Non un tradimento, ma un «favore» a Gesù
A Cologny, presso Ginevra, le sale della Fondazione Martin Bodmer (che è anche museo aperto al pubblico) ospitano una collezione unica al mondo: ben 160 mila pezzi in ottanta lingue tra manoscritti, incunaboli e preziosi documenti bibliografici. È qui che sono esposte, in esclusiva europea fino al 2009, cinque pagine originali del cosiddetto Vangelo di Giuda, emerso negli anni Settanta dalla valle del Nilo. È un manoscritto su papiro che contiene frammenti di un testo gnostico in copto dei primi secoli dopo Cristo: sarebbe l’unica copia conosciuta del vangelo apocrifo che racconta la vita di Giuda. Considerato perduto per diciotto secoli, il manufatto è balzato con clamore agli onori della cronaca lo scorso aprile quando, dopo essere stato restaurato, decifrato e autenticato, è stato presentato a Washington con gran battage pubblicitario dalla rivista National Geographic. Per lo studioso di cultura copta Rodolphe Kasser, 79 anni, incaricato dalla fondazione Maecenas di coordinare l’equipe di traduttori e restauratori che in Svizzera si sono occupati di riportare alla luce questo testo apocrifo, il documento non corrisponde con la tradizione cattolica, poiché sostiene che Giuda ha compiuto una «missione» affidatagli da Gesù: «è l’unico testo a prendere la difesa di Giuda». Ha aggiunto il professore in una intervista concessa il 13 aprile al quotidiano madrileno El Pais: «In pratica sarebbe un favore e un sacrificio da parte di Giuda verso il Signore». Ma è una tesi credibile? Lo stesso Kasser ha avuto l’onestà intellettuale di dichiarare che il Vangelo di Giuda è stato subito considerato eretico dalla Chiesa primitiva. Il codice divulgato sembrerebbe risalire al IV o al V secolo, vale a dire 300 o 400 anni dopo il tempo di Gesù, e si tratterebbe della copia di un documento più antico, composto nell’ambito della setta gnostica dei Cainiti.
Una confusione che giova ai nemici della fede
«Libero ognuno di riabilitare chi vuole», ha affermato il giornalista e scrittore cattolico Gaspare Barbiellini Amidei.
«Così come c’è chi sostiene che Gesù camminasse sulle acque solo perché una improvvisa glaciazione avrebbe coinvolto la Terrasanta, e c’è chi si appassiona agli anni di Cristo solo quando legge un best-seller pieno di accuse assurde e infondate alla Chiesa, c’è pure chi avvalora una diversa memoria di Giuda Iscariota, fino a ieri traditore per antonomasia. Ma se nei Vangeli apocrifi ci sono favole e leggende piene di poesia e di fascino – penso alla dolcezza del “miracolo” fatto da Gesù fanciullo con uccellini di fango nel Vangelo di Tommaso – non dobbiamo dimenticare che la Chiesa si è data un “canone” e affida ai suoi fedeli un Antico e un Nuovo Testamento al di fuori della fantateologia. Oggi se non è “fanta” la teologia non tira, se non è apocrifo il Vangelo non interessa. Ma la confusione non giova a nessuno. O forse giova a chi vuol mettere su, a forza di apocrifi rivisitati, best-seller e New age, un mezzo cristianesimo senza incarnazione, senza passione di Cristo e senza resurrezione, con Gesù ridotto a guaritore e a maestro di igiene sociale».
Aggiunge Vittorio Messori: «No, non dovremo riscrivere le origini del cristianesimo; e la fede dei credenti non andrà in crisi per la pubblicazione di un frammento del “vangelo di Giuda”. Storia e teologia c’entrano poco, gli studiosi veri sono al massimo incuriositi, non certo frementi di eccitazione per una “novità” che non è tale, visto che fu verso il 180 che Ireneo, vescovo di Lione ma greco e gran conoscitore del Medio Oriente, compose il suo Contro le eresie. In esso scrive, tra l’altro: “Dicono che Giuda conosceva tutte queste cose e proprio perché egli solo conosceva tutta la verità più degli altri, compì il mistero del tradimento. Presentano queste invenzioni chiamandole Il vangelo di Giuda”». Precisa Messori: «Coloro che così insegnavano erano gnostici di una setta detta dei “Cainiti”: proprio da Caino, venerato assieme al Serpente che tentò Eva, a Cam, ai Sodomiti, a Esaù e, appunto, a Giuda. Insomma, tutte le figure negative delle Scritture giudeocristiane.
Con simili maestri, i Cainiti giustificavano ogni genere di oscenità e di delitti. Consideravano il Dio degli Ebrei come il Dio malvagio, in lotta mortale con quello buono, lo gnostico Dio Supremo. E Giuda era da esaltare proprio come campione coraggioso di questa battaglia contro il ripugnante Demiurgo semitico». La sarcastica conclusione di Messori: «Se i Dan Brown hanno ricostruito la figura “autentica” della Maddalena, altri quella di Pietro, di Simone di Cirene, di Nicodemo, di Gesù stesso, ecco a voi un Giuda come non avreste mai pensato; un amicone, un benefattore, un privilegiato da Dio, altro che lo sciagurato traditore di cui vi hanno sempre parlato quelle Chiese che vi menano per il naso».
Giuda incarna il mistero del rifiuto dell’amore di Dio
Proprio nel corso dei riti che precedono la Pasqua, nell’omelia per la Messa «nella Cena del Signore», Ratzinger ha ricordato che Giuda incarna il mistero del rifiuto dell’amore di Dio. Impersona l’«uomo immondo», per il quale il denaro e il potere sono più importanti che l’amore. Facendo indirettamente riferimento alla tesi suffragata dall’apocrifo, che vorrebbe Giuda «vittima» di un disegno su di lui, il Papa ha invece rivendicato la piena libertà con cui l’apostolo ha deciso di vendere Gesù per 30 denari, secondo quanto tramandato dai Vangeli canonici. Giuda «è avido: il denaro è più importante della comunione con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità; uno che vive nella menzogna e perde così il senso per la verità suprema, per Dio. In questo modo egli si indurisce, diventa incapace della conversione, del fiducioso ritorno del figliol prodigo».
IL TIMONE – N. 53 – ANNO VIII – Maggio 2006 – pag. 14 – 15
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