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5.12.2024

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Il Purgatorio
31 Gennaio 2014

Il Purgatorio

 

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “Il Timone”, ha tenuto a Radio Maria il 9 marzo 2000, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la suddivisione in paragrafi utilizzata per i suoi appunti dall’autore.
1. Questa sera parleremo del Purgatorio. È un tema dottrina le, che distingue noi cattolici, e anche, per certi versi, i cristiani ortodossi, che crediamo nella sua esistenza, rispetto a Protestanti e Testimoni di Geova, che la negano.
2. Costoro, non credendo all’esistenza del Purgatorio, non credono che esistano anime bisognose di preghiere: inutile sarebbe, per loro, pregare per le anime dei defunti.
3. Il Purgatorio è un tema sul quale si sono cimentati anche gli storici.
Alcuni ritengono che questa dottrina sia stata inventata dalla Chiesa medievale. Prima di quel tempo, sostengono, nessuno avrebbe mai parlato di questa realtà ultraterrena.
4. Le cose stanno diversamente.
5. Tra le verità di fede cattolica vi è anche quella del Purgatorio. La “professione di fede” formulata da papa Paolo VI recita: “Crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Dio ” sia quelle che devono essere ancora purificate col fuoco del Purgatorio sia quelle che, come il buon ladrone, sono ricevute in Paradiso subito dopo di esser si separate dal corpo – costituiscono il popolo di Dio dopo la morte” .
6. L’esistenza del Purgatorio è riaffermata dal Concilio Vaticano Il, nella Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, dove si legge: “Fino a che il Signore non verrà nella gloria e tutti gli angeli con lui (cf. Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cf. 1 Cor 15, 26- 27), alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri passati da questa vita, stanno purificandosi e altri godono della gloria” (n. 49).
7. Per quanto ci riguarda, non mancheremo di chiedere alla storia se corrisponde al vero l’affermazione secondo la quale la dottrina del Purgatorio sarebbe nata nell’epoca medievale, inventata dalla Chiesa cattolica molti secoli dopo la morte di Gesù.
8. Ma ora entriamo nel vivo della conversazione e illustriamo le ragioni della tesi che intendiamo difendere. La dottrina del Purgatorio nasce dalla Sacra Scrittura. È dottrina illustrata nella Parola di Dio. Ed è sempre stata creduta dalla Chiesa.

La Sacra Scrittura
9. Nell’Antico Testamento è di fondamentale importanza il capitolo 12 del secondo libro dei Maccabei. Qui si narra un episodio significativo. Giuda Maccabeo, dopo avere vinto una decisiva battaglia per la nobile causa dell’indipendenza degli Ebrei, si reca sul campo di combattimento per seppellire i caduti. Si accorge che sotto la tunica di ciascun caduto vi erano oggetti idolatrici, dedicati agli idoli pagani, e Giuda Maccabeo capisce, in quel momento, perché questi soldati erano morti.
10. Dio li aveva puniti per questo peccato. Cosa racconta la Bibbia?
Racconta che Giuda Maccabeo prega e fa pregare il popolo di Israele perché Dio perdoni il peccato commesso da quei soldati. Erano morti combattendo per una nobile causa, erano morti con “sentimenti di pietà” (lo dice il racconto biblico) e Giuda Maccabeo fa innalzare preghiere a Dio per i defunti. Questa èla prova che si credeva nella possibilità che i peccati dei defunti fossero perdonati.
11. Si legge ancora che Giuda Maccabeo fece una colletta e la “inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio” e la Bibbia dice che agì” in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della Risurrezione. Perché se non avesse avuta ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentavano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12, 43-45).
12. Ricaviamo un primo insegnamento. Quando noi cattolici preghiamo per le anime dei defunti siamo in perfetto accordo con quanto insegna la Parola di Dio.
Facciamo un’opera” buona e nobile”, un’opera “santa e devota”, come ha fatto Giuda Maccabeo.
13. Proseguiamo nella nostra riflessione. Ricordiamo brevemente tre passi del Nuovo Testamento che alludono al Purgatorio.
14. Il primo lo troviamo nel Vangelo di san Matteo: “Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo” (5,25-26).
15. Lasciamo agli esegeti il compito di approfondire il senso di questo passo, ma facciamo una considerazione. Delle due l’una: o Gesù, quando parla di questa prigione, intende una prigione terrena, come quelle che ci sono sulla terra (e allora, spiace dirlo, si è sbagliato: infatti, in realtà succede che alcuni escano di prigione senza aver scontato tutta la pena), oppure Gesù parlava di una “prigione” non terrestre, dove si sconta – quindi si “purga” – fino all’ultimo spicciolo, infallibilmente. E questa prigione dove chi lo merita sconta fino all’ultimo spicciolo è proprio il Purgatorio.
16. Il secondo passo lo troviamo ancora nel vangelo di san Matteo: “Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo spirito non sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro” (12,31-32).
17. Sant’Agostino, san Gregorio Magno e san Bernardo hanno visto in questo passo una allusione alla possibilità che alcuni peccati, meno gravi della bestemmia contro lo Spirito, siano perdonati nella vita futura, quindi dopo una purificazione.
18. Ma il brano più importante viene da san Paolo. L’Apostolo delle genti scrive nella sua prima Lettera ai Corinti: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce.
Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno saràben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco” (1 Cor, 3, 10-17).
19. Per san Paolo l’opera di quelli che hanno costruito la loro vita sul fondamento Gesù Cristo verrà provata, giudicata. Se l’opera sarà trovata imperfetta, costoro verranno puniti, ma non per sempre: si salveranno, tuttavia dopo essere passati per il fuoco purificatore.
20. Bene: questo è il Purgatorio.
Come si vede, la credenza nell’esistenza del Purgatorio è fondata biblicamente. Credere alla necessità di pregare per le anime del Purgatorio ha fondamento biblico.
21. Noi cattolici possiamo stare tranquilli. La nostra fede è conforme all’insegnamento biblico.

La storia
22. Facciamo un passo avanti. Una conversazione di apologetica non può evitare di interrogarsi sulla storia. Che cosa pensavano i primi cristiani riguardo il Purgatorio?
Professavano la stessa fede che professiamo oggi noi cattolici? Oppure dobbiamo riconoscere che l’idea del Purgatorio è stata inventata dalla Chiesa in epoca successiva?
23. La risposta va cercata nelle tracce che la storia ci ha lasciato.
24. Il primo esempio che voglio ricordare è tratto dal commovente diario di una grande martire cristiana, Perpetua, che fu uccisa a Cartagine, in Africa, il 7 marzo dell’anno 203 insieme ad altri cinque cristiani: Felicita, Revocato, Saturnino, Secondalo e il loro catechista Saturo.
25. Il commovente diario di Perpetua ci fa comprendere la grandezza dei martiri dei primi tempi del Cristianesimo, uccisi in odio alla fede nei modi più brutali, davanti a folle impazzite che gioivano per questi crudeli spettacoli. Perpetua e i suoi fratelli nella fede furono dapprima gravemente feriti da belve feroci e poi finiti con un colpo di grazia, passati a fil di spada.
26. Il diario ci narra un episodio importante per il tema che stiamo trattando. Mentre si trovava in prigione, Perpetua ha una duplice visione. Nella prima vede suo fratello Dinocrate, “morto a sette anni per un cancro che gli aveva devastato la faccia” al punto che, scrive Perpetua, “la sua morte aveva fatto inorridire tutti”. Perpetua vede suo fratellino uscire” da un luogo tenebroso dove vi era molta altra gente; era accaldato e assetato, sudicio e pallido. Il volto era sfigurato dalla piaga che l’aveva ucciso”. E, sempre in questa prima visione, Perpetua vede suo fratello che cerca invano di abbeverarsi ad una piscina e con ciòcapisce che Dinocrate sta soffrendo.
27. Impietosita da questa visione, Perpetua prega per l’anima di suo fratello defunto. Il Signore ascolta le sue preghiere e in una seconda visione ella vede Dinocrate perfettamente guarito, in grado di abbeverarsi, capace di giocare come fanno tutti i bambini. Interpretando questa seconda visione, Perpetua scrive: “Mi svegliai e compresi che la pena (del Purgatorio) gli era stata rimessa”.
28. Prestiamo attenzione a questo episodio. La storia ci consegna un documento straordinario, che risale all’inizio del terzo secolo, nel quale Perpetua, martire della fede cattolica, fa esplicito riferimento al Purgatorio.
29. Nel terzo secolo dopo Cristo i cristiani credevano all’esistenza del Purgatorio, come dimostra il diario della martire Perpetua.
30. Capite bene, cari amici, che basta questo documento per smantellare l’accusa che il Purgatorio sia stato inventato dalla Chiesa cattolica nell’epoca del suo maggior splendore, nel Medioevo. In realtà, già i primi cristiani credevano nella sua esistenza.
31. Proseguiamo il nostro viaggio nella storia. Prima della testimonianza di Perpetua, nel secondo secolo la storia ha collocato un’ altra testimonianza della credenza nel Purgatorio. O meglio: della credenza nella necessità di pregare per le anime dei defunti e quindi, ovviamente, del Purgatorio, anche se non lo si chiamava con questo nome.
32. Perché diciamo “ovviamente”. Perché i cristiani sapevano, e sanno bene ancora oggi, che pregare per le anime del Paradiso è inutile, perché esse godono già della felicità eterna; e pregare per le anime dei dannati non solo è inutile, ma è una gravissima offesa fatta a Dio e alla sua infinita e infallibile giustizia.
33. Pertanto, quando troviamo documenti che attesta no la pratica di pregare per le anime dei defunti, ciò dimostra che i cristiani credevano nella possibilità di aiutarle; era no anime non certo destinate all’inferno (altrimenti sarebbe stato peccato pregare per loro) e nemmeno già in paradiso (altrimenti sarebbe stato inutile pregare): si tratta dunque di anime destinate al Paradiso, ma che avevano bisogno di un’ulteriore purificazione, che avevano bisogno di suffragi: è ciò che noi chiamiamo Purgatorio.
34. Nel secondo secolo la storia colloca il notissimo epitaffio di Abercio. Costui era un cristiano, probabilmente vescovo di lerapoli, in Asia Minore, il quale, prima di morire, compose di propria mano il suo epitaffio, cioè l’iscrizione per la sua tomba.
35. In questo epitaffio leggiamo una frase importante per il tema che stiamo affrontando: “Queste cose dettai direttamente io, Abercio, quando avevo precisamente settantadue anni di età.
Vedendole e comprendendole, preghi per Abercio”.
36. Abercio invita quelli che visiteranno la sua tomba a pregare per lui. Invita a pregare per lui defunto, quindi per la sua anima. Siamo di fronte, come si può comprendere, ad una antichissima testimonianza che dimostra come la Chiesa primitiva credesse al Purgatorio e alla necessità di pregare per le anime dei defunti.
37. Questo antichissimo documento, di straordinaria importanza, conferma che noi cattolici abbiamo ragione quando crediamo nell’esistenza del Purgatorio. La nostra fede è conforme alla fede dei primi cristiani. Pazienza se nel corso dei secoli, dopo la Riforma protestante o la nascita dei Testimoni di Geova, è emerso qualcuno che ha negato questa verità. Noi stiamo dalla parte di ciò che insegna la Bibbia e che professano i veri cristiani fin dai tempi della Chiesa primitiva.
38. Continuiamo il nostro viaggio apologetico nel mondo della storia. Un’altra preziosa testimonianza ci giunge da Tertulliano (ca 155 – ca 222). Egli era un pagano, convertito al Cristianesimo; divenne uno strenuo apologeta del cattolicesimo prima di cadere, purtroppo, nell’eresia montanista.
39. Tertulliano ci interessa per la sua testimonianza storica. Nel suo De Corona, scrive: “Nel giorno anniversario facciamo preghiere per i defunti”. Il dato storico è importante: abbiamo una prova ulteriore che la Chiesa dei primissimi tempi pregava per i defunti, quindi per le anime del Purgatorio.
40. Tertulliano ci offre un altro documento importante: nel suo De monogamia, scrive: “La moglie sopravvissuta al marito offre preghiere per la gioia di suo marito nei giorni anniversari della sua morte”, dove si intende bene che la moglie prega perché l’anima del defunto giunga presto alla gioia del Paradiso.
Questo documento storico conferma la credenza dei primi cristiani nell’esistenza del Purgatorio: si prega perché le anime dei defunti giungano presto nella gioia, cioè in Paradiso.
41. La storia è ricchissima di testimonianze. Anche il grande sant’Agostino attesta la fermissima fede della Chiesa dei primi secoli nella esistenza del Purgatorio. Scrive il santo vescovo di Ippona: “Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla pietà dei loro cari ancora in vita, quando è offerto per loro il sacrificio del Mediatore [qui sant’Agostino sta parlando del sacrificio della Messa], oppure mediante elemosine” (De fide, spe, et caritate).
42. Riportiamo un’ultima testimonianza, anche per non stancare i nostri amici radioascoltatori.
Proviene da sant’Efrem di Siro, vissuto nel IV secolo (306-373). Siamo di fronte ad un uomo di grandissime virtù, che raggiunse una immensa fama di santità. Era così importante che San Girolamo (ca 347 – 419 o 420) attesta che gli scritti di sant’Efrem erano letti pubblicamente in Chiesa, dopo la Sacra Bibbia.
43. Scrive sant’Efrem nel suo testamento: “Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me, fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai vivi” (Testamentum).
44. Anche questa, dunque, è una testimonianza offerta dalla storia nella credenza della Chiesa dei primi secoli: i morti potevano ricevere benefici dalle preghiere dei vivi.
Ricordo, come già detto, che non si poteva trattare né delle anime del Paradiso (che non hanno bisogno di nostri benefici) né di quelle dell’inferno (che non possono ricevere alcun beneficio).
45. Siamo giunti al termine di questa conversazione apologetica. Che cosa ci portiamo a casa? Vi lascio due considerazioni: la prima riguarda la dottrina del Purgatorio che viene contestata.
Abbiamo visto che si tratta di una verità fondata sulla Sacra Scrittura e sempre creduta dalla Chiesa e dal popolo cattolico.
46. La seconda: preghiamo per le anime dei nostri cari, con la consapevolezza che la nostra preghiera porta giovamento alla condizione delle anime del Purgatorio. Queste anime contraccambiano le nostre preghiere e implorano Dio di concederci ogni mezzo necessario per andare, insieme a loro, in Paradiso.
47. Ci risentiamo, a Dio piacendo, la prossima volta. Grazie.

 



IL TIMONE N. 25 – ANNO V – Maggio/Giugno 2003 – pag. 64 – 66

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