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11.12.2024

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La distruzione di Sodomia e Gomorra
31 Gennaio 2014

La distruzione di Sodomia e Gomorra

Nella Genesi è scritto che Dio apparve, in forma umana, con due uomini, che erano angeli, ad Abramo presso la sua tenda, alle querce di Mamre. Insieme andarono a contemplare Sodoma dall’alto… Il Signore diceva: ‘Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto. Disse allora il Signore: “Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave”. I due uomini che erano con Dio andarono verso Sodoma e Abramo rimase solo con lui.
Certo Dio gli fece conoscere la sua decisione di sterminare le cinque città che sorgevano presso il mar Morto: Sodoma, Gomorra, Adma, Zeboim e Zoar.
“Abramo gli si avvicinò e gli disse: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?” Rispose il Signore: “Se a Sodoma troverò cinquanta giusti… per riguardo a loro perdonerò a tutta la città”.
Incoraggiato da queste parole, Abramo osa chiedere al Signore se avrebbe salvato quelle città anche per meno di cinquanta giusti, per quaranta, per trenta, per venti, per dieci. Anche per soli dieci giusti Dio avrebbe risparmiato migliaia di persone. Ma di giusti non ve n’erano nemmeno dieci! Abramo tace. Il Signore si allontana da lui e Abramo torna alla sua tenda, senza aver osato chiedergli di salvare almeno il nipote Lot. Intanto i due “uomini” erano giunti a Sodoma. Lot, che aveva scelto di abitare in quella città, offre loro ospitalità, temendo fortemente che i sodomiti vogliano approfittarsi di loro. Ed ecco, infatti, che gli abitanti di Sodoma “giovani e vecchi” assediarono letteralmente la casa di Lot, gridando che volevano quegli uomini “per abusarne”. Sarebbero riusciti nel loro intento se gli angeli non li avessero abbagliati, accecando li, così che non riuscirono nemmeno più a trovare la porta della casa di Lot e se ne andarono. Gli angeli allora fecero premura a Lot affinché, con la moglie e le due figlie, fuggisse da Sodoma perché ormai la distruzione della città era imminente. La distruzione di Sodoma e delle altre città fu un evento che 2bbe grande risonanza della storia d’Israele. Ne parlano Mosè, Isaia, Geremia, Amos, san Pietro, san Giuda, ma soprattutto Gesù.
Questo fatto tremendo evidenzia alcune grandi realtà. Perché Dio vuole rivelare ad Abramo la sua decisione di distruggere quelle città?
Perché si conosca la grandezza della sua misericordia. Per soli dieci giusti Dio avrebbe salvato cinque città. Anche la bontà di Abramo è grande. Egli infatti non dice: fai bene, Signore, a sterminare quei peccatori, ma, per loro, implora Dio fino all’inverosimile. C’è qui un mistero d’amore che sarà realizzato in modo insuperabile nella persona di Gesù, nella sua passione e morte di croce. Ma quando l’umanità disprezza questo immenso dono d’amore subisce la stessa sorte della pentapoli di Sodoma. Gesù dice infatti: “Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà”.
Dio è santo, Dio è amore. Solo chi si purifica credendo nel sacrificio redentore del Figlio di Dio e si santifica nell’amore potrà avere comunione con lui. Il fango non può mescolarsi con l’acqua pura. Chi vorrà restare nel fango, senza fede, senza pentimento, senza amore, senza speranza nel perdono di Dio, non andrà forse incontro alla perdizione eterna?
(continua)

TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 58

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