Nel turbolento mondo cattolico di Austria e Svizzera, dove la contestazione al Papa, è frequente, due realtà si distinguono per fedeltà al Sommo Pontefice. Due siti internet che hanno un vasto seguito. Segno che c’è ancora un popolo che ama veramente la Chiesa
Il ribollio anti-romano che ha segnato tante Chiese europee dopo il Concilio non è finito, ma si è via via raffreddato anche a causa della secolarizzazione, che ha fatto scolorire il rosso incandescente della protesta nel grigio a più sfumature dell’indifferenza. Austria e Svizzera restano però due tenaci eccezioni. Dalla prima sono partite alcune iniziative dirompenti negli ultimi anni, trovando una cassa di risonanza immediata nella Confederazione elvetica oltre che, in misura più filtrata, in Germania. Basti citare la Pfarrer Initiative, un movimento sostenuto da oltre 400 tra sacerdoti e diaconi, che ha nel suo programma un’esplicita “chiamata alla disobbedienza” nei confronti della Santa Sede e tra i suoi obiettivi quelli soliti dell’agenda liberal o progressista: l’abolizione del celibato sacerdotale, la comunione ai divorziati risposati e una serie di istanze per “democratizzare” la vita ecclesiale. Il leader del movimento non è un sacerdote di frangia, ma m o n s i – gnor Helmut Schüller, già vicario generale dell’arcivescovo di Vienna e già presidente della Caritas nazionale. Si pensi anche al caso del sacerdote Gerhard Wagner, nominato agli inizi del 2009 vescovo di Linz, costretto a rinunciare alla nomina dopo essere stato sottoposto a un fuoco mediatico senza precedenti, non solo da parte della stampa anticlericale, ma anche da parte di alti esponenti della Chiesa austriaca. Il pretesto erano alcune dichiarazioni dello stesso Wagner su Harry Potter (!) e la giustizia divina, il motivo reale era l’incapacità di accettare come vescovo di una delle più grandi diocesi del Paese, una figura rigorosa nel voler far rispettare la dottrina e il Magistero. Niente di nuovo sotto il sole. Sulla scia di queste ultime tensioni, in un articolo apparso su L’Osservatore Romano, un illustre storico della Chiesa, il cardinale Walter Brandmüller, ha richiamato alla memoria un antecedente un po’ dimenticato: quello del movimento “Los von Rom”, via da Roma, sorto in Austria tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, che, con l’appoggio di ambienti nazionalisti e protestanti tedeschi, nel giro di un decennio riuscì ad allontanare quasi centomila austriaci dal cattolicesimo.
Per la Svizzera si può invece citare il caso della lettera pastorale del vescovo di Coira, uscita a gennaio dello scorso anno, in cui mons. Vitus Huonder ha semplicemente ricordato gli insegnamenti della Chiesa per quanto riguarda il sacramento del matrimonio e l’impossibilità di fare la Comunione per i divorziati risposati. Ne è nato un putiferio, non solo con accuse di intolleranza e di oscurantismo lanciate da stampa e tv, ma con una presa di distanza da parte di associazioni laicali e prelati di peso, come il vescovo di Basilea, Felix Gmür.
Gloria.tv
In questo contesto vale però la pena segnalare due dati. Il primo è che sia in Austria che in Svizzera gli ambienti che “resistono” non mancano, anche se minoritari, ignorati o maltrattati dai mezzi di comunicazione. Il secondo è che, proprio là dove i canali istituzionali sono più inquinati o ideologizzati, dove il los von Rom è il tono di fondo più o meno accentuato, il luogo in cui fare apostolato a viso aperto, nel segno di un’identità cattolica autentica, è diventato internet.
Un esempio è il portale Gloria.tv, che molti lettori conosceranno o avranno incrociato in Rete. Si tratta di una sorta di YouTube cattolico, pensato come un contenitore in cui il materiale caricato – video, audio, immagini, commenti – non si disperde ma si accumula dando vita a un grande database. In più, una piccola redazione, fatta di volontari, produce quotidianamente un notiziario-video e servizi giornalistici. L’idea di fondo è sintetizzata nella presentazione del sito: «Proclamate il credo cattolico al mondo! Gloria.tv sarà il vostro pulpito». L’interfaccia e i contenuti sono divisi in 21 lingue diverse e questo ha permesso di internazionalizzare il bacino di utenza: oggi a visitare Gloria.tv sono 1,9 milioni di persone al mese… numeri notevoli se si pensa che il cuore del progetto è in una canonica di un paesino di montagna nel distretto di Surselva, nel Canton Grigioni, in Svizzera.
A dirigere Gloria.tv è un allampanato e poliglotta sacerdote 50enne, don Reto Nay. Nato nei Grigioni, dopo aver frequentato il seminario di Coira e perfezionato gli studi a Gerusalemme e al Pontificio Istituto Biblico a Roma, don Reto ha insegnato Sacra Scrittura diversi anni in Austria, poi ha prestato servizio alcuni anni in Moldavia, fra i cattolici di origine polacca. Coltissimo, pieno di zelo, tornato in patria, poco dopo il 2000 don Reto ha percepito le potenzialità di internet come strumento unico per l’evangelizzazione, capace di superare le distanze e la barriere linguistiche. Ha chiesto quindi a un giovane tecnico informatico austriaco, Markus Doppelbauer, di aiutarlo a creare quello che sarebbe poi diventato Gloria. tv (Doppelbauer è diventato anche lui sacerdote, trasferendosi nei Grigioni). «La mia giornata tipo – spiega don Reto – comincia con la Messa, la cui predica è sempre registrata e caricata su Gloria.tv. Due, tre volte per settimana, dopo la Messa, filmiamo anche una seconda predica in inglese. Il resto della mattinata è dedicato alla parrocchia. Il pomeriggio mi occupo, quando trovo tempo, delle news in inglese e tedesco e resto in contatto permanente con i nostri volontari. Riceviamo una marea di e-mail, di telefonate e di ospiti, che dobbiamo gestire. Una volta all’anno, Gloria.tv organizza un pellegrinaggio a Patmos, dove spiego tutta l’Apocalisse. Anche queste esperienze sono filmate e caricate su Gloria.tv». La parrocchia di don Reto, insomma, è diventata virtualmente senza confini e soprattutto un punto di aggregazione per tanti cattolici che si sentono isolati o dispersi in un contesto laico o ecclesiale ostile. Dai contatti generatisi negli anni sono usciti i responsabili delle varie versioni nazionali del portale. Una piccola “multinazionale” che riesce a sostenersi e a espandersi a un costo di poche decine di migliaia di euro all’anno.
Kath.net
Una vicenda simile, nella turbolenta Chiesa austriaca, è quella del sito Kath. net. Creato nel 2001 a Linz da colui che anche oggi è il suo direttore, Roland Noè, un laico di 42 anni, si tratta di un progetto tecnicamente più semplice rispetto a Gloria.tv, ma ugualmente controcorrente. Mentre l’informazione mainstream, compresa buona parte della stampa diocesana, ammicca alla contestazione nei confronti del “centralismo romano”, Kath.net ha deciso di fare una decisa “contro-informazione”. Da 10 anni rilancia costantemente i discorsi del Papa e i pronunciamenti dei dicasteri vaticani, ha chiamato a raccolta una serie di collaboratori di sicuro orientamento cattolico nei Paesi di lingua tedesca, con un valente corrispondente da Roma, Armin Schwibach, e fa da amplificatore alle voci ortodosse della Chiesa austriaca. Nei momenti di crisi, come quelli citati all’inizio dell’articolo, Kath.net è stata tra le pochissime voci a difendere in modo netto e con efficacia le posizioni della Santa Sede. A riprova del fatto che pagano sia la linea di fedeltà al Papa che il coraggio nello sfidare un senso comune ecclesiale infiacchito, anche qui stanno i numeri: circa 40mila visitatori unici quotidiani, che per un Paese di 8 milioni di abitanti non sono poca cosa. Sono quasi un miraggio per la quasi totalità dei siti cattolici ufficiali.
Detto in altri termini, visto che questa rubrica sul Timone si intitola “La nostra Casa”: Kath.net è una piccola dimostrazione del fatto che anche laddove la casa dei cattolici sembri vuota o addirittura “occupata”, se ne può sempre formare una online, con spazi e comfort impensati.
Per saperne di più…
www.gloria.tv
www.kath.net
IL TIMONE N. 119 – ANNO XV – Gennaio 2013 – pag. 28 – 29
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