Che cosa si aspetta un laico da un sacerdote? La confusione oggi è talmente diffusa che potremmo ascoltare richieste di ogni tipo, ma è indubbio che tra le sacche di resistenza al processo di scristianizzazione dell’Europa si trovano molti, giovani e anziani, ad avere idee e richieste molto precise circa l’identità del sacerdote. Idee che poi corrispondono a quello che scrive il Catechismo a proposito della figura sacerdotale.
Si può cominciare dalla storia per arrivare ai giorni nostri. È indubbio infatti che l’Italia, e l’Europa, hanno subito un processo di scristianizzazione che ha allontanato dalla fede una generazione, quella nata dopo la guerra e cresciuta nell’Italia del boom economico, quella degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.
La rivoluzione culturale esplosa negli anni successivi al 1968 ha disarticolato tutte le comunità cristiane che vivevano la vita cristiana per abitudine, senza eccessive preoccupazioni apologetiche, sul perché della loro scelta. Ovviamente anche il sacerdote è stato colpito da questi eventi.
In primis, il sacerdote è cambiato molto in alcuni aspetti umani. Non è più il “centro del mondo” come lo era ancora negli anni Cinquanta, quando il mondo cattolico aveva una significativa visibilità, e il cosiddetto clericalismo era qualcosa che si respirava, quasi naturalmente e senza consapevolezza, all’interno delle comunità cristiane. La rivoluzione culturale del Sessantotto ha profondamente scosso tante certezze, alcune fondamentali altre frutto di situazioni storiche contingenti. Da oggetto di privilegi spesso esagerati e fuori luogo da parte di un ambiente clericalizzato, il sacerdote è diventato oggetto di disprezzo da parte di quella società che in quegli anni si “ritirava” dalla Chiesa e si scristianizzava. È rimasto invece il cuore di comunità sempre più piccole, ma più consapevoli, come sempre avviene dopo una bufera ideologica. E può cominciare, con esse, ad animare quella nuova evangelizzazione che i Pontefici chiedono, ormai da decenni, per riallacciare l’Europa alle radici cristiane che ha abbandonato. Oggi, che non ha più l’ultima parola su ogni cosa, come quando, nelle comunità, era l’unico o quasi ad avere studiato, e dunque l’unico a essere ricercato e interrogato, “fare il prete” è diventata una scelta difficile ma affascinante, senza ritorni mondani, ma certamente autentica.
Privato di molti privilegi, il sacerdote ne ha guadagnato perché è stato spinto verso l’essenziale della sua vocazione. I pochi giovani preti hanno recuperato una dimensione d’umiltà che conquista e hanno una disponibilità a piegarsi sulle disgrazie dei loro fedeli esemplare, che affascina. Questo è quello che soprattutto viene ricercato dai fedeli. I quali sono felici di incontrarli dove è, naturalmente, il loro “primo” posto, in confessionale soprattutto, oppure in preghiera. Perché molti vanno a confessarsi se vedono il confessionale presidiato, altrimenti rimandano.
Il sacerdote è l’uomo che rende presente Dio e ne trasmette la Grazia, soprattutto attraverso la celebrazione del sacrificio di Cristo. Crediamo di averlo ricordato attraverso questo dossier. Le sue mani trasformano il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo, le sue mani benedicono e lasciano penetrare la Grazia di Dio in chi la accoglie: questo i fedeli lo sanno e questo anzitutto desiderano e ricercano.
Naturalmente non significa che un prete non abbia altri doni, da quelli intellettuali ad altri umani, ma non sarà per questi doni che trasmetterà la grazia sacramentale attorno a lui.
Infine il prete è anche un predicatore, come abbiamo spiegato, ma della Parola di Dio e del Magistero della Chiesa, non delle sue opinioni. Questo è un altro punto importante. Il corpo mistico di Cristo al quale appartiene culmina nel Pontefice regnante, non nel teologo preferito o nell’autore appena letto. Eppure, raramente capita di ascoltare omelie legate al Magistero pontificio e alla sua diffusione.
“Non abbiamo tempo per leggere tutte queste cose” dicono i più sinceri e sinceramente dispiaciuti: ma qualcosa non va, se è così. Il prete non può non leggere e studiare, così come deve pregare per poter essere fedele alla sua vocazione.
Il prete, in sostanza, è una figura essenziale per il presente e il futuro della Chiesa, e anche per la salute spirituale dei fedeli. Possono essere criticati tanti loro comportamenti, ma senza dimenticare il ruolo loro affidato dalla Provvidenza divina. E soprattutto senza dimenticare mai di esaminare la nostra coscienza su quanto, e come, ci siamo ricordati di pregare per loro, dopo averi o preteso per noi da parte loro.