La Chiesa di fronte alla guerra nelle diverse epoche della storia. Attenta al primato della vita e al mutare delle circostanze storiche, cercherà sempre di limitare i danni
In epoca romana
Il martire Maurizio si trovava al comando della Legio III Tebana quando fu inviato in Gallia nel 303 per stroncare una ribellione di bacaudae, i contadini di quella provincia in rivolta perché esasperati dalle tasse, al tempo di Diocleziano, l’imperatore che scatenò l’ultima e la più grave persecuzione. Venuto a conoscenza che la legione di Maurizio era composta quasi unicamente di cristiani, l’imperatore fece separare gli ufficiali dai soldati semplici: i primi furono massacrati a colpi di freccia, gli altri furono congedati senza honesta missio, senza pensione.
Nel Medioevo
Per tutta l’epoca germanica, ossia l’alto medioevo, la guerra era giudicata un diritto soggettivo di ogni uomo libero, col flagello delle guerre private, ossia faide, duelli, ordalie. Nell’XI secolo, sia la Chiesa sia l’Impero si proposero di limitare quel flagello. I monaci di Cluny ottennero che dal mercoledì sera alla domenica sera non si potessero fare guerre private, perché erano i giorni della passione, morte e resurrezione di Cristo (Pax Dei). L’imperatore Enrico III (1017-1056) impose ai suoi vassalli la tregua Dei, ossia la sospensione delle guerre private anche nei tempi forti dell’anno liturgico, quaresima e avvento. Peraltro, le guerre avvenivano nei mesi di luglio e agosto, quando è possibile passare la notte all’aperto.
La cavalleria
Nel XIII secolo, con san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), avviene la sublimazione del cavaliere cristiano che è davvero tale solamente quando pone la forza delle armi a difesa dei poveri, delle donne, dei pellegrini e della fede di Cristo. San Bernardo dette notevole impulso alla formazione degli Ordini religioso-cavallereschi come i Templari, chiamati anche cavalleria nuova.
I Vichinghi e la res publica christiana
I Vichinghi (Norvegesi, Danesi, Svedesi) rifiutarono a lungo il cristianesimo, sapendo che le guerre di saccheggio e rapina erano dichiarate ingiuste e quindi perseguite. Quando le flotte delle repubbliche marinare si rafforzarono e furono in grado di infliggere ai Vichinghi danni superiori ai profitti, essi decisero la conversione al cristianesimo, sapendo che così entravano a far parte della res publica christiana che aveva la funzione degli odierni organismi internazionali come l’ONU, quello di evitare che i contrasti tra popoli sfocino nella guerra. Tuttavia, la guerra difensiva contro un ingiusto aggressore è stata sempre considerata lecita.
Le crociate
Le tanto deprecate crociate, poste sul banco degli imputati da circa mezzo secolo, sono addebitate alla Chiesa come se essa fosse la responsabile dell’inimicizia tra cristiani e islamici. In realtà, le crociate furono guerre difensive contro le potenti flotte islamiche che dal VII al X secolo dominarono il Mediterraneo. L’inversione di tendenza avvenne solamente quando le repubbliche marinare riuscirono a portare la guerra sulle coste del Vicino Oriente e in Africa. La Chiesa promosse le crociate che divenivano possibili solamente quando esisteva in Europa una tregua generale, e con garanzia per i beni dei crociati per tutto il tempo della loro assenza da casa. Le crociate sono un fenomeno complesso, sono anche un pellegrinaggio armato fino a Gerusalemme, impiegando le armi per un fine superiore a quello della guerra privata.
Gli ideali del cavaliere cristiano, ossia l’impiego delle armi per fini elevati, furono sublimati dagli ordini religioso-cavallereschi come Templari e Ospitalieri, e altri come i Cavalieri Teutonici, i Portaspada, o i cavalieri di Calatrava operanti nella penisola iberica. Purtroppo, quegli ordini furono impiegati anche nel corso di due crociate deviate dal loro obiettivo: la Quarta, che nel 1204 approdò a Costantinopoli e si concluse col saccheggio della città, una colpa mai dimenticata dagli Ortodossi; e la crociata di Provenza del 1208-1213, conclusa con la conquista della regione da parte della Francia del nord e col massacro degli albigesi. Ora le responsabilità del regno di Francia sono offuscate dai cartelli turistici che danno il benvenuto nel paese cataro distrutto dall’intolleranza della Chiesa.
L’Islam e l’Europa cristiana
Se consideriamo crociate la difesa di Malta del 1565, la battaglia di Lepanto del 1571 e la difesa di Vienna del 1683, sempre contro eserciti e flotte turche, dobbiamo considerare provvidenziali episodi che allontanarono il pericolo di sudditanza dell’Europa all’Islam. Dopo l’assedio di Vienna non ci sono più state crociate, anche se qualcuno rimprovera alla Chiesa di aver benedetto le armi di eserciti impegnati nella Prima guerra mondiale o nelle conquiste coloniali in Africa. Si dimentica che la Chiesa benediceva gli strumenti di lavoro, e perciò anche le armi dei soldati, nella speranza che tornassero sani e salvi a casa, senza responsabilità circa l’impiego di quelle armi. Tale richiesta di benedizione veniva dalle autorità civili e militari che temevano da parte della Chiesa una possibile campagna di pacifismo, considerata deleteria per il futuro delle democrazie. Con quelle benedizioni sembra che si possa affermare un collegamento col cristianesimo delle origini: Diocleziano si proponeva di distruggere il cristianesimo e con tutto ciò i cristiani militavano negli eserciti romani.
Le guerre moderne
Anche nelle guerre del Risorgimento italiano avvenne l’opposizione dello Stato contro la Chiesa, impiegando eserciti composti quasi esclusivamente di cattolici. Ci furono scomuniche nei confronti di chi fomentava quelle aggressioni alla sovranità del Papa. Il caso più noto riguarda Cavour che, in punto di morte, chiese i sacramenti. Il reggente la parrocchia dei Cavour, fra Giacomo da Poirino (1808-1885), concesse l’assoluzione e il viatico allo statista, senza aver ottenuto la ritrattazione esplicita del morente circa le decisioni prese. Non è facile giudicare l’episodio, se cioè lo si possa interpretare come un atto pienamente religioso da parte di Cavour, che apparteneva a una famiglia cattolica, oppure se lo si debba considerare come un’ulteriore decisione politica, per evitare che l’opinione pubblica provasse rincrescimento per una morte priva dei conforti della fede. Fra Giacomo da Poirino si difese appellandosi al sigillo sacramentale che gli impediva di rivelare le disposizioni finali del Cavour davanti alla morte.
La guerra giusta a difesa della propria integrità è sempre apparsa lecita. Se la Chiesa, di fronte a fedeli sempre più rozzi nei confronti dei problemi morali, non invoca la guerra o la pena di morte per i trasgressori, ciò si deve anche al fatto che il comandamento “non uccidere” non appare più così chiaro, soprattutto per quanto concerne l’aborto. Difendendo la vita in tutte le occasioni, si spera di rendere sensibili i fedeli anche nei confronti della vita nel seno materno che ha lo stesso valore della vita di un adulto.
Dossier:
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GUERRA E PACE
IL TIMONE N. 104 – ANNO XIII – Giugno 2011 – pag. 42 – 43
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