un “evento”. Non una volontà arbitraria, perché emana dalla sapienza di Dio e, una volta successo e rivelato, non si può non essere conquistati dal fascino della sua “logica” sublime.
Esso si concentra tutto, per così dire, nel mistero dell’Eucaristia. Anzi, in esso «si compie»: «Tutte le volte che celebriamo questi santi misteri si compie l’opera della nostra redenzione» (Orazione sulle offerte della II Domenica per annum). Forse ora capiamo un po’ di più perché la Chiesa ci chiede tanto rispetto e riverenza davanti ad esso e qualche volta addirittura nella sua liturgia non ha trovato nulla di meglio, per “rivelarlo”, di nasconderlo dietro una “iconostasi” o di avvolgerlo nel silenzio di parole bisbigliate dal solo sacerdote…
IL TIMONE N. 95 – ANNO XII – Luglio/Agosto 2010 – pag. 60