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14.12.2024

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Il romanzo “pericoloso”
31 Gennaio 2014

Il romanzo “pericoloso”



Attenti ai romanzi cosiddetti “storici”. Sono diffusissimi, vantano accurate ricerche, ma spesso diffondono solo menzogne contro la Chiesa. Fanno eccezione alcuni autori, come Rino Cammilleri e Joseph Thornborn

Basta fare un giro nelle librerie, o curiosare nei siti librari on-line, per rimanere colpiti dal numero di romanzi storici che propongono storie in cui cattolici o istituzioni della Chiesa vengono inseriti in trame che comprendono complotti, segreti, scandali inconfessabili, fanatismo e violenza. È impossibile citarne anche una minima parte perché sono centinaia: opere di invenzione e fantasia, che utilizzano sfondi reali del passato – Età Ellenistica, Medioevo, Rinascimento, Età Moderna – per imbastire trame che toccano la storia della Chiesa accusandola di presunti segreti che sarebbero stati nascosti sin dalle origini e che ora, in molte di queste fantasie, sarebbero sepolti nelle cripte vaticane o tenuti celati in qualche libro o sotterraneo o convento sperduto. Segreti che svelerebbero che tutto ciò che riguarda la Chiesa, la sua nascita, il suo sviluppo, la sua teologia, è un’invenzione di cinici potenti e manipolatori, a partire dalla storia di Gesù, morto e risorto, dai Vangeli, i dogmi, i Concili cristologici.
Stiamo parlando di romanzi scritti per vendere e far passare il tempo a chi li legge, e questo non possiamo dimenticarlo: opere di “fiction” e d’invenzione. Tuttavia, non possiamo non restare impressionati dal numero di testi i cui autori sono mossi da un’animosità visibile, e persino violenta, contro la Chiesa, le sue istituzioni e la fede; i quali riciclano vecchi cliché dell’ateismo, della massoneria, del protestantesimo. I cataloghi di narrativa degli editori ne sono pieni.
La ragione di questa situazione va ritrovata nel fatto che la critica anticattolica è considerata da direttori editoriali e marketing come un ingrediente che promette maggiori vendite. Questo, in un certo senso, si può comprendere anche se non giustificare: il produttore di libri e l’autore scrivono per vendere di più. È la cinica legge di mercato, male utilizzata, che calpesta convinzioni altrui profonde. Tuttavia è pur vero che, oltre alle ragioni di mercato, esistono motivazioni più o meno confessate di ideologia antireligiosa (e anticattolica, in particolare); un’ideologia un tempo minoritaria, oggi più presente e continuamente alimentata dalla televisione, dalle serie televisive, dai film e dalla letteratura.
Nella letteratura di consumo la fetta dedicata al romanzo storico, o che sfrutta sfondi o pretesti storici, è rilevante (circa il 30% di tutti i romanzi). Una parte del pubblico vuole questi libri per rafforzarsi nei propri pregiudizi. Anche chi non è ostile o è persona di fede può facilmente entrare in contatto con queste opere ed esporsi ad affermazioni o ricostruzioni storiche che mettono in cattiva luce la Chiesa, magari senza possedere la competenza storica per giudicare la solidità e veridicità di ciò che legge. Il romanzo storico anticattolico esisteva già nel Settecento (Il Monaco di Matthew G. Lewis è del 1796), ma oggi il fenomeno ha assunto proporzioni impressionanti e si è fatto più insinuante, diffuso e violento.
Oggi la tendenza anticattolica della narrativa storica è dominante. Non bisogna cedere a un sentimento di accerchiamento o di pura censura ma è necessario conoscere il fenomeno, esserne coscienti, per evitare di farsi influenzare. Molti di questi libri, anche se ben scritti e apparentemente accurati, contengono menzogne (giustificate dal “diritto alla libertà d’espressione”) e veleno. Seppure si legge nella quarta di copertina che questo o quel libro è “frutto di accurate ricerche storiche”, bisogna ricordare che tali frasi sono dettate dalla pubblicità e non corrispondono quasi mai al vero. Lo scrittore che avesse delle tesi storiche solide da dimostrare non userebbe il romanzo ma il saggio, perché le convenzioni della saggistica lo costringerebbero a esporsi: citare fonti, libri altrui, documenti e ricerche per rimettersi al giudizio di altri studiosi. Nel romanzo questo può essere evitato e il lettore si trova, in un certo senso, in una posizione più indifesa, scoperta, pronto ad assorbire informazioni o messaggi sbagliati.
Ovviamente, il ricordo torna a Dan Brown, che utilizzò (e utilizzerà nel libro di prossima uscita dedicato a “Dante eretico”) questa tecnica già antica. Il suo successo ha rilanciato il filone incoraggiando gli editori a pubblicare altre centinaia di romanzi – spesso assai scadenti – nei quali gli ingredienti sono sempre gli stessi: la Chiesa complotta e nasconde, è basata su menzogne e oggi fa di tutto perché certe, presunte “verità” (la mancata resurrezione di Cristo ad esempio) non siano discusse. E ancora: la Chiesa tiene nascosti “libri segreti”, “vangeli segreti”, “documenti segreti” e fa di tutto perché non vengano alla luce. Gli studiosi seri, gli storici, sanno bene che non è così.
In questi romanzi, comunque, la Chiesa e le sue istituzioni vengono sempre presentate nella luce più negativa possibile e, se qualcuno si salva, è perché è “un contestatore”, che cela le sue vere idee per sfuggire all’uccisione, come nella dottrina di Leo Strauss. Ken Follett, abituato a vendere milioni di copie, ha scritto un ciclo medievale (“I pilastri della terra”, “Mondo senza fine”), ambientato nell’Inghilterra del Trecento, nel quale i personaggi più negativi sono invariabilmente o persone di fede o ecclesiastici o monaci. Monasteri, vescovati, parrocchie sono presentati sempre, e senza eccezioni, come irrimediabilmente corrotti. Ciò riflette una convinzione dell’autore che, con la sua autorevolezza, influenzerà inevitabilmente il lettore.
Oltre a quello Medievale c’è un fiorente filone che tratta del Rinascimento e dell’Età Moderna coinvolgendo nelle trame i suoi personaggi più illustri. In questi romanzi (nelle librerie e nelle biblioteche se ne trovano ormai centinaia, pubblicati dai principali editori), si presentano i geni o anche i santi di quell’epoca (San Bernardo di Chiaravalle, i Templari, san Francesco d’Assisi, Leonardo, Michelangelo, Giotto, Petrarca, Raffaello, Caravaggio, Dante ecc.) come eretici dissimulati che, per non finire nelle mani dell’Inquisizione, fingevano di essere uomini di fede. La realtà non è questa ma nel romanzo può funzionare. Così, dai testi di Ennis Michael (sulla Firenze rinascimentale) a quelli di Elle Newmark (sulla Venezia rinascimentale) passando ai libri di Jacqueline Park (“Il libro segreto di Grazia de Rossi”) sino ai romanzi di Arnaud Deladande, (come “La lancia del destino”), Raymond Khoury Jonathan Harr (“Il Caravaggio perduto”), Jean Beausigneur (“A sua immagine”, “Alla destra del padre”), tutti bestseller internazionali, sino a libri di autori italiani come Alfredo Colitto (“La porta del paradiso”), Maria Grazia Siliato, Vanna de Angelis ecc., è un susseguirsi di libri che narrano la storia e le credenze cristiane in modo distorto, per dettagli o per il quadro d’insieme.
I romanzi storici ostili alla religione, presentati come innocui passatempi di lettura, alla lunga (soprattutto se vengono letti in giovane età), possono influenzare negativamente la corretta formazione religiosa e storica dei ragazzi. A quell’età ci sono poche difese, tutto quello che viene proposto, se contiene storie di passione e di avventura, seduce irresistibilmente. Anche se sono “romanzi”, cioè invenzione, essi sono capaci di sfumare il confine fra storia provata e invenzione, come ben sapeva il Manzoni che si rifiutò di continuare a scrivere romanzi storici ben conscio dei suoi pericoli.
Che cosa fare dunque? Se si individuano libri apertamente ostili (occorre leggere la quarta di copertina), meglio passare a letture migliori ed evitare di regalarli. Altrimenti, bisogna ricordarsi di filtrare il veleno. Bisogna anche dire che, a parte alcune eccezioni come Rino Cammilleri, Joseph Thornborn e pochi altri, è difficile trovare romanzi storici recenti che non siano pregiudizialmente ostili al cattolicesimo, e questa è una mancanza tanto degli scrittori quanto degli editori cattolici, che dovrebbero investire nel romanzo e nel romanzo storico non per fare necessariamente apologetica ma per pubblicare buoni romanzi non pregiudizialmente ostili alla Chiesa. Questo stato di cose sta influendo sul pubblico e sulle nuove generazioni. È un tema che meriterebbe una seria riflessione da parte di tutti: editori, scrittori, lettori, genitori, operatori della cultura.



IL TIMONE N. 121 – ANNO XV – Marzo 2013 – pag. 54 – 55

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