Il nome della cittadina di Gallarate, in provincia di Varese, suona molto familiare a tutti coloro che seguono le vicende della filosofia di ispirazione cristiana. Da quella località, infatti, a partire dal 1945, è giunto un contributo particolarmente rilevante al pensiero italiano orientato cristianamente. Nel 1936, i padri gesuiti avevano aperto a Gallarate una Facoltà di Filosofia, denominata “Aloisianum” in onore di San Luigi Gonzaga, e proprio in quella sede, nove anni più tardi, nell’agosto del 1945, il professor Umberto Antonio Padovani propose a padre Carlo Giacon, docente di filosofia della Compagnia di Gesù, l’idea di dar vita a dei convegni annuali, nella convinzione che, all’indomani della terribile esperienza del secondo conflitto mondiale, una ripresa in senso cristiano dell’attività filosofica sarebbe stata oltremodo auspicabile, come scrissero più tardi gli stessi promotori: «Nella crisi e nel crollo conseguiti alle due guerre mondiali, anche per la filosofia si manifestava come unico terreno saldo, di fronte a tante rovine materiali e spirituali, il cristianesimo ».
Nel clima doloroso e, nel medesimo tempo, ricco di speranze dell’immediato dopoguerra, quella proposta fece registrare la pronta adesione di vari importanti nomi della cultura filosofica cristiana dell’epoca, tra i quali ricordiamo volentieri Luigi Stefanini, Michele Federico Sciacca, Augusto Guzzo e Felice Battaglia. Si andò così verso il primo convegno, che ebbe un notevole successo: era l’inizio di quello che più tardi verrà denominato “Movimento di Gallarate” (mentre dal 1951 il Centro di Studi Filosofici cristiani di Gallarate aveva assunto il nome di Centro di Studi filosofici di Gallarate, oggi divenuto Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate). L’attività del Centro si esplicò soprattutto attraverso la celebrazione di numerosi Convegni, ma non mancarono altre iniziative, tra cui la redazione e la pubblicazione della giustamente famosa Enciclopedia Filosofica, strumento preziosissimo a disposizione degli studiosi sin dal 1957 e di recente riproposto in una nuova ottima edizione, ampiamente arricchita. Hanno scritto Giovanni Santinello e Gian Luigi Brena: «Come indirizzo speculativo, il movimento di Gallarate si ispira a una comune visione cristiana del mondo e della vita, non legata ad alcuna corrente filosofica, aperta a tutta una varietà di orientamenti che nel dialogo trovano alcune fondamentali linee di accordo, tali da mantenere un’unità di fondo e una reciproca comprensione tra i singoli pensatori».
Seguendo le indicazioni di Valerio Bortolin, uno dei maggiori conoscitori dell’esperienza gallaratese, nel primo quarantennio di attività del Centro, scandito dai convegni annuali, possiamo distinguere quattro fasi: la prima, dominata dalla problematica metafisica e dalla volontà di ricostruire la filosofia su basi metafisiche; la seconda, caratterizzata dalla preminenza delle questioni etica e antropologica, che vedono al centro la realtà della persona umana; nella terza fase vennero affrontati i grandi temi del rapporto che intercorre tra fede e ragione e della relazione esistente tra filosofia e cristianesimo; un chiaro ritorno alla riflessione metafisica contraddistinse il quarto momento.
Negli anni più vicini a noi, senza trascurare gli argomenti sopra ricordati che non vengono mai del tutto abbandonati, ma affrontati a più riprese secondo angolature diverse, è stato dato spazio anche a temi maggiormente legati all’attualità, quali la bioetica, l’ecologia, i diritti umani e il dialogo fra le religioni. Le grandi linee di pensiero che sono emerse dal fecondo lavoro del Movimento di Gallarate possono essere ridotte a tre, tenendo conto del fatto che, ovviamente, sarebbe possibile individuare un gran numero di sfumature diverse a seconda dei vari pensatori di volta in volta considerati.
Vi è la posizione di chi, rifacendosi alla sempre valida tradizione aristotelico-tomista, ritiene che non si debba parlare di filosofia cristiana, poiché la ricerca filosofica, basata sull’uso della ragione, gode di una sua autonomia. Al massimo si potrà fare riferimento a una filosofia che si accorda col cristianesimo e che è capace di dimostrare con la sola forza della razionalità alcune fondamentali verità cristiane, come l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima. Accanto a questa linea, detta intellettualista, ce n’è un’altra, denominata volontarista, secondo la quale la filosofia veramente cristiana è quella che riconosce la debolezza dell’uomo e, in ultima analisi, si affida alla fede e all’invocazione, ravvisando in tale atteggiamento l’unica autentica possibilità di salvezza. Una terza linea viene giudicata come mediatrice tra le due precedenti: essa accetta il positivo valore della razionalità, ma si presenta molto attenta alla dimensione concretamente esistenziale dell’uomo.
Per sintetizzare la proposta filosofica complessiva che scaturisce dal cammino percorso dai Gallaratesi risultano molto illuminanti le seguenti considerazioni di Valerio Bortolin: «Pur nella diversità delle risposte, emerge comunque dai Convegni di Gallarate una certa immagine della filosofia cristianamente ispirata. Essa sembra essere caratterizzata dal punto di vista formale dall’esigenza di stabilire un rapporto positivo tra fede e ragione, senza negare l’una o l’altra e senza identificare l’una con l’altra. Dal punto di vista del contenuto, tale filosofia sembra essere caratterizzata da un’affermazione della dignità dell’uomo e da un’apertura alla Trascendenza che possono essere rese possibili nella misura in cui la riflessione filosofica supera la pura constatazione della datità per diventare riflessione metafisica. La filosofia che emerge dai Convegni di Gallarate è quindi una filosofia personalista, che ha nella metafisica aperta alla Trascendenza il suo centro essenziale».
Non v’è dubbio che al Movimento di Gallarate vada riconosciuto il grande merito di aver contribuito validamente a rianimare la filosofia italiana ispirata in senso cristiano in un momento storico e culturale assai difficile: ciò costituisce pure una lezione ancora oggi attuale e in grande sintonia con lo stesso magistero del Santo Padre Benedetto XVI, che costantemente richiama i credenti a impegnarsi nel campo della ricerca, dello studio e dell’approfondimento.