Dopo il successo del Piccolo Catechismo Eucaristico, l’Istituto San Clemente I Papa e martire (
www.istitutosanclemente.it), ha appena pubblicato per le Edizioni Studio Domenicano il “Piccolo Catechismo sul sacramento della penitenza” (
www.esd-domenicani.it).
Si tratta di un libricino scritto per i bambini, ma che sarà molto utile anche per gli adulti.
Elaborato in forma chiara, con illustrazioni belle e semplici, il volumetto fa riflettere sull’importanza di un sacramento che è centrale per la vita della Chiesa e che oggi viene banalizzato e respinto dalla cultura dominante e sottovalutato da molti cattolici.
La confessione conosciuta oggi come penitenza o riconciliazione è il sacramento del mistero della misericordia di Dio.
L’amore di Dio per l’umanità è grandissimo al punto di superare tutte le meschinità e piccolezze degli uomini, e ci dà la possibilità di liberarci dal peccato rinnovandoci e convertendoci nel sacramento della penitenza. L’immagine che meglio raffigura questo sacramento è quella del Signore sempre pronto con le braccia aperte ad accogliere il figliol prodigo, vigile nel cercare la pecorella smarrita; pronto a sollevare chi è caduto, a ridare fiducia e speranza a chi si è confuso o perso. “Tutto il valore della penitenza consiste nel restituirci alla grazia di Dio stringendoci a lui in intima e grande amicizia” [Catechismo Romano].
Infatti, il sacramento della riconciliazione con Dio opera una autentica “risurrezione spirituale”, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia di Dio [cf Lc 15,32].
La crisi nella pratica di questo sacramento è dovuta soprattutto al rifiuto di Dio e dell’ordine divino.
La cultura dominante tende a rifiutare il concetto di peccato, cercando di giustificare le azioni sbagliate con razionalizzazioni di ordine psicologico, rifiutando di affrontare responsabilmente la conduzione di una vita retta e virtuosa.
Non è un caso che di fronte al disordine morale si tenda a banalizzare i propri comportamenti o a cercare tra psicologi e maghi la soluzione alle conseguenze dei comportamenti disordinati.
Un modo di pensare che ha influenzato anche i cattolici. Da un’inchiesta realizzata dalla Conferenza Episcopale Italiana risulta infatti che il 41 % degli italiani intervistati ha dichiarato che la confessione non è necessaria, il 25% ha risposto di avere dei dubbi sulla sua necessità e il 30% si è detto favorevole, ma per motivi psicologici.
Per quanto concerne la vita della Chiesa, il problema più serio riguarda quei sacerdoti che sottovalutano il valore della riconciliazione, e che per questo passano sempre meno tempo in confessionale. Con il risultato che se è facile trovare un sacerdote in TV, in molte chiese è difficile trovarne uno a cui confessarsi.
Eppure Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per tutti i peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione. I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come “la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta” [Tertulliano, De paenitentia, 4, 2; cf Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1542].
L’esempio più grande nella pratica della confessione viene proprio da Giovanni Paolo Il. Parlando della sua spiritualità, monsignor Vincenzo Thu, che allora svolgeva il lavoro di segretario, mi raccontò che: “il Papa si confessa ogni settimana, e non c’è stato viaggio o impegno internazionale che lo abbia fatto recedere in questo impegno”. Per Paolo VI la confessione era il sacramento dell’umiltà e della gioia.
L’umiltà è la migliore preparazione al perdono. Dal perdono nasce la gioia. Ma il perdono non è solo la gioia dell’uomo, è prima di tutto la gioia di Dio. Gesù ha detto: “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Le 15,7).