Lo sterminato materiale osceno on line frutta un business colossale. In certi Paesi, a 13-14 anni, il 90% dei maschi ha già visto un sito porno. Ne risulta una visione gravemente riduttiva e mercificante della persona e casi di dipendenza patologica. Bisogna ripartire dall’educazione
Se il PC è moderatamente veloce, bastano trenta secondi. Trenta secondi per digitare su Google una parola di riferimento, arrivare a una lista di siti pornografici, sceglierne uno e trovarsi di fronte a una scelta di filmini da cliccare. Questo succede senza che venga chiesta una carta di credito, senza trovarsi lo schermo invaso di stick pubblicitari non sollecitati, senza neanche l’ipocrita preavviso «stai per entrare in un sito riservato agli adulti».
Il PC da cui si accede può trovarsi in una qualsiasi parte del mondo (per questo tipo di “opere” non è necessaria alcuna traduzione) e la persona che vi accede può essere chiunque: uomo o donna, bambino o anziano.
Alcuni dati impressionanti
Difficile trovare statistiche attendibili sul porno online: spesso manca la specificazione dell’area sotto analisi e i dati variano di continuo. Negli Stati Uniti (dove viene prodotto più dell’85% del materiale pornografico) è stato calcolato che esistano in tutto il mondo più di 4,2 milioni di siti Web che svolgono questo servizio gratis o a pagamento.
Il fatturato di questo settore nel 2006 si è aggirato sui 2,84 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra relativamente modesta per via della presenza di un alto numero di siti gratuiti: per contro il payperview erotico, secondo Wikipedia, ha raggiunto nel 2001 i 128 miliardi di dollari mentre la nuova frontiera, il porno su cellulare, era già arrivato a 30 miliardi di dollari.
Sorprese interessanti svelano le statistiche riguardo a chi usufruisce di questo “servizio”: sempre limitatamente agli USA, dove il 25% delle ricerche sui motori di ricerca riguardano temi collegati con il sesso, gli uomini sono solo il 72% dei pornonauti, quindi le donne hanno raggiunto l’importante percentuale del 28% del consumo. Evidentemente la parità dei sessi va conquistata anche in questo settore.
Per avere informazioni sui minorenni dobbiamo spostarci in Canada: nella fascia di età fra i 13 e i 14 anni, il 90% dei ragazzi ha acceduto almeno una volta a un sito porno, contro il 70% delle ragazze. Quelli invece che vi accedono con regolarità sono il 30% dei ragazzi e l’8% del le ragazze.
Per molti non è un problema
Si tratta evidentemente di un problema di dimensioni mondiali e occorre domandarsi se ci sono iniziative, se non internazionali, almeno nazionali già in atto. Ma ancor prima è opportuno domandarsi: il fenomeno è recepito come un problema? La risposta è no.
L’unica iniziativa conosciuta in questo momento è quella dell’attuale governo islandese che ha espresso la sua intenzione di bandire la pornografia da Internet a protezione dei minori, allo stesso modo con cui ha già vietato quella su carta stampata. L’ipotesi ha immediatamente sollevato un’ondata di proteste da parte dei fautori dell’internet libero: una iniziativa del genere – dicono – violerebbe la libertà di informazione ed espressione e porterebbe l’Islanda al livello di Cina, Nord Corea e Iran, che censurano i siti internet.
Qualche anno fa anche l’Australia aveva avviato una proposta di legge simile ma successivamente aveva dovuto abbandonarla, sia per le opposizioni ricevute che per le difficoltà tecniche.
Inutile dire che anche i giovani frequentatori, più o meno assidui, non vedono nei confronti del porno alcun problema, ma solo un momento di svago: uno studio effettuato presso gli studenti dei campus universitari degli Stati Uniti rivela che il 67% dei ragazzi e il 49% delle ragazze intervistate considerano la pornografia accettabile.
La dipendenza
Restando in ambito Italiano, il prof. Carlo Foresta, che con il progetto Androlife ha rilevato, su un campione di 20.000 giovani analizzati, che il 7% ha manifestato una dipendenza dal sesso, cioè «il collegarsi si trasforma in automatismo al quale sembra impossibile sottrarsi», è stato oggetto di una serie di attacchi denigratori e di commenti scettici quando un articolo sul suo lavoro è apparso sul Mattino di Padova.
Ritengo che alla fine sia inutile aspettarsi (almeno a breve) interventi a livello nazionale (ancor meno internazionale) su ipotetiche restrizioni al porno online; allo stesso modo, è poco utile giustificare delle restrizioni al porno online ponendo sul tavolo situazioni patologiche, ancorché gravi, di dipendenza che intervengono in una certa percentuale.
Ripartire dall’educazione
Occorre piuttosto rimboccarsi le maniche, a livello individuale e collettivo, intervenendo sulla educazione dei nostri figli e sulla promozione di una visione integrale dell’uomo, utilizzando quel buon senso di cui per fortuna tutti gli uomini e tutte le donne di coscienza sono dotati, senza essere specialisti in psicologia.
È evidente che ogni comportamento che consista nel puro “consumare” sensazioni, come atto fine a se stesso, finisce per far smarrire quella superiore capacità dell’uomo che è in grado di dare a tutto ciò che compie un significato che trascende la pura materialità dell’atto.
Nella fattispecie del porno, lo stimolo sessuale, destinato per sua natura a sostenere un intimo rapporto fra uomo e una donna che desiderano esprimere in questo modo l’amore dell’uno verso l’altra, degenera in una forma di consumo egoistico che si chiude, invece di aprirsi, all’altro/a. La donna che si desidera non è quell’essere in carne ed ossa che si ha davanti, ma la pornodiva che si è ultimamente contemplata sullo schermo del PC.
Nel caso degli adolescenti la situazione è più grave: se l’adulto ha una identità sessuale già costituita, il ragazzo o la ragazza, la cui identità è ancora in formazione, finiscono per subire l’influenza di quella sessualità spesso deviata ed estrema che compare sullo schermo del PC. È proprio quello il momento dove i genitori debbono invitare il/la loro figlio/a ad apprezzare la bellezza di un rapporto reale con gli altri, anche affrontando le inevitabili difficoltà che possano sorgere.
Due film su queste situazioni
Il cinema, con la sua grande capacità di narrare per immagini, è riuscito di recente a raccontare molto efficacemente queste situazioni.
Nel film Il prossimo tuo (2008) della regista e sceneggiatrice finlandese Anne Riitta Ciccone, il protagonista attraversa un periodo di depressione e non vede altra soluzione, per “sentirsi vivo”, che abbruttirsi nella pornografia online. Ne uscirà fuori proprio aiutando una ragazza invischiata nel giro del porno e della prostituzione e comprenderà che dietro quelle immagini che lui usa per il suo consumo ci sono delle persone in carne ed ossa, spesso costrette a subire situazioni umilianti.
Anche nel film Shame (2011), non certo un film da educande per le sue immagini esplicite, il protagonista è porno-dipendente e per questo è diventato totalmente anaffettivo e chiuso agli altri: non comprende l’invocazione di aiuto che sua sorella, più sola di lui, gli rivolge e quando sembra finalmente aver trovato una ragazza di cui si potrebbe innamorare, non è in grado di esternare anche le più semplici, naturali espressioni di affetto.
Per saperne di più…
www.ilfiltro.it
Moige, Per un web sicuro, www.moige.it/progetto/per-un-web-sicuro
IL TIMONE N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 14 – 15
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