Le Olimpiadi non avvicinano lo Stato cinese al rispetto dei diritti della persona. La corruzione è dilagata, la classe dirigente del partito comunista si è arricchita, la libertà religiosa non è arrivata.
Le Olimpiadi serviranno solo a rinviare un’esplosione interna che appare inevitabile.
A poche settimane dalle Olimpiadi, tutti i cantieri che per anni hanno soffocato Pechino sono ormai smontati e lasciano intravedere finalmente bellezza e fantasia delle architetture sportive e turistiche con cui la capitale si appresta ad abbracciare più di un milione di turisti.
Le cerimonie, gli impianti moderni e la ristrutturazione della città dovrebbero portare – nell'intenzione del governo cinese – a manifestare la Cina come il nuovo Eldorado, a brindare al miracolo economico che ha trasformato la cenerentola maoista in regina, anzi imperatrice dell'economia mondiale, a celebrare la grandezza e la maestà della nuova superpotenza planetaria.
Catastrofi naturali e responsabilità umane
Anche la data d'inizio -1'8 agosto 2008 alle ore 8, 8 minuti e 8 secondi di sera – era stata scelta perché il numero 8 nella cabala cinese è segno di prosperità e felicità.
Invece proprio quest'anno una serie di sventure si sono abbattute sul Paese. Ricordiamo in ordine di importanza prima di tutto il terremoto del Sichuan, che in maggio ha fatto circa 80 mila morti e ha lasciato oltre 15 milioni di senzatetto; poi vi è stata la repressione in Tibet, di cui ancora non si conoscono i dati (organizzazioni tibetane parlano di migliaia di arrestati e centinaia di morti); ancora più in là vi sono state le nevicate nel sud, che hanno bloccato per settimane le ferrovie e creato un black out di energia e rifornimenti alimentari per milioni di persone.
Sfortuna? I disastri naturali capitano a tutte le latitudini e nessun governo ne può essere incolpato. Ma tutti questi disastri sono stati in buona parte anche provocati dall'incuria dell'uomo e dalla corruzione dei segretari e capi di partito.
Ancora oggi le famiglie di Wenchuan, Dujiangyan, Beichuan, nell'epicentro del terremoto, si domandano come mai le settemila scuole in cui erano i loro figli si sono sbriciolate uccidendo un'intera generazione, mentre costruzioni vicine e più antiche sono rimaste in piedi. Molti di loro sospettano che le compagnie edili, in combutta con sindaci, capi-villaggio e segretari di partito, hanno preferito risparmiare sul cemento e intascarsi i fondi, piuttosto che mettere solido cemento armato e usare criteri antisismici nelle costruzioni.
La stessa cosa si può dire dei piloni per l'elettricità nel Guangdong, afflosciatisi a terra a causa della neve e della lentezza con cui si sono ripuliti i binari.
L'assenza del diritto e la corruzione
Il problema più acuto della Cina è la mancanza di uno Stato di diritto e la corruzione dei membri del Partito. E questo si è dimostrato in ampiezza anche nella preparazione alle Olimpiadi: bustarelle, appalti, espropri di case, requisizione di terreni. Grazie alle Olimpiadi 2008, un milione e mezzo di persone sono rimaste senza casa per far posto alle architetture dei Giochi e non hanno ricevuto alcuna ricompensa. Chi si è lamentato è perfino stato condannato alla prigione.
Grazie a un intreccio fra potere politico (dei padri) ed economico (dei figli), il Partito ormai agisce solo per la sua sopravvivenza ed espansione e non è più definibile come uno "strumento per il bene del popolo", anche se il premier Wen Jiabao continua a predicare che "il popolo viene prima di tutto", Il volume di tangenti, furti, manipolazioni, uso illecito di denaro pubblico si aggira sui 70 miliardi di euro (circa il 4% del Prodotto interno lordo; dati del 2004) ed è un fenomeno in crescita. Nel 2006, su 33 mila casi di corruzione ufficialmente denunciati, sono stati arrestati solo 1600 funzionari; più dell'80% dei condannati è riuscito ad evitare la pena. Molti giudici hanno confessato che le sentenze "devono ubbidire alle direttive del Partico Comunista cinese". Secondo alcuni osservatori in Cina, la corruzione è così dilagante che al Partito non restano che pochi anni di vita. Ma intanto essa rende fragile lo sviluppo frenetico a cui la Cina è stata sottomessa in questi decenni. Non solo a livello macroeconomico, ma anche alla popolazione cinese e soprattutto alla schiera dei lavoratori migranti.
Il disordinato sviluppo di questi anni ha portato ad un impoverimento delle campagne. Così molti contadini sono giunti nelle città, a lavorare ai cantieri olimpici, 24 ore su 24. La pressione per finire le opere entro il 2008 ha fatto innalzare la mortalità sul lavoro.
Secondo dati del China Labour Watch, per il 90% degli operai non ci sono misure di protezione, adottate solo nei grandi impianti industriali; molte ditte impiegano macchinari obsoleti e poco sicuri. Secondo dati aggiornati al 2006, l'età media degli infortunati è di 25 anni e solo il 17% ha "una minima conoscenza dei suoi diritti di lavoratore". Nel solo Guangdong, cuore del boom economico, almeno 40 mila migranti subiscono ogni anno infortuni sul lavoro.
Un altro fatto divenuto evidente con le Olimpiadi è che i lavoratori migranti non vengono nemmeno pagati dai loro padroni. Proprio nel settore edilizio tanto ammirato e celebrato dal mondo per la rapidità nel costruire – solo il 6% dei lavoratori riceve il salario ogni mese, mentre gli altri lavorano anche per mesi senza essere pagati. A tutto ciò aggiungiamo i dati sulla sicurezza sociale: per scuole, sanità, pensione, aiuti il governo cinese spende meno del 12% del Prodotto interno lordo (molti Paesi sviluppati arrivano fino al 50%). Il risultato è che nelle campagne, a causa dei costi della scuola, vi è un abbandono all'80%; nelle città i genitori vendono i loro organi per pagare ai figli l'università.
Il dato che emerge da questo quadro è una Cina spaccata in due: da una parte almen0150 milioni di ricchi sfondati, divenuti ancora più ricchi con le Olimpiadi; dall'altra un esercito di centinaia di milioni di poveri e migranti che lo sviluppo cinese tocca solo in modo tangenziale e per i quali le Olimpiadi sono non una gloria, ma "un disastro nazionale". Così, mentre il Partito si trasforma in un'oligarchia di stile post-sovietico, la Cina si sta dirigendo sempre di più verso un modello di Paese da terzo mondo con le città che presentano un centro modernissimo e curato e una periferia di abbandono e miseria.
Alle piaghe sociali vanno aggiunte quelle ambientali. L'industrializzazione violenta e l'impunità davanti alle leggi hanno reso l'aria della Cina la più inquinata al mondo. Ci si preoccupa di come gli atleti degli sport più faticosi (maratona, corsa, ecc…) potranno respirare a Pechino dove una coltre di smog copre perennemente la città. Ma si dice poco o niente sul fatto che a causa dell'inquinamento oltre 400 mila cinesi muoiono ogni anno per malattie respiratorie legate all'aria. A metà della popolazione cinese manca l'acqua potabile; il 75% di fiumi e laghi sono inquinati.
A causa della mancanza cronica di acqua, Pechino garantirà acqua potabile per il villaggio olimpico, ma togliendola alla vicina regione dell'Hebei, dove vi è già scarsezza e dove decine di migliaia di ettari di terreno coltivabile rischiano la siccità.
Proteste e rivolte popolari
La risposta della popolazione a questo fiume di ingiustizia continua ad essere quella della rivolta. Nel 2005 sono avvenute in Cina oltre 87 mila proteste pubbliche.
Nel 2006 le proteste sono diminuite, ma hanno assunto un carattere più violento, con la polizia che ha sparato contro i manifestanti, su indicazione dei membri del Partito.
Di fronte alle rivolte sociali – ve ne sono 200-300 al giorno – il presidente Hu Jintao continua a proclamare il suo slogan "costruire la società armoniosa", in cui tutti possono godere dei benefici del progresso economico, ma polizie e capi locali usano invece la violenza per cancellare il problema. Chiunque osa farsi voce e difensore dei diritti umani violati è subito incarcerato.
Quando Pechino è stata scelta come sede per le prossime Olimpiadi, molti pensavano che l'appuntamento avrebbe favorito l'apertura e il rispetto dei diritti umani. E invece la repressione è aumentata. Fra gli arresti "eccellenti" vi sono quello di Hu Jia, attivista che lavora per diffondere notizie sull'epidemia di Aids in Cina, condannato in aprile a 3 anni e mezzo per "sovversione contro lo Stato"; l'avvocato cristiano Gao Zhisheng, una volta il fiore all'occhiello del mondo legale di Pechino, ora guardato come un traditore, da quando difende contadini, uiguri, cristiani, membri del Falun Gong, scomparso da mesi; Chen Guangcheng, attivista cieco che ha denunciato gli aborti forzati e le sterilizzazioni nella provincia dello Shandong, condannato a 4 anni per "disturbo dell'ordine pubblico". Secondo diverse organizzazioni per i diritti umani, fino ai primi mesi del 2008 in Cina sono agli arresti almeno 52 giornalisti, insieme a decine di attivisti per la democrazia, sindacalisti, giornalisti, studiosi, ecc.. A questi bisogna aggiungere decine di cristiani protestanti, cattolici, buddisti e musulmani.
Persecuzioni religiose
Il timore del governo è che il dissenso politico si unisca al dissenso religioso costituendo una miscela esplosiva. Per questo nei mesi precedenti ai Giochi, Pechino ha espulso più di cento personalità protestanti straniere, provenienti da Stati Uniti, Corea del Sud, Singapore, Canada, Australia e Israele. Il nome in codice dell'operazione poliziesca era "Tifone n. 5" e mirava a "prevenire le attività missionarie di cristiani stranieri, prima delle Olimpiadi di Pechino nell'agosto 2008". Vi è pure in atto una campagna per eliminare le comunità sotterranee protestanti – che si calcolano a circa 50 milioni – e per farle entrare nel Movimento delle Tre autonomie, controllato dal Partito. AI rifiuto delle diverse comunità segue l'arresto e la demolizione delle chiese domestiche.
Secondo la China Aid Association, nel corso del 2007 il governo ha arrestato 1958 fra pastori e fedeli delle Chiese protestanti non ufficiali. Si calcola che nel 2007, in prossimità delle Olimpiadi, la persecuzione dei protestanti è aumentata, per un totale di 60 incidenti registrati, con un incremento del 30,4 % rispetto al 2006. Anche nella Chiesa cattolica continuano gli arresti di sacerdoti e vescovi delle comunità sotterranee. Ma anche per le comunità ufficiali non vi è tregua al controllo soffocante. Un esempio è il modo in cui i cattolici hanno dovuto celebrare la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, voluta dal Papa per il 24 maggio di ogni anno. Per evitare l'unità fra cattolici ufficiali e sotterranei, l'Associazione Patriottica ha proibito il pellegrinaggio al santuario di Sheshan, e in molte diocesi ufficiali ha sequestrato i sacerdoti per non farli organizzare alcun momento pubblico di preghiera. Eppure il ministero degli affari religiosi ha promesso "piena libertà religiosa" durante i Giochi.
Stando così le cose – e non accenniamo qui ai problemi di libertà di stampa e di associazione – le Olimpiadi di Pechino rischiano di essere solo una vetrina sfolgorante che nasconde un inferno di diritti violati. Il governo ha messo in atto una forza di milioni di persone che dovrebbero frenare "attività terroriste" di tibetani o musulmani uiguri del Xinjiang. Ma io penso che in realtà questa rete di forze di polizia antisommossa serve a controllare tutta la popolazione cinese.
DA NON PERDERE
Bernardo Cervelliera, Il rovescio delle medaglie. La Cina e le Olimpiadi, Ancora, Milano 2008.
ti Il costo umano delle Olimpiadi: sfruttamento dei bambini, distruzioni e sequestri di case, espulsioni e imbavaglia mento dei giornalisti non allineati, persecuzione degli attivisti religiosi e dei difensori dei diritti umani.
Ma i governi occidentali fingono di non vedere tutto quanto viene ricordato e documentato in questo nuovo, informatissimo libro sulla Cina dal padre missionario del PIME Bernardo Cervellera.
LA VOCE DEL PAPA
«La storia della Chiesa ci insegna, poi, che non si esprime un’autentica comunione senza un travagliato sforzo di riconciliazione. Infatti, la purificazione della memoria, il perdono di chi ha fatto il male, la dimenticanza dei torti subiti e la rappacificazione dei cuori nell’amore, da realizzare nel nome di Gesù crocifisso e risorto, possono esigere il superamento di posizioni o visioni personali, nate da esperienze dolorose o difficili, ma sono passi urgenti da compiere per accrescere e manifestare i legami di comunione tra i fedeli e i Pastori della Chiesa in Cina».
(Benedetto XVI, Lettera ai cattolici nella repubblica popolare cinese, 27 maggio 2007, n. 6)
Dossier: La Cina che non vedremo in televisione
IL TIMONE – N. 75 – ANNO X – Lug/Agosto 2008 – pag. 39-41