Il catechismo è uno strumento fondamentale. Ha scopi diversi ma collegati fra loro: primo annuncio, apologetica, scuola di ortodossia, via sicura per comprendere il senso esatto della Sacra Scrittura
Per comprendere il ruolo che il catechismo svolge nell’ambito più grande della trasmissione della fede, cioè nell’insieme della Tradizione, dobbiamo confrontarlo con funzioni che gli sono molto affini ma che, tuttavia, dobbiamo distinguere. Distinguere ovviamente nell’unito, cioè senza mai perdere di vista che nella concretezza della vita gli schemi che sono chiari e lineari nella nostra mente conoscono mille occasioni di contatto, di intersezione e di sovrapposizione.
Innanzitutto c’è il primo annuncio. «L’evangelizzazione propriamente detta è il primo annuncio della salvezza a chi, per ragioni varie, non ne è a conoscenza o ancora non crede» (Il rinnovamento della catechesi, n. 25, p. 27). Una volta, l’identificazione dell’area dei non credenti era molto più facile. In tempi di Cristianità corrispondeva geograficamente ai luoghi dove la civiltà cristiana non era ancora arrivata. Anche in tempi più recenti, le delimitazioni risaltavano con più chiarezza: chi si doveva occupare di “prima evangelizzazione”? I missionari impegnati nelle missioni ad gentes, chi partiva cioè per l’Africa, l’India, la Cina o altri luoghi lontani dove il Cristianesimo non era ancora arrivato. Nell’immaginario della gente comune, il “primo annuncio” era associato alle immagini di un uomo con la barba, con il casco coloniale, che spesso si faceva fotografare attorniato da un gruppo di bambini neri. Immagini che magari accompagnavano la scatoletta in cui lasciar cadere qualche soldino in parrocchia o anche in negozio.
Oggi, in clima di post-modernità, le cose sono molto cambiate. «[…] non si può sempre supporre la fede in chi ascolta» (Ibidem). Il problema si è fatto assai confuso. Scriveva tempo fa, con la sua tipica ironia, il cardinale Giacomo Biffi che «il vero problema pastorale non è tanto costituito dai credenti non praticanti, quanto dai praticanti non credenti…». Paradossale certamente, ma quanto vero! I sondaggi sociologici lo mettono crudelmente in luce: quanti si dicono cristiani e cattolici e non credono né nella Resurrezione di Gesù, né nell’esistenza e nell’azione del Demonio, né alla necessaria obbedienza dovuta al magistero della Chiesa. È allora fondamentale tenere sempre in mente che cristiani non si è solo perché nati in territorio di antica evangelizzazione cristiana, ma perché consapevolmente si è fatta e si vive (o ci si sforza di vivere) una professione di fede con contenuti ben precisi. «Fiunt, non nascuntur christiani [cristiani si diventa, non si nasce] » (Tertulliano, Apologeticus adversus gentes, cap. 18 (4): PL 1, 378).
«L’evangelizzazione è normalmente preceduta ed accompagnata dal dialogo leale con quanti hanno una fede diversa o non hanno alcuna fede. […]. È un dialogo, che alcuni chiamano pre-evangelizzazione. Esso precede logicamente la predicazione cristiana e tuttavia ne accompagna in concreto tutto lo sviluppo. Anche coloro che posseggono la fede debbono, infatti, riscoprirne costantemente la ragionevolezza e la mirabile armonia con le esigenze più profonde e più attuali dell’uomo e della sua storia» (Ibid., n. 26, pp. 27-28). Al primo annuncio dobbiamo allora accompagnare anche la pre-evangelizzazione. Il documento citato è del 1970, oggi – anche per merito de Il Timone – possiamo rispolverare con sicurezza e fierezza l’antico e assai più appropriato nome di apologetica. Molti non credenti o fortemente dubitanti, lo sono perché irretiti in tanti falsi ragionamenti e in tante ricostruzione storiche fasulle in cui il Cristianesimo appare come non è: nemico della ragione, del progresso tecnico, della scienza, ecc. In questo contesto, una buona apologetica diventa parte integrante di una catechesi integrale e adatta ai tempi.
In che cosa consiste allora la catechesi e il suo strumento proprio a livello di comunicazione grafica e tipografica, cioè il catechismo?
«La catechesi è esplicazione sempre più sistematica della prima evangelizzazione, educazione di coloro che si dispongono a ricevere il Battesimo o a ratificarne gli impegni, inizia zione alla vita della Chiesa e alla concreta testimonianza di carità. Essa intende portare alla maturità della fede attraverso la presentazione sempre più completa di ciò che Cristo ha detto, ha fatto e ha comandato di fare. Abilita l’uomo alla vita teologale, vale a dire all’esercizio della fede, della speranza, della carità nelle quotidiane situazioni concrete: “dà luce e forza alla fede, nutre la vita secondo lo spirito di Cristo, porta a partecipare in maniera consapevole e attiva al mistero liturgico ed è stimolo all’azione apostolica”» (Ibid., n. 30, p. 30).
Per chi già crede ed è battezzato o per chi è in cammino verso il Battesimo, avendo già fatto in cuor suo la scelta della fede, cioè il catecumeno, è importante mettere a fuoco i contenuti della fede, cioè quell’insieme di verità fondamentali che lo abilitano a percorrere con consapevolezza il cammino cristiano, vivendo la vita teologale di fede, speranza e carità nelle concrete situazioni della vita. La struttura di base del catechismo è costituita infatti dai quattro momenti fondamentali e fondanti della vita cristiana: il Simbolo della Fede o Credo, il mondo dei Sacramenti, il Decalogo e il comandamento nuovo dell’amore cristiano, la preghiera del Signore o Padre nostro. In essi troviamo professati, esposti e spiegati i contenuti fondamentali della vita cristiana, disposti come la risposta alle quattro domande fondamentali: «Che cosa devo credere? Gli articoli del Credo». «Che cosa posso sperare? Le sette domande del Padre nostro ». «Che cosa devo fare? I dieci comandamenti che si riassumono nel comandamento dell’amore». «Dove e in che modo è possibile vivere tutto ciò? Con i sette sacramenti e il sacramento fondamentale che è la Chiesa».
Questi quattro pilastri costituiscono anche i quattro criteri basilari dell’interpretazione della Bibbia: al Credo infatti corrisponde il senso allegorico o cristologico, per cui la Bibbia è colta in una fondamentale unità attorno a Gesù Cristo, la sua persona e la sua vita; al Padre nostro corrisponde il senso anagogico o escatologico, che ci educa ad andare oltre gli eventi, leggendoli come segni del mondo futuro; ai comandamenti corrisponde il senso morale o tropologico o esistenziale, in cui leggiamo la Parola di Dio come lo specchio della nostra vita, esortandoci a fare il bene e condannando le opere delle tenebre; ai sacramenti corrisponde il senso letterale o storico; i sacramenti infatti, con il sacramento originario che è la Chiesa, costituiscono il luogo concreto in cui diventa possibile incontrare Dio e vivere la sua vita divina.
In clima di relativismo aleggia oggi una mentalità secondo cui ciò che conta è credere, non importa che cosa. In realtà, questo relativismo religioso (o irreligioso) cozza contro il senso comune: sarebbe come se i nostri risparmi li affidassimo al primo venuto obbedendo al precetto “quello che conta è investire”. Se la fede è quello che è, cioè quell’atto di suprema libertà con il quale «l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando “il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio che rivela” e assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui» (Concilio ecumenico Vaticano II, Dei Verbum, n. 5), si comprende facilmente che qui non si tratta dei nostri sudati risparmi, magari il risultato di una vita di lavoro, ma di tutta quanta la nostra persona e della nostra vita non solo di quaggiù, ma per l’eternità. Questa è la serietà dell’investimento della fede, per cui è essenziale capire bene a Chi ci si affida: «so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato» (2 Tm 1,12). È essenziale anche per non lasciarsi attrarre da false luci e non percorrere vie che anziché unirci a Cristo ci allontanano da lui. Il catechismo in questo senso è una provvidenziale e necessaria scuola di ortodossia, cioè del retto pensare attorno alle cose di Dio, evitando gravi errori nella fede ed eresie.
Bibliografia
Conferenza Episcopale Italiana, Il rinnovamento della catechesi, Edizioni pastorali italiane, Roma 1970.
Joseph Ratzinger, Trasmissione della fede e fonti della fede, in Cristianità, XI (96, 1983), pp. 5-11.
Joseph Ratzinger – Christoph Schönborn, Breve introduzione al Catechismo della Chiesa cattolica, Città Nuova, 1994.
Dossier: IL RITORNO DEL CATECHISMO
IL TIMONE N. 109 – ANNO XIV – Gennaio 2012 – pag. 44 – 45
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