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11.12.2024

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Il popolo della notte
31 Gennaio 2014

Il popolo della notte

 

 

 

Discoteche, ecstasy, corse clandestine, riti macabri e profanazione di tombe: è inquietante il fenomeno di tanti giovani che scelgono la notte per “vivere”. Qualche riemedio elementare.

 

 

Negli ultimi anni, uno strano fenomeno sta caratterizzando sempre di più la vita di tanti giovani: quello della vita di notte. Moltissimi ragazzi scelgono di vivere nel buio, lasciandosi intrappolare da uno stile di vita trasgressivo e senza limiti. Escono tardi e ritornano a casa con le prime luci dell’alba, dopo molte ore trascorse in un pub o in discoteca. La notte, così, non è soltanto uno spazio di tempo, ma diventa una condizione dell’animo umano, uno stato di oscurità e di abbrutimento. Un vero e proprio buio interiore. Tra i pericoli di questa nuova moda, c’è sicuramente l’ecstasy, la nuova droga venduta in molti locali da ballo. Produce un’eccitazione del tutto innaturale ed una perdita di consapevolezza delle reazioni del proprio corpo. Il rischio mortale è legato al possibile colpo di calore, dovuto all’eccessiva attività fisica e all’aumento critico della temperatura.
Andando a ballare nel cuore della notte, i ragazzi manifestano un normale desiderio di dialogo e di comunicazione. Hanno voglia di stare assieme a qualcuno. Ma poi, si ritrovano soli.
La musica assordante, infatti, impedisce di parlare. E così, pur essendo circondati da tante persone, i giovani rimangono muti, privati della possibilità di dialogare. È come se ognuno ballasse dentro un guscio, isolato dal resto del mondo.
Intanto, intorno, si consuma lo spettacolo messo in scena dagli organizzatori della serata.
Sui cubi si esibiscono ragazze e ragazzi ridotti a una banale dimensione di U corpo u. Non sono più esseri umani, ma soltanto delle belle statue in movimento.
Il ritmo della musica è talmente forte che la droga diventa quasi una “medicina” da prendere, per stare al passo con gli altri. I frutti di certi comportamenti, troppo spesso, sono quelli che si leggono sui giornali del giorno dopo. Gli incidenti del sabato sera sono la logica conseguenza di un “cocktail” micidiale che riempie le notti di molti giovani: droga, alcolici, musica assordante, luci psichedeliche, impossibilità di comunicare…
E non è questo, purtroppo, l’unico modo per morire sulla strada. Un altro grande pericolo della vita notturna è il fenomeno delle folli corse in moto e in automobile.
Si tratta di vere e proprie gare clandestine, in cui molti ragazzi credono di misurare la propria potenza. In genere, vengono improvvisate in zone isolate, periferiche, dove si possono trovare lunghi tratti di strada poco frequentati, Il fenomeno sta crescendo, ormai, in molte parti del mondo e si lega ad un’altra triste piaga: quella delle scommesse clandestine. Mentre i ragazzi corrono, c’è chi sta a guardare e punta soldi sul possibile vincitore. Così, la vita e la morte diventano un macabro gioco con il quale arricchirsi. Sulla pelle delle persone…
Un altro fenomeno in crescita tra i giovani è quello di certe macabre “visite” notturne ai cimiteri. Negli ultimi anni, questo disgustoso “passatempo” ha dato origine a numerosi episodi di vandalismo e di profanazione, a volte legati anche al satanismo giovanile.
Nella notte di Halloween del 2001, in un paesino della Sardegna, otto minorenni mascherati da streghe, fantasmi e diavoli sono entrati in un cimiteri. Dopo aver scavalcato il cancello, hanno cominciato a scherzare e a rincorrersi. Poi hanno forzato la porta del ossario e hanno sparso le ossa tra le tombe e i vialetti.
Qualche anno prima, nel 1996, la procura di La Spezia aveva avviato una vasta indagine, denominata “Operazione Diablo”, per smantellare un’organizzazione di giovani dedita alla profanazione ,di tombe, al furto di oggetti sacri e a riti satanici di vario genere.
Una ragazza, appena ventenne, si faceva chiamare con uno pseudonimo: “Morgana”.
Assieme a un suo coetaneo,ha compiuto atti vandalici nei cimiteri. I due ragazzi hanno distrutto alcune statue e bruciato una croce di legno.
Inoltre, hanno coperto le lapidi di scritte come “Ave Satana” e “Supporta la guerra contro i cristiani”.
Come aiutare i giovani a non cadere in certe trappole? La prima proposta da fare, anche se può apparire banale, è quella di recuperare il valore del sonno e comprendere l’importanza del riposo durante notte.
Ogni tanto, naturalmente, può capitare di fare tardi. Ma quello non può diventare un’abitudine, uno stile di vita.
Scambiare sempre il giorno con la notte significa, inevitabilmente, pagarne le conseguenze.
La seconda proposta è quella di insegnare al ragazzi una sana “cultura del limite”, che deve essere alla base di ogni autentica civiltà.
Purtroppo, oggi, molti giovani sono educati con lo stile della totale anarchia. Spesso sono gli stessi genitori a proporre ai ragazzi questo tipo di insegnamento. A volte, mentre parlano dei loro figli, li sentiamo dire: “Io lo lascio libero, deciderà lui quando sarà maggiorenne”. Oppure: “Non voglio condizionarlo, deve essere lui a scegliere liberamente”.
Il rischio, quindi, è che i ragazzi rimangano degli eterni bambinoni. Che non crescano mai e non si assumano le proprie responsabilità. Con la scusa del “lasciarli liberi di scegliere”, i giovani finiscono per non essere educati. E la libertà diventa una trappola.
Oggi, purtroppo, il termine “libertà” viene spesso inteso come” libertà di fare tutto” .
Ma per essere davvero liberi è necessario porre dei confini morali alle proprie azioni.
Altrimenti, tutto diventa lecito. Non c’è più rispetto per se stessi e per gli altri.
Per giustificare certi comportamenti negativi viene utilizzata un’altra parola molto popolare: “libertà di scelta”: Oggi si sente spesso dire che drogarsi è una scelta, oppure che abortire è una scelta. E così con la scusa della “scelta” ci si sente autorizzati a compiere il male. Invece, sarebbe il caso di capire ch e noi non siamo soli. E che le nostre scelte possono danneggiare altri esseri umani. Ce lo ha fatto capire il grande regista Frank Capra, con un’immagine molto bella del film “La vita è meravigliosa”, la storia di un angelo che riesce a distogliere un uomo in crisi, George Bailey, dalla sua intenzione di suicidarsi.
George (l’attore James Stewart), nel corso della sua esistenza, non aveva fatto altro che seminare il bene. Aveva costruito un villaggio per i poveri e salvato la vita a suo fratello Harry. Il fratello, a sua volta, aveva salvato la vita a tanti soldati, durante la guerra.
L’angelo mostra a George come sarebbe stata diversa, e triste, la, sua città se lui non fosse mai nato. Nessuno avrebbe mai costruito le case per i poveri. E nessuno avrebbe salvato la vita a suo fratello, il quale, essendo morto, non avrebbe potuto salvare i soldati.
L’angelo dice a George: “La vita di un uomo è legata a quella di tanti altri uomini. E quando quest’uomo non esiste, lascia un vuoto”.
Ecco perché la vera educazione dei giovani è quella che propone dei limiti, delle regole, dei “no”. Inizialmente potrà sembrare meno simpatica e meno gradita, ma a lungo andare si rivelerà la soluzione migliore per illuminare la grande notte che tanti ragazzi hanno “dentro”.
RICORDA
“Oggi il mondo brulica dsi maestri dell’effimero. Non insegnano ai giovani a vivere, ma a come consumare il tempo della vita. Senza slancio ideale e morale, la nuova generazione non sa che cosa fare della propria esistenza. la butta via come un oggetto privo di valore. Senza motivazioni spirituali che la riscattano e la elevano, la vita diventa un fardello insopportabile”.
(P. Livio Fanzaga, Cristianesimo controcorrente. Pensieri sul destino dell’uomo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, p. 32).

 

 

 

IL TIMONE N. 26 – ANNO V – Luglio/Agosto 2003 – pag. 14 – 15

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