Decenni or sono Giovannino Guareschi scrisse che «la provincia è la grande riserva intellettuale, artistica e spirituale del Paese». Di acqua sotto i ponti, da quando il “papà” di don Camillo e Peppone formulò questa osservazione, ne è passata parecchia; eppure le sue parole – a maggior ragione in un contesto in cui le cosiddette periferie spesso e volentieri sposano un’agenda diversa da quella elitaria e globalista delle metropoli – non hanno perso di attualità, anzi.
A questo proposito, nel dossier di febbraio del Timone il giornalista Giorgio Gandola firma un lungo articolo per ricordarci che sì, in Italia la fede conserva meglio le proprie radici in provincia; lo scrittore Mirko Volpi si spinge al Nulla salus extra provinciam, ricordando come la lentezza del vivere fuori dalle grandi città possa essere benefica; il poeta Davide Rondoni racconta poi il suo «cattolicesimo di rito romagnolo», come esempio di fede incastonata nel territorio, mentre Francesco Giubilei spiega perché, nonostante tutto, lo Strapaese è destinato a non estinguersi.
Chiude il dossier la toccante testimonianza di don Pierre Laurent Cabantous, il “don Camillo di Cervia”, che scrive come, pur con le inevitabili difficoltà, in periferia le comunità siano tutt’ora più unite e si respiri ancora la “civiltà parrocchiale”. Don Pierre racconta anche di quando, per anni, è stato un vero e proprio prete di campagna, snocciolando aneddoti e memorie commoventi, che restituiscono davvero il sapore inconfondibile di “Mondo piccolo” che, lontano dai riflettori, ancora esiste e resiste..
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