“Non si possono passare sotto silenzio gli abusi, anche della massima gravità, contro la natura della Liturgia e dei sacramenti, che provocano insicurezza dottrinale e scandalo nel popolo di Dio”.
L’Istruzione “Redemptionis Sacramentum”
C’è chi ha voluto vedere, nel divieto della diocesi di Vittorio Veneto ai cori alpini di esibirsi nelle chiese (con l’ex sindaco leghista di Treviso, Giancarlo Gentilini, che grida la sua indignazione: «Il mio cuore e la mia mente si ribellano»), il primo frutto dell’Istruzione Redemptionis Sacramentum [RS] “su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia”. Redatta, per disposizione del Papa, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, “d’intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede”, l’Istruzione in realtà va ben oltre la liceità di un concerto di penne nere in una cappellina di montagna (circostanza legata alla tutela della destinazione “permanente ed esclusiva” dell’edificio sacro).
Proviamo a spulciare qua e là, a titolo esemplificativo, tra le 186 disposizioni della Redemptionis Sacramentum. «La Sede Apostolica ha notificato fin dal 1970 la cessazione di tutti gli esperimenti relativi alla celebrazione della santa Messa ed ha ribadito tale cessazione nel 1988» [RS, 27]. «Sebbene sia opportuno che nella preparazione efficace delle celebrazioni liturgiche, specialmente della santa Messa,… [il parroco] sia coadiuvato da vari fedeli, non deve tuttavia in nessun modo cedere quelle prerogative in materia che sono proprie del suo ufficio».
[RS, 32]. «Il pane utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico deve essere azzimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione… È un grave abuso introdurre nella confezione del pane dell’Eucaristia i altre sostanze, come frutta, zucchero o miele» [RS, 48]. «Non si ometta nella preghiera eucaristica il ricordo del nome del Sommo Pontefice e del Vescovo diocesano, per conservare un’antichissima tradizione e manifestare la comunione ecclesiale» [RS, 56]. E ancora: «Si ponga fine al riprovevole uso con il quale i Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano e alterano a proprio arbitrio qua e là i testi della Sacra liturgia da essi pronunciati» [RS, 59]. «Non è permesso omettere o sostituire di propria iniziativa le letture bibliche prescritte» [RS, 62]. «Se vi fosse l’esigenza di fornire informazioni o testimonianze di vita cristiana ai fedeli radunati in Chiesa, è generalmente preferibile che ciò avvenga al di fuori della Messa» [RS, 74]. «In nessun modo si combini la celebrazione della santa Messa con il contesto di una comune cena, né la si metta in rapporto con analogo tipo di convivio» [RS, 77]. «Non è lecito collegare la celebrazione della Messa con eventi politici o mondani o con circostanze che non rispondano pienamente al Magistero della Chiesa cattolica» [RS, 78]. Infine: «Non è mai consentito a un Sacerdote celebrare nel tempio o luogo sacro di una religione non cristiana» [RS, 109]. «È riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici» [RS, 157]. «I Sacerdoti sono fermamente pregati di celebrare, secondo le possibilità, quotidianamente la santa Messa per il popolo, in una delle chiese loro affidate» [RS, 166].
L’autorevole documento, approvato il 19 marzo 2004, festa di San Giuseppe, dallo stesso Pontefice, e pubblicato il successivo 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, richiede «l’immedia-ta osservanza da parte di tutti coloro a cui spetta» [RS, 186], ovvero Vescovi, Sacerdoti, Diaconi, ma anche semplici fedeli. E si riferisce a una materia che è al cuore della vita di fede, «la dottrina della Chiesa sulla Santissima Eucaristia, in cui è contenuto l’intero bene spirituale della Chiesa, ovvero Cristo stesso» [RS, 2]. Dottrina «esposta con premurosa sollecitudine e grande autorevolezza nel corso dei secoli negli scritti dei Concili e dei Sommi Pontefici” [RS, 2], e ripresa con esemplare chiarezza da Giovanni Paolo Il nella sua quattordicesima enciclica, Ecclesia de Eucharistia [EdE], firmata e data alla Chiesa il17 aprile 2003, Giovedì Santo, nel corso. della celebrazione solenne dell’Ultima Cena nella Basilica di San Pietro.
Come ha sottolineato il cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, “il Papa fa notare che dopo il Concilio Vaticano Il si sono sviluppati nella celebrazione del culto sia elementi positivi che negativi [EdE, 10], e che gli abusi sono stati motivo di sofferenza per molti. Considera dunque suo dovere lanciare un “caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà» [EdE, 52]. Di qui, «proprio per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche», la richiesta ai Dicasteri competenti della Curia Romana ‘di preparare un documento più specifico [appunto la Redemptionis Sacramentum, ndr], con richiami anche di carattere giuridico», perché «a nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non rispetterebbe il suo carattere sacro e la dimensione universale» [EdE, 52]. Precisa l’Istruzione: «Non si possono, pertanto, passare sotto silenzio gli abusi, anche della massima gravità, contro la natura della Liturgia e dei sacramenti, nonché contro la tradizione e l’autorità della Chiesa, che non di rado ai nostri giorni in diversi ambiti ecclesiali compromettono le celebrazioni liturgiche». Gli abusi a proposito della Santa Eucaristia non hanno tutti lo stesso peso. Alcuni minacciano di rendere il sacramento invalido. Altri manifestano una mancanza di fede eucaristica. Altri ancora contribuiscono a seminare confusione tra il popolo di Dio e tendono a dissacrare le celebrazioni eucaristiche.
L’Istruzione (un’introduzione, otto capitoli e una conclusione), sottolinea più volte il “diritto” dei credenti a veder salvaguardati il patrimonio di fede e l’integrità della tradizione liturgica. «I fedeli hanno il diritto che l’autorità ecclesiastica regoli pienamente ed efficacemente la sacra Liturgia» [RS, 18]. «.. .il popolo cristiano ha il diritto che il vescovo diocesano vigili affinché non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica» [RS, 24]. «È diritto della comunità dei fedeli che ci siano regolarmente, soprattutto nella celebrazione domenicale, una adeguata e idonea musica sacra e, sempre, un altare, dei paramenti e sacri lini che splendano, secondo le norme, per dignità, decoro e pulizia» [RS, 57]. «Tutti i fedeli hanno il diritto che la celebrazione dell’Eucaristia sia diligentemente preparata in tutte le sue parti». [RS, 58]. «Il popolo cristiano ha… il diritto che sia celebrata l’Eucaristia in proprio favore la domenica, nelle feste di precetto, negli altri giorni principali di festa» [RS, 162].
L’Istruzione, con una chiarezza sempre accompagnata da sensibilità pastorale, detta norme anche sulle modalità di distribuzione delle specie eucaristiche [RS, 88-96] e sulla possibilità di celebrare la Messa in latino (a certe condizioni, consentita sempre e ovunque, RS 112).
Per monsignor Angelo Amato, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, «un’attuazione arbitraria della Liturgia non solo deforma la celebrazione, ma provoca insicurezza dottrinale, perplessità e scandalo nel popolo di Dio» [RS, 11]. Infatti gli abusi, più che espressione di libertà, manifestano conoscenza superficiale della grande tradizione biblica ed ecclesiale relativa all’Eucaristia. Così, «l’Istruzione intende promuovere la vera libertà, che è quella di fare ciò che è degno e giusto nella celebrazione di questo Sacramento». Ricordando le parole di san Tommaso d’Aquino: «Incorre nel vizio di falsificazione chi per conto della Chiesa manifesta a Dio un culto contro la modalità istituita per autorità divina dalla Chiesa e consueta in essa».
BIBLIOGRAFIA
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istruzione Redemptionis Sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia, Libreria Editrice Vaticana 2004. Un testo agile e chiaro, ricco di riferimenti magisteriali, destinato innanzitutto ai Vescovi e ai Sacerdoti, ma prezioso anche per il semplice fedele.
IL TIMONE – N. 35 – ANNO VI – Luglio/Agosto 2004 – pag. 14 – 15