CAPO VISIBILE DELLA CHIESA, IL PAPA INDICA CON CERTEZZA LA STRADA PER IL CIELO.
VI PARE POCO?
Trasmesse dai media del mondo intero, le immagini di Papa Giovanni Paolo II affaticato, impeditò di camminare, ricurvo su se stesso, palesemente sofferente e talvolta spossato, seppure indomito, commuovono chiunque non abbia un cuore di pietra. A maggior ragione impressionano noi cattolici, cui è capitata la grazia di appartenere alla sola, vera Chiesa edificata da Gesù Cristo e affidata alle cure del pastore universale, il successore di Pietro.
Tutto ciò contribuisce a renderci ancora più vicini e cristianamente solidali a Giovanni Paolo Il, che lo Spirito Santo ha chiamato a guidare la Chiesa dal 1978.
Tuttavia, proprio in quanto cattolici, ricordiamo che il nostro amore per il Santo Padre non nasce dal fatto che egli genera diffusi sentimenti di amicizia, solidarietà, compassione e ammirazione, sebbene ciò contribuisca ad incrementare la nostra considerazione per lui e la gratitudine a Dio per avercelo donato. Né dal fatto che egli sia eccezionalmente simpatico, poi uno straniero, il primo dopo tanti secoli, poi che sia uno dei pochi pastori della Chiesa a “bucare il video”, come si usa dire per significare che sta bene in televisione, che è telegenico. Né la nostra venerazione nasce dal fatto che ce lo ricordiamo nei primi anni del suo pontificato come figura singolare, un Papa capace di sciare, andare in montagna, nuotare in piscina, e così via.
Le ragioni per le quali amiamo il Papa sono altre.
Amiamo il Papa, dico: “il” Papa, e non solo “questo” Papa, perché ci è stata rivelata l’immensa grandezza della missione che Dio gli ha affidato e come essa sia determinante per la nostra salvezza eterna.
Senza il pastore universale, il destino che ci attende non è solo quello dell’anarchia e dello smarrimento del gregge, ma anche quello ben più drammatico del mondo protestante, che l’autorità e la guida del successore di Pietro hanno respinto fin dal XVI secolo, con l’eresia di Lutero. Passati cinque secoli, in quella multiforme “famiglia” si contano decine di migliaia di confessioni, ognuna con un credo diverso e mutevole, ove nessuno può essere sicuro di ciò che si deve credere per andare in Paradiso: insomma, una vera Babilonia.
Ciò detto, e considerato che su questo i media nulla dicono, sarà opportuno ricordare, in sintesi, chi è il Papa.
La Costituzione Pastor Aeternus, promulgata dal Concilio Vaticano I, riconosce al Pontefice non solo un primato di onore, ma un vero e proprio primato di giurisdizione e di governo, intendendo con ciò il potere che il successore di Pietro riceve immediatamente da Cristo di pascere e governare la Chiesa intera. Vale a dire ciascuno di noi, per indicarci con certezza la strada del Cielo. E scusate se vi pare poco.
Consapevoli della responsabilità che implica questo immane mandato, che comporta il potere di erigere, dividere, unire o sopprimere diocesi, di nominare i vescovi, destinarli o trasferirli, di approvare ordini o congregazioni religiose, di convocare i concili generali e di presiederli personalmente o attraverso legati, di trasferirli, scioglierli e approvarli, di promuovere e fare osservare in tutte le diocesi la dignità e l’uniformità del culto divino, di prescrivere, emendare, modificare i libri liturgici,di costituire, mutare, abolire i riti vigenti, di istituire o sopprimere feste di precetto, di proporre ai fedeli la venerazione di nuovi santi e beati – e mi fermo qui, perché manca lo spazio – possiamo solo lontanamente immaginare quale sia il peso della croce caricata sulle spalle del Pontefice e qualcuna delle ragioni che lo hanno condotto alle attuali difficili condizioni di salute.
Le immagini di Giovanni Paolo II stanco e traballante non devono far dimenticare che sotto queste spoglie si cela il “Vescovo di Roma, Vicario di Gesù Cristo, successore del principe degli Apostoli, sommo Pontefice della Chiesa universale, Patriarca dell’Occidente, Primate d’Italia, Arcivescovo e Metropolita della provincia romana, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano e servo dei servi di Dio” (Annuario Pontificio).
Cristo ha stabilito un pastore e guida sicura per la nostra salvezza eterna. Gliene siamo immensamente grati.
IL TIMONE N. 27 – ANNO V – Settembre/Ottobre 2003 – pag. 3