Il sacrificio del Calvario
Il sacrificio, in una qualche sua forma, è stato praticato da sempre presso tutti i popoli, come atto supremo della religione. Dio stesso comandò al popolo d'Israele di offrire sacrifici in suo onore.
Ma i sacrifici del tempio d'Israele erano un'immagine e una prefigurazione: Gesù Cristo, Figlio di Dio divenuto uomo, con la sua vita, ma soprattutto con la sua passione e morte, porta a compimento e supera infinitamente il naturale istinto religioso dell'uomo, abolisce il valore di tutti i sacrifici antichi e ne istituisce uno nuovo e perfetto nella sua stessa Persona, in quanto egli è:
– il vero sacerdote sommo ed universale: infatti è Dio e uomo, quindi perfetto mediatore tra Dio e l'umanità;
– la vera vittima sacrificale: infatti non offre a Dio un bene sensibile qualunque, ma offre se stesso, immolandosi al Padre, consumato nel fuoco dello Spirito, a beneficio nostro.
In questo modo si realizza un sacrificio di valore infinito, poiché infinita è la Persona del Verbo che si immola; e la sua oblazione costituisce la suprema, unica e definitiva azione di culto per mezzo della quale Cristo, in quanto capo e rappresentante di tutta l'umanità, compie un atto perfetto:
– di adorazione e di lode alla divina Maestà;
– di ringraziamento per tutti i doni divini elargiti all'uomo nell'opera della creazione e della redenzione;
– di espiazione e di perdono per tutti i peccati commessi da tutti gli uomini in ogni tempo;
– di intercessione per ottenere da Dio tutti i benefici materiali e spirituali necessari all'umanità.
L'intero mistero di Cristo, che si racchiude e si compendia nell'immolazione del Calvario, è dunque il centro e il cuore di tutta la storia umana e dell'intero universo creato. In questa immolazione si manifestano la grandezza e la misericordia di Dio, l'uomo è riconciliato con il suo Creatore, è reso partecipe della vita stessa della Trinità, e diviene coerede della gloria del Cielo.
La Messa è il memoriale del sacrificio
Affinché la potenza e l'efficacia del sacrificio della Croce si estendesse a tutti i tempi e luoghi, e potesse raggiungere tutti gli uomini che lo accolgono, il nostro Salvatore, la vigilia della sua passione, ha anticipato nell'ultima Cena, nei segni del pane e del vino, ciò che l'indomani avrebbe vissuto nella sua carne e ha consegnato ai suoi discepoli il rito della nuova Alleanza: il pane e il vino sono invisibilmente, ma sostanzialmente convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue, e così egli è reso presente quale vittima immolata per la gloria di Dio e per la nostra salvezza. Questa conversione sostanziale del pane e del vino nel Corpo e Sangue del Verbo incarnato si chiama "transustanziazione".
Quest'unico sacrificio, anticipato nel Cenacolo e realizzato cruentemente sul Calvario, viene misticamente ripresentato sull'altare nella Messa, quando, al culmine della celebrazione, mediante il ministero del sacerdote, Cristo crocifisso e risorto, vivente glorioso in Cielo, si rende presente nelle apparenze del pane e del vino. Perciò ogni Messa è il medesimo sacrificio della Croce, non moltiplicato, ma attualizzato, cioè reso presente con la sua potenza latreutica e salvifica in un determinato tempo e luogo: l'infinito amore di Gesù Cristo per il Padre, manifestato sul Calvario, e i meriti della sua passione, grazie ai quali noi siamo redenti, sono racchiusi in questo sacramento, e perciò da esso si irradia sull'intera umanità la potenza redentrice di Dio.
La nostra partecipazione al sacrificio
Il Sacrificio dell'Eucaristia è azione di Cristo sacerdote e pontefice, ma in essa il Salvatore si degna di associare a sé la sua Sposa immacolata, la Chiesa, così che questa oblazione divenga l'offerta dell'intero Corpo mistico, di Cristo Capo e di noi sue membra, per mezzo dell'apposito ministro: il Signore condivide con noi e mette nelle nostre mani l'immenso tesoro dei suoi meriti. Per questo nella celebrazione della Messa anche noi, insieme al nostro Redentore:
– eleviamo alla santissima Trinità un atto di adorazione e di lode infinito, immensamente più di quanto si innalzi a lui dall'intera creazione e da tutti gli Angeli e Santi del Cielo;
– offriamo a Dio la passione di Cristo come se l'avessimo sofferta noi, il suo sangue come se l'avessimo versato noi, i suoi meriti come se fossero nostri;
– offriamo a Dio la nostra vita, con le sue gioie e le sue sofferenze, e la vita di tutto il creato, in unione alla vita santa di Cristo, affinché la nostra sia conformata alla sua e divenga, in unione alla sua, un'offerta vivente a Dio gradita;
– immergiamo noi stessi e l'intera creazione nel lavacro del Sangue di Cristo per ottenere il perdono di ogni colpa e l'effusione di ogni benedizione, per i vivi e per i defunti;
– ci congiungiamo con un vincolo soprannaturale e strettissimo a tutti i fratelli che vivono in Cristo: alla Vergine Maria, agli Angeli e Santi del Cielo, alle anime che si purificano nel Purgatorio, ai fedeli pellegrini sulla terra, vicini e lontani, conosciuti e sconosciuti; in certo modo ci uniamo anche a tutti gli uomini di questo mondo, poiché per essi Cristo è morto, ed Egli li chiama a sé perché si lascino amare e salvare da lui, purificandosi nel suo Sangue;
– invochiamo, pregustiamo e prepariamo il ritorno glorioso di Cristo, giudice e signore dell'universo, e l'instaurazione del suo regno di santità, nei cieli nuovi e nella terra nuova.
Il sacrificio diviene mensa
Nell'ultima Cena con i suoi discepoli, Gesù Cristo ha istituito questo sacramento in forma di cibo e di bevanda, cosi che il sacrificio fosse insieme anche un banchetto: il Signore immolato sull'altare nei segni del Pane e del Vino si offre come nutrimento spirituale per i suoi discepoli che degnamente lo ricevono, affinché essi siano trasformati in lui, e così si edifichi la Chiesa nell'unità e nell'amore.
Il nostro Salvatore non poteva farci un dono più grande di questo: infatti con la santa Comunione:
– ci uniamo intimamente a Cristo, e si approfondisce e si rafforza sempre più la nostra amicizia con lui;
– egli ci rende sempre più conformi a lui, affinché i suoi pensieri e i suoi desideri divengano anche i nostri;
– si accrescono i vincoli del Corpo mistico, poiché unendoci a Cristo, che è il Capo, siamo sempre più uniti anche a tutta la compagine delle sue membra;
– siamo purificati dalle scorie dei peccati della vita passata e fortificati contro le tentazioni future;
– riceviamo il pegno e la garanzia della gloria del Cielo.
La partecipazione all'Eucaristica è il momento supremo della vita spirituale e richiede la più fervorosa preparazione. Per accostarsi degnamente e fruttuosamente a questa sacra mensa è necessario:
– essere in stato di grazia: chi è consapevole di aver commesso colpa grave, deve premettere la confessione sacramentale; – prepararsi ad accogliere il Signore con l'attenzione e la devozione richieste da un così sublime Sacramento;
– essere digiuni da almeno un'ora.
Se si ha compreso la grandezza e la bellezza del Sacrificio eucaristico, si comprende anche che la partecipazione ad esso è ben più che la semplice soddisfazione di un obbligo, il quale pure conserva tutto il suo valore; in realtà, è soprattutto la realizzazione di un'esigenza del nostro essere creature e figli di Dio, aspiranti all'unione con lui e bisognosi di salvezza.
Nella celebrazione della Messa si compie la parola di Gesù: quando sarò innalzato sulla croce attirerò tutti a me.
IL TIMONE N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 32 – 33
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