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9.12.2024

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La Grazia
31 Gennaio 2014

La Grazia

 

Che cos’è la Grazia? È l’azione salvifica di Dio sull’uomo. È l’iniziativa divina nella storia della salvezza. In ultima analisi, Dio stesso (grazia increata). Ma è anche l’effetto dell’agire di Dio sull’uomo (grazia creata). Tutti gli interventi salvifici che Dio ha rivolto verso l’umanità nel corso dei secoli sono stati operati dalla Grazia. Ed anche tutta la nostra storia individuale è sotto l’azione salvifica della Grazia. Senza Grazia non c’è salvezza. Ecco perché la Grazia, assieme alla libertà umana, ha un ruolo centrale nella teologia morale.
Ma la Grazia stessa, a sua volta, pone l’uomo al centro della sua azione. Come agisce la Grazia nella storia della salvezza? Potremmo dire che agisce a due livelli: quello relativo alla storia della salvezza collettiva, e quello relativo alla storia della salvezza personale. Nel primo livello la Grazia opera attraverso rivelazioni e teofanie, per esempio quelle rivolte al popolo d’Israele durante l’Antica Alleanza, fino a quella Nuova realizzata tramite l’Incarnazione del Verbo, anch’essa opera della Grazia. Tutta la missione di Gesù è condotta dall’invisibile e soprannaturale azione della Grazia, così come ogni annuncio di Verità rivelata. La stessa Sacra Scrittura è opera della Grazia, non solo nella sua composizione, ma anche nella sua lettura ispirata. Anche la Chiesa è iniziativa della Grazia divina, così come anche tutta quanta la sua missione e la sua vita liturgica.
Nel secondo livello cui abbiamo accennato, quello relativo alla storia della nostra salvezza personale, l’azione della Grazia si lega alle nostre azioni personali, ispirando scelte di bene e conducendo gradualmente le anime verso la meta divina. Certo questi due livelli non sono separabili, perché l’azione dei singoli è comunque illuminata e sostenuta dalla Rivelazione a dal rapporto con la Verità. Ma in ogni esistenza umana, è come se si ripartisse sempre da zero: non c’è una salvezza già acquisita fin dalla nascita. Certo Cristo è morto e risorto anche per me, singola creatura, depositando i suoi meriti nel tesoro spirituale tramandato che la Chiesa mi porge; ma io sono fin dal principio chiamato a ripercorrerla, questa storia della salvezza, a ripartire dal mio Eden, dalla mia innocenza iniziale, dalle mie cadute, dai miei tentativi di risalita, dai miei deserti interiori che debbo attraversare, dagli esodi che riesco a compiere, dalle incarnazioni della Verità che riesco ad ospitare in me, fino alle mie personali resurrezioni. Ogni volta dentro di me si riscrive, si ricompie, l’intera storia della salvezza. E nulla di tutto questo è definitivo fino dal mio ultimo giorno di vita, nel quale ancora posso perdere tutto o riconquistare tutto.
La mia salvezza dipenderà senz’altro dalla mia volontà, dalla mia libertà, ma è anche ed in primo luogo una conquista della Grazia. È la Grazia che compie questi passi in me, senza però mai sostituirsi al mio libero arbitrio o scavalcandolo. Nella teologia morale cattolica, e quindi nell’insegnamento della Chiesa, sono sia la libertà sia la Grazia ad operare la salvezza. È esclusa ogni forma di predestinazione (salvezza operata dalla sola Grazia), come anche ogni forma gnostica di eroica autosalvazione (salvezza operata dalla sola volontà personale). Né vi sono esseri umani destinati alla dannazione: tutti siamo chiamati alla salvezza, cioè al ritorno della nostra natura in Dio. Spesso si ha paura che la propria conversione comporti perdita di libertà, ma è proprio la Grazia a fondare la nostra libertà. Non c’è competizione fra libertà umana e grazia divina: è la Grazia che ci rende veramente liberi. Nel nostro Catechismo si legge: «La grazia di Cristo non si pone affatto in concorrenza con la nostra libertà, quando questa è in sintonia con il senso della verità e del bene che Dio ha messo nel cuore dell’uomo. Al contrario, … quanto più siamo docili agli impulsi della grazia, tanto più cresce la nostra libertà interiore» (CCC 1742).
Tutto il nostro destino quindi si gioca nell’aver imparato questo “essere docili alla grazia”.
Perché se invece facciamo “resistenza alla grazia”, dirottiamo le nostre esistenze verso la dis-grazia, meta ultima del peccato. Ecco perché dobbiamo saper riconoscere il peccato.
«La conversione richiede la convinzione del peccato,… il giudizio interiore della coscienza» (CCC 1848). Uno dei compiti della Grazia è infatti quello di «svelare il peccato» (CCC 1848). Ma là dove abbonda il peccato, come afferma San Paolo, sovrabbonda la Grazia (Rm 5,20). La Grazia opera la nostra redenzione e ci inserisce nel disegno di salvezza attuato dal Padre, rendendoci a nostra volta “pescatori di uomini”. «Con l’azione della grazia, lo Spirito Santo ci educa alla libertà spirituale per fare di noi dei liberi collaboratori della sua opera nella Chiesa e nel mondo» (CCC 1742).

 

 

 

 

IL TIMONE N. 90 – ANNO XII – Febbraio 2010 – pag. 61

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