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13.12.2024

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Innocenzo XI, padre dei poveri
31 Gennaio 2014

Innocenzo XI, padre dei poveri

 

 

 

Nemico acerrimo del nepotismo, conquista la venerazione dei fedeli con la sua santità di vita. Difende la Chiesa dalle intromissioni di Luigi XIV e l’Europa, organizzando una “Lega santa” contro i Turchi.

 

NOME: Benedetto Odescalchi
DATA DI NASCITA: 19 maggio 1611
ELEZIONE: 21 settembre 1676
INCORONAZIONE: 4 ottobre 1676
DURATA: 12 anni, 10 mesi, 20 giorni
DATA MORTE: 12 agosto 1689
SEPOLTO: Basilica di S. Pietro
BEATIFICATO: 7 ottobre 1956
POSIZIONE CRONOLOGICA: 240

 

Se è la luce del sole che non tramonta mai sullo sfarzo e il lusso della corte del re Luigi XIV, per Innocenzo XI è il fulgore della virtù e dell’amore di Dio che ne rischiarano il regno. Innocenzo, infatti, con particolare sobrietà riconduce a rettitudine religione e costumi sociali, non transigendo nella difesa della libertà, della dottrina e dei diritti della Chiesa cattolica.
Nato a Como il 19 maggio 1611 da una ricca famiglia di commercianti, Benedetto Odescalchi scopre la vocazione al sacerdozio, venticinquenne, a Roma, dopo un colloquio con il cardinale De la Cueva. Abbandona così i suoi progetti di carriera militare. Dopo la laurea all’università di Napoli, lavora presso la curia romana. Papa Innocenzo X (1644-1655) nomina Benedetto, trentaquattrenne, cardinale diacono.
Nel 1650 è vescovo di Novara, città in cui risiederà per quattro anni. Durante questo periodo emergono la sua attenta amministrazione e la fervente carità. Spesso utilizza risorse economiche personali per soccorrere i poveri. Richiamato a Roma, è nominato membro di alcune importanti congregazioni.
Già in questo periodo la sua santità di vita fa breccia nella considerazione del popolo: è soprannominato “Padre dei poveri” e anche all’interno della curia è stimato quale “Carlo Borromeo del Collegio cardinalizio”. Alla morte di Papa Clemente X (1670-1676), il conclave si riunisce il 2 agosto 1676 e rimarrà in assemblea fino all’elezione unanime di Benedetto, il 21 settembre.
La sorpresa per Benedetto è enorme. Non vuole accettare l’incarico, piange invitando i prelati a non insistere, poi, per obbedienza, accetta.
Ma non muta il suo rigoroso stile di vita. Occupa le stanze del Vaticano più disadorne.
Mantiene un’estrema riservatezza e semplicità di vita, rifiutando eccessivi sfarzi attorno alla sua figura. Abolisce il lancio delle monete al popolo, consuetudine dei suoi predecessori, e l’erezione di archi trionfali. Elimina gli sprechi nell’amministrazione economica. Dà egli stesso il buon empio, indossando per dieci anni i paramenti dei suoi predecessori nonostante siano troppo corti.
Con una serie di leggi dette Innocentine, riduce drasticamente le spese dei tribunali ecclesiastici. In breve tempo le casse dello Stato pontificio si risanano con bilanci in attivo, anche se questi risparmi non permetteranno particolari investimenti nell’arte e nella cultura. Per sollevare la moralità del popolo, cotte il gioco d’azzardo, cerca di contenere la moda femminile nell’ambito della decenza, ridimensiona le recite nei teatri e le rappresentazioni carnevalesche. Oltre a queste proibizioni, propone vie efficaci per la crescita spirituale, promovendo la Comunione frequente, la costante istruzione catechetica degli adulti e dei bambini e il rispetto dei voti monastici. La propensione alla rigida disciplina porta Innocenzo XI, anche a causa di qualche lacuna nella sua preparazione teologica, a “simpatizzare” per il quietismo.
Arriverà anche a condividere certe idee sostenute dal sacerdote spagnolo Miguel de Molinos, conosciute con il nome di Quietismo. Tuttavia, Innocenzo XI, non appena fu chiaro il pericolo dottrinale dell’insegnamento del Molinos, le condannerà con 68 proposizioni riportate nella bolla Coelestis Pastor del 1687.
I rapporti con la Francia costituiscono il principale problema del pontificato. Il primo scontro si ha nel 1673, quando il Papa raccoglie le proteste di due vescovi in seguito all’allargamento a tutta la Francia, da parte di Luigi XIV (1643-1715), del Diritto di regalia, ossia la gestione da parte dello Stato della diocesi rimasta vacante in seguito alla morte del vescovo. Le rimostranze di Innocenzo XI, oltre a non essere ascoltate dal re, sono criticate anche dal clero francese, ormai in massima parte sottomesso al potere secolare. Anzi, in un’assemblea generale i vescovi approvano all’unanimità la Dichiarazione del clero gallicano sulla Chiesa, nella quale si afferma che il Papa ha ricevuto da Dio solo un’autorità spirituale, che il potere laico è indipendente da quello ecclesiastico, che nelle decisioni in materia di fede il Papa è infallibile solo se sottomesso al consenso della Chiesa universale. Innocenzo XI reagisce con decisione, rifiutando di ratificare le nomine dei vescovi proposti dal re, con il risultato che nei successivi sei anni ben 35 diocesi rimarranno vacanti. I rapporti s’inaspriscono ulteriormente quando il Papa revoca l’immunità detta libertà di quartiere, di cui godono i diplomatici nei territori di Roma. Il provvedimento è preso al fine di porre un freno ai continui soprusi di questi ultimi, con gravi pericoli per la sicurezza della cittadinanza.
Il decreto è rifiutato ostinatamente dal solo Luigi XIV.
Altro motivo di forte contrasto si ha quando Luigi XIV vuole imporre il suo candidato per l’arcivescovado di Colonia, respingendo quello del Papa.
Assai efficace è l’azione di Innocenza XI nella difesa dalla minaccia Turca. I musulmani nel 1683 arrivano rapidamente alle porte di Vienna, tanto che l’Imperatore Leopoldo I deve abbandonare la città. Il Papa, sventolando il pericolo di una invasione degli infedeli, cerca in ogni modo di riunire l’Europa occidentale nella difesa della civiltà cristiana. Purtroppo le divisioni sono così marcate che Inghilterra e Olanda non prendono parte alla “Lega santa”. Anche la Francia rimane fuori dall’alleanza, perché mira all’espansione del suo regno a discapito degli Asburgo, non disdicendo, nel caso, l’aiuto dei Turchi. Fondamentale è, invece, la coalizione tra l’Imperatore austriaco e il re di Polonia Giovanni Sobiesky, che porterà alla vittoria contro gli arabi, il 12 settembre 1683, e la relativa liberazione di Vienna e di tutto l’Occidente.
L’esultanza per il trionfo è grande a Roma. Il Papa, come già fece san Pio V. attribuisce il merito del successo all’intercessione della Madonna, e istituisce la festa del Nome di Maria proprio per il 12 settembre, coniando altresì una moneta con la scritta: la tua destra, o Signore, ha colpito il nemico. La Lega santa in seguito coglierà altre vittorie, grazie all’aiuto di Venezia e della Russia, liberando, tra l’altro, la città di Suda dagli ottomani nel 1686 e quindi tutta l’Ungheria. Purtroppo la podagra conduce Innocenzo XI alla morte qualche anno dopo. Il processo di beatificazione si concluderà solo con Pio XII nel 1956, a causa della continua opposizione della Francia.

RICORDA
” … il beato Innocenzo XI condusse una guerra santa contro i turchi che portò alla liberazione di Vienna nel 1683 e a quella di Buda nel 1686. Sotto le mura di Vienna si combatté contro i turchi, ricorda Pio XI, ‘non in favore di una sola e unica città, di un solo impero, ma bensì per la religione cattolica, per la civiltà cristiana di tutta l’Europa occidentale’. La Madonna fu riconosciuta patrona e artefice di queste imprese. Alla Madre di Dio, ‘augusta sovrana della Chiesa militante’, ‘terribile come un’armata schierata a battaglia’ (Cantico dei Cantici 6,3), Pio XII ricorda che spetta il nome di “Signora delle Vittorie, non ignote a Lepanto e a Vienna”.
(Roberto de Mattei, Gue”a Santa-Guerra Giusta. Islam e Cristianesimo in guena, Piemme, Casale Mon.to 2002, p. 98).
BIBLIOGRAFIA
Joseph Lortz, Storia della Chiesa, voI. Il, “Evo Moderno”, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1987..
P. Gini, La spiritualità di Innocenza XI, in “Archivio Storico della Diocesi di Como” 2 (1988) 79-96.

 

 

IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 56 – 57

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