Guerra civile spagnola: il bombardamento di Guernica ispira Picasso. Che vende il celebre quadro ricavandone miliardi. Pagati da Stalin.
Ma il dipinto era stato realizzato per celebrare la morte di un torero.
“La Spagna contemporanea è un nodo drammatico anche per il rapporto apparentemente inestricabile tra politica e storiografia. Passioni ideologiche e ragioni di schieramento si sono abbattute sul lavoro degli storici come forze prementi e distorcenti sino al punto di rendere assai ardua la ricostruzione effettiva del passato”. Queste parole di Giorgio Rumi spiegano molto bene come mai, a oltre 60 anni dalla fine della Guerra Civile, molti, troppi suoi snodi importanti siano ancora o poco conosciuti o addirittura ignorati, o – ancora peggio radicalmente travisati attraverso una oculata manipolazione.
Da un lato, infatti, non si vuole ancora riconoscere una verità in realtà palese, e cioè che la guerra di Spagna (18 luglio 1936 – 1 aprile 1939) è stata essenzialmente e prima di tutto una persecuzione religiosa, che trae origine dall’ideologia anticattolica del regime repubblicano instaurato nel 1931, e che è cosa ben diversa dalla repressione politica, la quale fu invece praticata, in modo brutale e spietato, da entrambe le parti contendenti (e invero i 239 martiri spagnoli beatificati da Giovanni Paolo II sono tutti vittime dei repubblicani, e hanno subito il martirio in quanto cattolici). E dall’altro lato, si è venuta creando una serie di vere e proprie leggende, che tuttora si trovano nei più diffusi libri di storia, e delle quali è urgente una verifica per ristabilire la pura e semplice verità dei fatti.
Prendiamo per esempio Guernica. Secondo la vulgata universalmente diffusa, Guernica è una cittadina basca di 7000 abitanti, bucolica e senza alcun interesse militare, che sarebbe stata rasa al suolo dalla modernissima aviazione nazista il lunedì 26 aprile 1937: i morti sarebbero stati 1454 (3000 secondo altri) e 889 i feriti: così tanti, anche perché il lunedì era giorno di mercato. Per commemorare l’eccidio, Picasso avrebbe dipinto il famosissimo quadro omonimo. Ma le cose stanno davvero così? Va premesso che all’origine della “leggenda” sta una corrispondenza sul Times di un noto giornalista, George Lowther Steer, che peraltro non era sul posto quel giorno, e che poi riunì le sue (dis)informazioni in un libro, The tree of Guernika, pubblicato a Londra nel 1938. E ora vediamo i fatti.
1) Guernica raggiungeva a stento i 4000 abitanti, e costituiva un importante obiettivo militare, in quanto rilevante nodo stradale e ferroviario e sede di due fabbriche di armi e bombe.
2) Quel lunedì non ci fu mercato a Guernica, perché il delegato del governo basco, Francisco Lozano, lo aveva sospeso, così come aveva sospeso la partita di pelota, in programma per la sera.
3) Il bombardamento non fu opera esclusiva dei bombardieri tedeschi, e neppure di aerei molto moderni (come Steer volle far credere, per fomentare l’odio verso i nazisti e convincere della necessità di un riarmo inglese per difendersi contro Hitler e la sua potenza bellica): ad esso parteciparono infatti tre Savoia Marchetti 79 italiani, oltre a numerosi caccia, sempre italiani (si tenga presente che esiste la documentazione abbastanza precisa del numero dei voli, del tipo di apparecchi impiegati e del tipo di bombe sganciate).
4) Il numero delle vittime è stato enormemente gonfiato, e in realtà non arriva al centinaio: il che non significa che il bombardamento non ci sia stato, come per anni ha cercato di sostenere la propaganda nazionalista, attribuendo l’incendio della città e i morti soltanto all’azione dell’esercito repubblicano in ritirata.
5) Sta di fatto, comunque, che la distruzione di Guernica dipende per circa un quarto dal bombardamento: ma, dato che la città fu bruciata per circa il settanta per cento, il resto è stato provocato da incendi ed esplosioni ad opera dei repubblicani prima di abbandonare la città (anche qui, esistono testimonianze dirette e specifiche, di cui la mitologia ufficiale non ha mai voluto tener conto).
6) Quanto infine al quadro di Picasso, anche qui la verità sembra divergere nettamente dalla leggenda ormai consolidata. Come racconta Messori, in effetti, il famoso pittore, grande appassionato della corrida, aveva celebrato in un’enorme tela – che conservava ancora nel suo studio parigino – la morte di un celebre torero, Joselito. Ma quando il governo repubblicano gli chiese un quadro per l’Esposizione Universale di Parigi, che doveva aver luogo nel 1937, ecco che Picasso pensò bene di utilizzare l’opera già dipinta in memoria di Joselito, limitandosi a qualche modifica e al cambio del titolo, che divenne appunto Guernica: dopo di che passò ad incassare dal governo spagnolo il prezzo pattuito (300.000 pesetas, cioè qualche miliardo di oggi, regolarmente fornito da Stalin). E nasce così la leggenda di quest’opera certo notevole, ma sicuramente sopravvalutata – perché in sostanza troppo enfatica e gridata nel suo acceso espressionismo – e sulla quale le interpretazioni peregrine si sprecano: fino a scambiare per il Minotauro (motivo peraltro molto caro a Picasso) il toro che uccise Joselito, e a non avvertire che il cavallo trafitto, al centro del quadro, non simboleggia un bel niente, ma è soltanto una povera bestia sventrata dal toro.
La conclusione di questa breve nota, che rischia di essere tacciata di revisionista, è sempre la solita: la storia, quella vera, non può che essere – seriamente – revisioni sta, perché uno dei suoi compiti essenziali è proprio quello di smascherare le mito logie interessate a nascondere la realtà dei fatti per scopi politici abbastanza evidenti e poi pedissequamente ripetute fino i passare per verità assodate. E la guerra d Spagna è uno dei campi in cui più occorre ancora indagare con tranquilla ma rocciosa e implacabile intransigenza.
CRONOLOGIA
14 aprile 1931. Il re Alfonso XIII lascia il Paese, dopo la vittoria repubblicana alle elezioni. Viene proclamata la repubblica. Inizia la propaganda antireligiosa.
Maggio 1931. Manifestazioni anticattoliche. Incendio di monasteri e chiese.
Febbraio 1936. Vittoria elettorale del “Fronte Popolare”, formato da socialisti, radicali, comunisti e anarchici.
18 luglio 1936. Rivolta militare, guidata dal generale Francisco Franco contro il governo repubblicano. Scoppia la guerra civile. Germania, Italia e Portogallo sono con i rivoltosi. URSS e le “brigate internazionali” di volontari con le sinistre.
Settembre 1936. A Burgos viene istituito un governo guidato da Franco.
26 aprile 1937. Bombardamento di Guernica.
1 luglio 1937. Lettera collettiva dei vescovi spagnoli ai loro confratelli nel mondo. I vescovi vedono nella rivolta di franco una speranza per la libertà della chiesa.
28 marzo 1939. Le truppe del generale Franco entranoin Madrid.
1 aprile 1939. Termina la guerra civile con al sconfitta delle sinistre. La persecuzione contro la Chiesa presenta un drammatico bilancio: 13 vescovi, 4.184 sacerdoti e seminaristi, 2.365 religiosi, 283 suore e decime di migliaia di laici uccisi dai comunisti e dalle sinistre in odio alla fede.
BIBLIOGRAFIA
Le opere disponibili in italiano sulla Guerra Civile spagnola non sono molte, e in genere più o meno dichiaratamente partigiane, se non faziose, a favore della repubblica: dalla classica Storia della guerra civile spagnola di H. Thomas, Einaudi, 1963 (il quale peraltro, curiosamente, nella seconda edizione riduce a 200 i morti di Guernica, che nella prima aveva indicato in 1654), al recente, pur pregevole,La guerra civile spagnola 1936-1939 di P. Preston, Mondadori, 1999.
Non esistono in Italia né il fondamentale The Spanish Civil War: Revolution and Counter-revolutrion, di B. Bolloten (la cui prima edizione, dal titolo The grand camouflage, è del 1961, per arrivare all’edizione definitiva del 1991; l’edizione spagnola, presso Alianza, Madrid, è del 1989), né l’utile e documentatissimo Historia esencial de la Guerra Civil Espanola di Ricardo de la Cierva (Fenix, 1996).
Sulla persecuzione religiosa, è consigliabile il recente Buio sull’altare di V. Carcel Orti (Città Nuova, 1999), sul quale si veda Il Timone, n. 18, pag. 60.
Su Guernica in particolare: V. Messori, Le cose della vita, San Paolo, 1995, pag. 192 ss.
IL TIMONE N. 21 – ANNO IV – Settembre/Ottobre 2002 – pag. 22 – 23