Lo spacciano per sicuro ma non è vero! Il virus dell’Hiv può trasmettersi anche se il preservativo è correttamente usato. Perché non informano i giovani di questo pericolo? Forse per non mettere in pericolo il business di certe lobbies.
Una propaganda interessata, cui non mancano ingenti mezzi economici, sostiene, in assenza quasi totale di voci contraddittorie, che l’uso del preservativo garantisce totalmente dal contagio del virus Hiv, impedendo la diffusione della malattia del secolo, dell’ AIDS.
Ovviamente nel mondo laicista si dice peste e corna nei confronti della Chiesa cattolica, la cui morale retrograda e oscurantista si ostina a negare liceità all’uso dei contraccettivi, anche in epoca così a rischio di contagio mortale per larghe fasce di popolazione, soprattutto nei Paesi più poveri. Chiesa senz’ anima, arroccatata su principi insostenibili, crudele, inamovibile e insensibile persino di fronte al pericolo di morte che circonda i nostri giovani. E così, ancora una volta sul banco degli imputati, la Chiesa ed i cattolici, per lo meno quelli che ancora seguono le indicazioni del Magistero in materia di morale sessuale, vengono additati a incoscienti, se non colpevoli, complici della propagazione del virus letale.
Costretti in difesa, noi cattolici non sappiamo quasi che cosa balbettare di fronte all’indice puntato di questi giustizieri dal giudizio inappellabile.
Ma si è proprio certi che le cose stiano veramente così? Si è sicuri che il profilattico protegga totalmente dal virus dell’ AIDS?
Facciamo il punto della situazione.
1. Chi è siero positivo ha una malattia mortale di cui l’AIDS non è che lo stadio finale.
2. Chi è sieropositivo può contagiare gli altri.
3. Attualmente non esiste alcuna medicina o vaccino che guarisca da questa malattia e dunque l’unico mezzo per non contrarre questo virus è la prevenzione.
Ma oggi, quando si parla di prevenzione, viene alla mente una parolina magica: ‘preservativo’. Lo dice il nome: preserva. Preserva la donna dal rimanere incinta, preserva giovani e meno giovani dal mortale contagio dell’Hiv.
Ma qualcuno – ci limitiamo a prenderne atto – dubita che il preservativo sia realmente uno strumento che garantisca di non essere contagiati dal virus. La cosa è risaputa, circola negli ambienti scientifici, ma si preferisce non divulgarla.
Tra i dubbiosi va annoverato il professor Joannes. P.M. Lelkens, emerito di anestesiologia all’Università di Maastricht e docente di fisiologia all’Istituto “MEDO” di Kerkrade (paesi Bassi) per la famiglia e l’educazione.
La tesi del professor Lelkens parte innanzi tutto da una constatazione: la probabilità di rimanere incinta utilizzando costantemente, in ogni rapporto sessuale, il preservativo varia tra il 9% e il 14%. Vale a dire che se 100 coppie, per un anno intero, usano esclusivamente il preservativo come anticoncezionale, circa 12 donne rimangono incinte.
Il dato, sconosciuto al popolo dei fruitori di contraccettivi, è confermato anche da una recente indagine condotta dall’ Associazione degli ostetrici e ginecologi ospedali eri italiani (Aogoi). Anche questa indagine, ovviamente, è passata sotto silenzio quasi totale.
Ma proseguiamo. È dunque provato scientificamente che gli spermatozoi possono passare attraverso il preservativo.
Lo stesso professore ci informa che il virus dell’ AIDS è più piccolo degli spermatozoi (0,1 micron) e perciò ha più facilità a passare attraverso il profilattico.
Quanto afferma il professor Lelkens è confermato da uno studio compiuto da C.M. Roland, capo della sezione “Proprietà dei polimeri” del Naval Research Laboratory di Washington, apparso in un articolo della rivista specializzata Rubber World del giugno del 1993. “Sulla superficie del preservativo – scrive Roland – la struttura originale appare al microscopio come un insieme di crateri e di pori. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus”.
La notizia va presa con estrema attenzione: il preservativo presenta fori 50 volte più grandi del virus dell’ AIDS e quindi questo virus può benissimo attraversare la parete di gomma del pro-filattico.
La maniera migliore per verificare la veridicità di questi dati era testare nella realtà la presunta sicurezza offerta dai preservativi.
Questo è appunto ciò che ha fatto la dottoressa Susan C. Weller che ha studiato la frequenza della trasmissione del virus, usando sempre il preservativo per un anno, tra coppie di marito e moglie nelle quali uno solo dei due partners è sieropositivo.
In questo studio è emerso che ben il 30% delle persone sane si è ammalato nell’arco di un anno; ciò a dimostrare che questi soggetti, nonostante l’uso continuato del preservativo, sono stati contagiati dal loro coniuge.
Una percentuale strabiliante che, se confermata, inficia del tutto il comune pensare di tanti promotori delle campagne del “sesso sicuro”. Sostenere, come fanno molti messaggi pubblicitari, che l’uso del preservativo garantisca totalmente da rischi di contagio è del tutto falso.
Se il messaggio fosse accolto acriticamente – come purtroppo avviene spesso – dai nostri studenti, in ogni classe 6-7 dei nostri ragazzi (appunto circa il 30 %) rischierebbero pericolosamente di essere sacrificati alle campagne del “sesso sicuro”. Vien da chiedersi quanti genitori sarebbero disposti a sottoscrivere tali campagne. E quanti giovani, se informati della verità, sarebbero disposti ad accoglierle acriticamente, come spesso oggi avviene.
Infine, oltre al fatto che il preservativo presenta veri e propri tunnel che permettono il passaggio del virus all’ esterno dello stesso, non dimentichiamoci che il profilattico durante il rapporto può subire lacerazioni (i preservativi nuovi hanno una probabilità di lacerarsi del 3,6%, quelli vecchi di qualche anno fino al 18,6%); può, se non utilizzato correttamente, provocare passaggio di liquido seminale, e con esso anche il virus Hiv, e, da ultimo, può sfilarsi.
Se sommiamo tutti questi rischi dobbiamo necessariamente essere d’accordo con il parere autorevole del professor Leopoldo Salmaso, medico epidemiologo e aiuto infettivologo presso l’ospedale di Padova, parere confermato dai risultati delle ricerche condotte dal Federal Drugs Administration, l’ente che negli Stati Uniti controlla i medicinali: “Il preservativo può ritardare il contagio, ma non arrestarlo”.
La conclusione si impone: contare sui preservativi è far la corte alla morte.
A questo punto sorge spontanea una domanda: perché i risultati di queste ricerche non sono noti all’ opinione pubblica? Forse per non generare un panico di massa? Ma quando c’è di mezzo la nostra salute, non abbiamo tutti il diritto di sapere? Non sarà che la vendita di preservativi fattura milioni di dollari in tutto il mondo e simili notizie segnerebbero la fine di un così imponente busi-ness? Domande che attendono risposta. Tornando invece al problema di come debellare l’AIDS, che cosa possiamo fare di realmente efficace per fermare questa malattia, dato che i preservativi offrono così poche garanzie? Qual è la vera strada del sesso sicuro?
La sola strada che dà certezza di non contrarre il virus è proprio quella di non avere rapporti sessuali con persone infette: la strada dell’ astensione sessuale, proprio quella tanto derisa, gabellata per retrograda, qualificata come castrante la personalità dei nostri giovani. Eppure, il ragionamento non fa una piega. Il professor Salmaso ci aiuta con un esempio pubblicato su Avvenire: “Se un bambino ha il morbillo, abbiamo due modi per arginare l’infezione. Eliminare il rischio di contagio tenendolo a casa, oppure mandarlo a scuola facendogli indossare una mascherina. Va da sé che questo secondo criterio è assai più insicuro rispetto al primo. Portando la mascherina il bambino contagerebbe i compagni di scuola in quindici giorni, anziché in uno. Ma il risultato sarebbe ugualmente quello di un’ epidemia generalizzata” .
Questo è quanto può accadere, fatte le debite proporzioni, quando una persona sieropositiva utilizza il preservativo. Non è certa di evitare il contagio, ma solo di ritardarlo.
Naturalmente, soluzione efficace e raccomandabile è la fedeltà reciproca nel matrimonio. Ma, guarda caso, qui torniamo al recupero di quella visione monogamica della coppia, proclamata dalla Chiesa sin dall’inizio della sua bimillenaria storia.
Ancora una volta questi cattolici. Che abbiano ragione anche quando parlano di preservativo?
RICORDA
– Il preservativo presenta fori il cui diametro è 50 volte più grande della grandezza del virus dell’AIDS.
– L’astensione dai rapporti sessuali con persone sieropositive e la fedeltà reciproca nel matrimonio sono l’unica garanzia sicura contro il contagio
– Studi epidemiologi, scientificamente condotti, dimostrano come nel 7-15% dei casi, fino al 30% in alcuni studi, l’infeszione si verifichi nonostante l’uso del preservativo.
IL TIMONE – N. 1 – ANNO I – Maggio-Giugno 1999 – pag. 13 – 14
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