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9.12.2024

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La Giustificazione
31 Gennaio 2014

La Giustificazione

 

 

Giustificazione: ecco un altro termine che sta scomparendo dal nostro sempre più povero vocabolario della fede.
Eppure la giustificazione è il frutto più importante della Grazia. Quando la fede s’impoverisce dei suoi vocaboli, s’impoverisce anche dei suoi contenuti. È di estrema importanza conoscere il significato di questa parola tanto amata dall’apostolo Paolo. «La grazia dello Spirito Santo ha il potere di giustificarci, cioè di mondarci dai nostri peccati e di comunicarci “la giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo” (Rm 3,22)» (CCC 1987).
La dottrina sulla giustificazione ha pieno diritto di cittadinanza nella teologia morale perché è strettamente legata alla libertà, e di conseguenza alla moralità degli atti. «La giustificazione stabilisce la collaborazione tra la grazia di Dio e la libertà dell’uomo» (CCC 1993). Essere giusti, e cioè rivestiti della giustizia di Dio, non significa solo essere retti moralmente, ma vivificati dalla grazia divina. «La grazia è innanzitutto e principalmente il dono di Dio che ci giustifica e ci santifica» (CCC 2003). È quell’acqua viva che Gesù offre alla Samaritana e che sazia ogni sete (Gv 4,5-14). «Chi ha sete venga, chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita» (Ap 22,17). È il dono che Dio fa di se stesso. Tutto l’immenso panorama della grazia ha la sua origine e il suo fine nel Figlio di Dio fatto Uomo: è da Lui che riceviamo grazia su grazia. Cristo costituisce quindi la grazia fondamentale, la fonte eterna della grazia di Dio. E questo ci trasforma in profondità perché «la grazia è partecipazione alla vita di Dio; ci introduce nell’intimità della vita trinitaria» (CCC 1997).
L’uomo giustificato riceve quindi in dono l’inabitazione trinitaria, che «conferisce una superiore dignità alla persona umana, e nuovo valore alle relazioni interpersonali». Gesù aveva infatti promesso: «Se uno mi ama osserverà le mie parole, e il Padre mio
lo amerà, e noi verremo a lui e in lui faremo dimora» (Gv 14,23). Sant’Atanasio di Alessandria, nella sua Lettera a Serapione, diceva: «Per mezzo dello Spirito, tutti noi siamo detti partecipi di Dio… Entriamo a far parte della natura divina mediante la partecipazione allo Spirito… Ecco perché lo Spirito divinizza coloro nei quali si fa presente».
La Chiesa definisce la grazia «santificante» e «deificante» (CCC 1999). Per entrare in questo processo divinizzante, occorre la conversione: «La prima opera della grazia dello Spirito Santo è la conversione, che opera la giustificazione» (CCC 1989). Nella conversione la volontà ha un ruolo insostituibile, tuttavia non è la volontà a meritarci la Grazia, che è dono gratuito non suscitato dall’uomo. «La giustificazione ci è stata meritata dalla Passione di Cristo, che si è offerto sulla croce come ostia vivente, santa e gradita a Dio, e il cui sangue è diventato strumento di propiziazione per i peccati di tutti gli uomini. La giustificazione è accordata mediante il Battesimo, sacramento della fede. Essa ci conforma alla giustizia di Dio, il quale ci rende interiormente giusti con la potenza della sua misericordia. Ha come fine la gloria di Dio e di Cristo e il dono della vita eterna» (CCC 1992). «Questa vocazione alla vita eterna è soprannaturale. Dipende interamente dall’iniziativa gratuita di Dio… Supera le capacità dell’intelligenza e le forze della volontà dell’uomo» (CCC 1998; cfr Ef 2,8-9). La grazia santificante non può né essere provocata né pienamente intesa. «Appartenendo all’ordine soprannaturale, la grazia sfugge alla nostra esperienza e solo con la fede può essere conosciuta. Pertanto non possiamo basarci sui nostri sentimenti o sulle nostre opere per dedurne che siamo giustificati e salvati» (CCC 2005).
Tra tutti i doni che possiamo ricevere da Dio, la grazia giustificante è certamente il maggiore. Ecco perché il nostro Catechismo definisce la giustificazione «l’opera più eccellente dell’amore di Dio» (CCC 1994). Già sant’Agostino aveva scritto, nel suo trattato sul vangelo di Giovanni: «La giustificazione dell’empio è opera più grande della creazione del cielo e della terra» perché «il cielo e la terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai». Affermava anche che la giustificazione dei peccatori supera la stessa creazione degli angeli, perché manifesta una più grande misericordia. Questa giustificazione non è predestinata solo ad alcuni, ma è offerta a tutti gli uomini perché Cristo ha sofferto e pagato per tutti. Nella lettera ai Romani san Paolo scrive: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione operata da Cristo Gesù» (Rm 3,23-24). La portata della giustificazione è dunque tale da coinvolgere tutto l’essere e per tutta l’eternità.

 

 

 

 

IL TIMONE N. 91 – ANNO XII – Marzo 2010 – pag. 61

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