Uno straordinario manuale di condotta cristiana destinato a uomini, donne, mariti e mogli. Per guidarli con consigli pratici a vivere quotidianamente secondo la fede
Fra i problemi che ancora oggi si pongono al cristiano, spiccano quello relativo al rapporto tra fede creduta e fede vissuta e quello riguardante il rapporto che il vero credente deve instaurare con le realtà mondane.
La prima questione riguarda direttamente la virtù della coerenza e la capacità di tradurre nella concretezza della vita quotidiana i precetti evangelici; la seconda ci porta a riflettere su come l’autentico seguace del Signore debba valutare i beni terreni e su quali comportamenti siano per lui accettabili o, al contrario, da respingere con decisione. Quante volte i cristiani si sono sentiti ripetere l’accusa di predicare bene e razzolare male! E quante volte ci si è posti la domanda su quale sia lo stile di vita autenticamente evangelico!
In questi casi, una delle cose migliori che possiamo fare è tornare ad abbeverarci alle fonti dell’antico cristianesimo, a quegli autori che nei primi secoli dell’era cristiana scrissero opere che allora furono utili e che ora risultano utilissime.
Il Pedagogo di Clemente Alessandrino
Uno straordinario manuale di condotta cristiana destinato a uomini, donne, mariti e mogli. Per guidarli con consigli pratici a vivere quotidianamente secondo la fede Il Pedagogo secondo Clemente È questo il caso de Il Pedagogo, scritto da Clemente Alessandrino, considerato il primo dotto cristiano, che visse all’incirca fra il 150 e il 215: si tratta di un’opera veramente preziosa, utilissima per avere indicazioni concrete in merito al comportamento che si addice all’autentico discepolo di Gesù. L’opera si presenta come un manuale di vita cristiana diviso in tre libri.
Nel primo, l’autore afferma a chiare lettere che l’unico vero educatore è Cristo: «Abbiamo dimostrato – scrive Clemente – che noi tutti siamo stati chiamati dalla Scrittura fanciulli e, inoltre, che quanti ci siamo messi alla sequela di Cristo veniamo allegoricamente designati come bambini, poiché uno solo è perfetto, il Padre di tutti: in lui è il Figlio e il Figlio è nel Padre. Ora proseguendo nell’ordine della nostra esposizione, dobbiamo spiegare chi sia il nostro Pedagogo. Egli si chiama Gesù».
D’altra parte – si legge ancora nel testo –, «noi che siamo in balia di questa vita come in profonda tenebra abbiamo bisogno di qualcuno che, senza errori e con esattezza, ci guidi sul cammino». Uno solo è il nostro Maestro e noi necessitiamo del suo insegnamento che, anche quando risulta severo, è sempre finalizzato al nostro bene e alla salvezza delle anime. Scrive Clemente a questo proposito: «Ebbene, non è dunque per odio che il Signore parla duramente agli uomini: avrebbe potuto farli perire a causa delle loro colpe e invece per noi ha persino sofferto. È un Pedagogo buono, che con molta abilità si serve di parole dure per esprimere il rimprovero. Le sue parole d’oltraggio sono come una frusta che risveglia la mente intorpidita degli uomini». Clemente ha dunque chiarito chi sia il Pedagogo e quale sia il suo compito: tocca a noi accettare i suoi insegnamenti salvifici, pena la dannazione eterna. Nel secondo e nel terzo libro in cui è suddivisa l’opera, l’autore presenta una lunga serie di norme e propone numerose esortazioni finalizzate a indicare la retta via che i cristiani devono seguire. Clemente si sta rivolgendo a uomini e donne che vivono in una città, qual è Alessandria d’Egitto, in cui il lusso e l’immoralità non sono certo assenti, un ambiente che richiede ai cristiani di vigilare attentamente sui loro comportamenti e sul loro contegno: tutto ciò ci fa comprendere come sia attuale quest’opera composta ben diciotto secoli fa!
Alcuni ammonimenti
È impossibile, nello spazio di un articolo, ricordare analiticamente tutti gli ammonimenti che Clemente rivolge ai suoi lettori e ci limiteremo a sottolinearne alcuni, cercando, tuttavia, di non tralasciare di segnalare tutti gli ambiti della vita su cui l’autore del Pedagogo si sofferma per ammaestrare i cristiani.
Le prime indicazioni riguardano il cibo e le bevande, e non sorprende che a tale proposito venga ribadito il valore della sobrietà e della frugalità, anche al fine di mantenere un buono stato di salute. Pure la partecipazione ai banchetti deve essere caratterizzata dalla semplicità e dall’assenza di ogni impudicizia.
Il riso smodato è da condannare, mentre è opportuno assumere un atteggiamento sereno e serio nel medesimo tempo.
Il turpiloquio è da respingere con decisione, lo scherzo rimanga entro i limiti della moderazione, l’uso di profumi e di corone va considerato superfluo.
Clemente prende in considerazione anche l’uso del sonno e raccomanda di evitare giacigli lussuosi e dormite inutilmente troppo lunghe.
Numerosi sono i consigli riguardanti la vita sessuale, tutti tendenti a insegnare la moderazione, che esclude categoricamente i rapporti contro natura che degradano le persone, rendendole simili agli animali, quand’anche dovessero avvenire tra coniugi, ai quali è raccomandata la pudicizia. Fermissima è la condanna dell’aborto.
Per quanto riguarda il vestiario, le calzature e gli ornamenti del corpo, Clemente ripete con forza il suo accorato appello alla sobrietà, convinto che la vera bellezza sia quella interiore, con la quale nulla hanno a che fare frivolezze e imbellettamenti. La dissolutezza delle ricche matrone avide di abluzioni, massaggi e unguenti, viene criticata aspramente. Il bagno e l’esercizio fisico non sono vietati, ma vanno finalizzati all’igiene e alla salute e non certo al piacere carnale.
La ricchezza autentica – ammonisce poi Clemente – è nell’anima: bisogna basarsi su questa certezza per scegliere il giusto stile di vita che si addice al cristiano e che è caratterizzato da pudore, onestà, benignità, operosità.
In ogni situazione, l’uomo di fede dovrà essere di esempio, mantenendo un contegno improntato a decenza e rigore.
Ciò sarà agevolato dalla familiarità con la Sacra Scrittura: non casualmente, giunto al termine del suo scritto, Clemente indica numerosi brani biblici, la cui lettura è di conforto e di sostegno per il credente chiamato a vivere una vita coerente con il santo Vangelo.
Il Pedagogo non è un testo improntato alla cupezza e non vuole imporre un crudo e freddo ascetismo: esso è piuttosto un libro scritto per incoraggiare i cristiani a non farsi condizionare dalle mode e dai costumi mondani: essi sanno che soltanto il Signore è l’origine della vera gioia e il datore dell’unico premio che conta davvero, quello eterno.
Ricorda
«Ora, la cosa migliore è non peccare affatto, in nessun modo: questo diciamo che è prerogativa di Dio. Al secondo posto vi è il non commettere nessuna iniquità di cui si abbia consapevolezza: ciò è proprio dell’uomo saggio. Al terzo posto vi è poi il non cadere mai nei molti peccati involontari: ciò è caratteristico delle persone di nobile educazione. Infine diciamo che vi è il non indulgere troppo a lungo nelle colpe: per coloro che sono chiamati alla conversione, infatti, anche lo stesso ricominciare a combattere è una via per la salvezza».
(Clemente Alessandrino, Il Pedagogo, I, 4.3).
Per saperne di più…
Clemente Alessandrino, Il Pedagogo, Città Nuova, 2005.
Berthold Altaner, Patrologia, Marietti, 1981, pp. 194-201.
Johaness Quasten, Patrologia, Marietti, 1980, vol. I, pp. 287-314.
IL TIMONE N. 115 – ANNO XIV – Luglio/Agosto 2012 – pag. 32 – 33
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