Col nome di “scienza” (sostantivo astratto derivante da sciens, participio presente del verbo scire = sapere) si intende genericamente il tentativo di dar conto dei “perché” e dei “come” dell’esperienza.
L’impegno scientifico mira essenzialmente a “spiegare i fenomeni”, per cui la scienza fu detta “inquisitio rerum per causas [= la comprensione delle cose per mezzo delle cause]”. Ma, quando la ragione riesce a scoprire delle cause particolari e raggiunge un particolare sapere, si sente stimolata verso ricerche più complesse, e le conoscenze acquisite generano nuovi interrogativi, tanto che Seneca ebbe a constatare: “Curiosum nobis dedit natura ingenium [= La natura ci ha dato un ingegno indagatore]”. La ragione infatti tende non solo a un sapere parziale e analitico, ma anche a un sapere totale e sintetico, che raggiunga le cause ultime, o meglio la Causa prima dalla quale derivano tutte le altre; solo così potrà avere risposta a quelle domande che le “scienze particolari” nemmeno si pongono: perché esiste il mondo? qual è il destino dell’uomo dopo la morte? qual è il criterio del bene e del male? come si ottiene la salvezza?
Infatti, anche se il nome di “scienza” è oggi riservato alla ricerca fisico-matematica e alle varie espressioni della ricerca sull’uomo e sulla società, in realtà questo nome comprende anche la filosofia e la teologia, in quanto ricerche altrettanto rigorose, capaci cioè di giustificare razionalmente i propri asserti.
Si tratta quindi di vedere quali siano, nell’ambito di un genere comune – quello della scienza -, le rispettive “differenze specifiche”. La filosofia (questo termine significa “amore della sapienza”) è nata in Grecia verso il secolo VI avanti Cristo, e consiste nella ricerca di una comprensione razionale del mondo e dell’uomo in rapporto con l’Assoluto, che è Dio.
La teologia, invece, è la ricerca della massima comprensione possibile dei misteri rivelati da Dio per mezzo dei profeti e con la persona di Cristo; essa è dunque una scienza che nasce e si sviluppa all’interno della fede cristiana.
Infine, la “scienza” (al singolare, come la si intende oggi), sorta con Galileo nel XVII secolo dopo Cristo, consiste nella ricerca sulla struttura della materia e sulle leggi della natura, con l’obiettivo di esprimere queste conoscenze in formule matematiche e di fornire alla tecnica sempre nuove possibilità di dominio del mondo.
A questo tipo di scienza fisico-matematica si sono poi ispirate le cosiddette “scienze umane”, a cominciare dalla sociologia e dalla psicologia, sorte nell’Ottocento.
La filosofia
Il termine “filosofia” si ritrova nell’uso corrente in due espressioni frequenti: la prima è “prendere le cose con filosofia”, e si riferisce all’atteggiamento dell’uomo saggio e sperimentato che non si sorprende né si ribella di fronte a disgrazie inevitabili; la seconda indica un certo modo di procedere, come quando un allenatore di calcio spiega ai giornalisti” la sua filosofia”.
Questi due modi di parlare hanno in comune lo slitta mento semantico dal linguaggio scientifico a quello ordinario; il bello è che queste accezioni “volgarizzate” del termine scientifico “filosofia” provengono proprio da alcune scuole filosofiche facilmente individuabili: nel primo caso, sono stati gli Stoici (filosofi greci e romani dell’epoca ellenistica) a presentare la sapienza filosofica come una saggezza che porta al distacco dagli avvenimenti contingenti e al dominio delle passioni, cioè a quello che chiamavano “atarassia”; nel secondo caso, è stato il pragmatismo anglo-americano a ridurre la filosofia a una sorta di razionalizzazione dell’azione in vista di risultati pratici “ottimali”.
In realtà, però, tutti sanno che la filosofia è (oggi come sempre) soprattutto una sapienza impegnata, che ha molto a che vedere con i grandi interessi dell’uomo, a cominciare dalla politica e dalla religione e senza escludere l’arte o la tecnica.
In politica, chi non si rende conto dell’influsso che per più di un secolo ha esercitato nel mondo contemporaneo la filosofia di Marx?
E lo stesso può dirsi a proposito delle idee filosofiche che hanno dato origine al liberalismo, al fascismo, al nazismo, al pacifismo, al femminismo, all’ecologismo (l’ideologia dei “verdi”), e così via. E, nella storia dell’arte, chi non riconosce l’origine filosofica di termini come “realismo” e “astrattismo” o anche “musica romantica” e “pittura metafisica”? La filosofia, il cui cuore è la metafisica, si può definire la “scienza dell’intero”; essa consiste in una visione della realtà nel suo insieme che vuole essere critica (cioè giustificabile con ragioni intrinsecamente valide) e dialettica (ossia comunicabile attraverso il discorso e perfezionabile attraverso la discussione). È la forma (critica e dialettica) a caratterizzare la filosofia, non l’oggetto (la realtà nel suo insieme): l’oggetto, infatti, coincide in gran parte con quello del senso comune e della religione.
La nascita della filosofia in senso stretto si dà quando in una determinata epoca e in una determinata società si comincia a costruire sulla base delle certezze del senso comune e in aggiunta alle espressioni della sapienza religiosa – un sistema di nozioni e di ragionamenti che mirano a “dar conto” della realtà in termini razionali e che vengono incessantemente verificati e modificati dalla critica e dalla dialettica propri di quel momento storico e di quegli ingegni. Anche se oggi le scienze particolari (e la tecnica che ne deriva) sembrano dominare la cultura, la filosofia come scienza continua a essere necessaria, perché il suo oggetto specifico, irriducibile all’oggetto delle scienze (della natura o dello “spirito” o dell’uomo o della società), esiste: è la totalità dell’esperienza, ossia l’esperienza umana come totalità previa a ogni riduzione e considerazione settoriale, così come è universalmente vissuta da ogni uomo, indipendentemente dalle sue scelte culturali e dai suoi interessi specifici; è, insomma, il senso comune, nella sua caratterizzazione di sistema organico e genetico di certezze che riguardano tutto l’uomo e che ogni uomo possiede. Nessuna scienza particolare tematizza le certezze del senso comune nel loro insieme; e nessuna ha diritto- dal punto di visto logico – a interdire la tematizzazione dei contenuti e delle forme del senso comune. Anzi, è proprio lo spinto scientifico – che è “meraviglia” e problema davanti alla realtà data, davanti al fenomeno – a esigere che la problematizzazione arrivi alla totalità della realtà stessa.
Le scienze particolari
Il carattere “empirico” della filosofia è dunque evidente, come è evidente anche la sua diversità strutturale da ogni altro modo di problematizzare l’esperienza: il punto di vista, l’atteggiamento della filosofia rispetto alle cose è antitetico rispetto a quello delle altre scienze, giacché ciascuna di queste, per definizione, riconosce come proprio ambito d’indagine solo una parte, una modalità dell’essere.
E così abbiamo innanzitutto la fisica e la chimica, che studiano la struttura e la dinamica degli enti materiali, dalle particelle subatomiche (fisica nucleare) ai corpi celesti (astrofisica); la biologia, che considera i fenomeni legati alla vita (microbiologia, embriologia, biologia vegetale, zoologia); la matematica, che lavora con entità razionali (numeri, figure) tratte dalla quantità discreta (aritmetica) e dalla quantità estesa o spazio (geometria); infine, le combinazioni di queste discipline, come la chimica organica o biologica, la fisico-matematica, la medicina, la geografia fisica o geologia eccetera.
Tutte queste “scienze della natura” derivano dall’antica cosmologia, che comprendeva la matematica, l’astronomia e l’osservazione dei fenomeni vitali negli animali e nell’uomo.
Modernamente, così come le scienze della natura si sono staccate dal tronco della cosmologia classica, legata alla metafisica del mondo, altre scienze si sono staccate dalla metafisica dell’uomo e si sono costituite come “scienze umane”.
Le scienze umane iniziano nell’Otto- c cento con la psicologia e con la so- c ciologia, ma già nel Settecento viene t introdotto il termine” antropologia”, insieme a termini come “etnologia” ed “etnografia”. L’antropologia in senso stretto si è sempre più differenziata dalle discipline filosofiche per diventare una scienza” naturale”, condotta con metodi affini a quelli della biologia animale o zoologia. Così si capisce che invece di parlare di “etica” come teoria dei valori e delle norme di comportamento in relazione con la libertà, si sia cominciato a parlare di “etologia” (che etimologicamente è sinonimo di “etica”, ma nell’uso vuoi dire lo studio dei comportamenti animali e dell’uomo dal punto di vista delle leggi istintuali e dei condizionamenti ambientali).
La teologia
La fede nella Rivelazione è una grazia destinata a tutti gli uomini mediante la predicazione del Vangelo. Quanti credono possono sentire la necessità di approfondire i contenuti del messaggio cristiano alla luce delle verità di ragione, e così è nata, fin dai primi tempi, la teologia cristiana, le cui premesse sono i misteri rivelati, ossia l’autorivelazione di Dio in Cristo (a differenza della “teologia filosofica” che risale all’esistenza di Dio a partire dal mondo). Le premesse da cui parte la teologia sono i dogmi (verità di fede), mentre le categorie interpretative e i processi argomentativi sono desunti dalla filosofia.
Conclusione
Filosofia, scienze particolari e teologia sono tre forme di riflessione sistematica sull’esperienza, e per questo hanno tutte e tre uno stretto rapporto con il senso comune, che è come il cuore dell’esperienza. Il senso comune, infatti, è quell’esperienza universale e necessaria che accomuna tutti gli uomini di tutte le condizioni (sesso, età, cultura) e di ogni tempo, e che fornisce le certezze di base del pensiero umano. Su tale base è possibile che si costituiscano le diverse forme di “scienza”, ossia la filosofia (” scienza dell’intero”), le scienze della natura e dell’uomo (“scienze particolari”) e la teologia (“scienza della Rivelazione”). Ma, mentre la filosofia è come uno sviluppo diretto e immediato del senso comune, le scienze particolari nascono solo quando sulla base del senso comune si accumulano esperienze che stimolano la ricerca delle cause e il desiderio di dominare la natura. La teologia, a sua volta, nasce solo quando sulla base del senso comune è stato possibile comprendere e accogliere il messaggio della rivelazione divina.
La filosofia è lo sviluppo scientifico (cioè riflessivo, ragionato, dialogato) del senso comune, e per questo è qualcosa di necessario: non per il singolo individuo ma per la società.
Qualcosa di analogo si può dire della teologia, essendo lo sviluppo scientifico (cioè riflessivo, ragionato, dialogato) della fede, e in questo senso è qualcosa di necessario: non per il singolo credente ma per la società dei credenti, cioè la Chiesa. La Chiesa infatti ha assoluto bisogno di un’elaborazione teologica del dato rivelato, sia per la crescita del popolo cristiano nella fede (catechesi) che per la difesa dell’ortodossia (rilevamento e condanna delle eresie) e per la diffusione della fede presso coloro che ancora non credono (evangelizzazione).
La scienza- della natura e le scienze umane sono invece qualcosa di accidentale, non solo per l’individuo ma anche per la società: è vero che è impensabile una società moderna senza la scienza della natura e senza le sue applicazioni tecnologiche, ma è altrettanto vero che si può immaginare una società che si sviluppi senza di esse, anzi la storia delle civiltà e l’antropologia culturale dimostrano che di fatto c’è stata qualche civiltà che si è sviluppata, raggiungendo anche alti livelli culturali, senza la scienza (basti pensare all’Israele biblico).
Questa è la ragione per cui in ogni epoca (anche oggi) può esserci grande sviluppo scientifico e scarso progresso civile, e viceversa.