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11.12.2024

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La facciata di una chiesa
31 Gennaio 2014

La facciata di una chiesa

 

 

A chi voglia penetrare i segreti di una chiesa contemporanea si pone oggi un problema nuovo, che mai si era posto prima nella storia dell’architettura occidentale. Come tutti sappiamo si tratta della ricerca della porta d’ingresso. Ogni povero fedele, costretto per precetto a recarsi in chiesa almeno la domenica, si è scontrato qualche volta con questo nuovo ostacolo: la difficoltà di trovare l’ingresso della chiesa. Molti progettisti di chiese infatti, dopo aver eliminato in armonia con larga parte dell’architettura contemporanea il concetto stesso di “facciata”, hanno prodotto chiese che nascondono anche la vista del loro ingresso e sembrano costruite affinché non vi si possa entrare, quasi un avvertimento all’ingenuo fedele degli orrori architettonici che l’attendono all’interno dell’edificio. Ma deridere questa caratteristica di tante chiese di recente costruzione è troppo facile ironia. Vorrei qui dimostrare come questa scelta progettuale nasconda un vero e proprio errore teologico e pastorale. Non tutte le religioni hanno sentito il bisogno di dotarsi di luoghi di culto la cui facciata sia monumentale e l’ingresso evidente.
Molti dei culti orientali non hanno posto alcuna enfasi sulla facciata dei loro santuari. Lo stesso potrebbe dirsi dei templi degli antichi culti mediorientali o amerindi. I templi maggiori della tradizione greco-romana dispiegavano tutt’intorno i loro pronai, ma solo pochi di essi mostrano una forte differenza compositiva tra il lato d’ingresso e tutti gli altri. Anche il Cristianesimo, adottando da principio la tipologia basilicale romana, restò per qualche tempo nel tracciato della tradizione architettonica precedente. L’emergere della facciata ad elemento distintivo dell’architettura religiosa cristiana avvenne in Europa occidentale in sincronia con l’emancipazione della Chiesa dai poteri civili. In una società che diventava sempre più cristiana, ma dove gli ambiti di autorità della Chiesa e dello Stato si differenziavano sempre più, la facciata della chiesa serviva a delimitare gli ambiti, a segnalare la presenza di uno spazio differente all’interno delle città e nelle campagne e a celebrarne l’autonomia. È così che la facciata, e al suo centro il portale che diventava sempre più monumentale, si può leggere a buona ragione come il manifesto della presenza della Chiesa stessa nella società, una presenza che si fa notare prima di tutto esteriormente.
Se dunque la facciata è come un abito, e come un abito manifesta la personalità di chi lo indossa, diventa inevitabile un paragone con l’abito religioso in confronto agli abiti civili. Il passaggio dei frati vestiti di saio, delle lunghe tonache nere, degli ampi e complessi copricapo bianchi delle suore, ha da tempo quasi abbandonato le nostre strade, privandoci così non tanto di una nota pittoresca, ma piuttosto di una possibilità: della possibilità di veder passare un’altra vita, di intravedere un modo diverso di vivere in mezzo alle nostre stesse città, di pensare che esiste un’alternativa alla moda e al conformismo, un’alternativa più bella e a portata di mano. La scomparsa degli abiti religiosi, o l’annullamento delle loro principali caratteristiche, è stato concomitante alla scomparsa della facciata dalle chiese. Eppure, quell’abito e quella facciata erano importantissimi, senza di essi sarà sempre più difficile che qualcuno si accosti ad un religioso per strada o che entri in chiesa a cercare salvezza, perché quell’uomo e quell’edificio appaiono ormai simili a quel mondo che ha già deluso.
La presenza della facciata e l’evidenza del suo portale invece segnano e celebrano l’inizio di un percorso di salvezza, è per questo che essa fu magnificata con un’architettura ed una decorazione più ricca e ornata rispetto agli altri lati dell’edificio, lasciati sovente spogli perché sono muri chiusi, perché alla salvezza si arriva seguendo la via che la Chiesa indica. La facciata dunque è catechesi pubblica e messaggio ispiratore: una buona chiesa comincia con una bella facciata.

 

 

 

 

IL TIMONE N. 104 – ANNO XIII – Giugno 2011 – pag. 47

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