Diamo inizio, ora, ad alcune meditazioni sull'Esodo, il secondo libro della Bibbia. "Esodo" significa "uscita". Vi si narra infatti l'uscita del popolo ebreo dall'Egitto. Il grande protagonista di questo libro è Mosè.
Il faraone (forse Ramses Il), che regnò sull'Egitto, dopo la morte di Giuseppe, era molto preoccupato del fatto che i figli d'Israele fossero divenuti assai numerosi in mezzo al popolo egiziano ed ebbe timore che potessero prevalere su di esso e, in caso di guerra, potessero unirsi ai suoi avversari.
È scritto che «si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli d'Israele. Per questo gli egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli duramente». Ma questo non bastò. Quel faraone «diede quest'ordine a tutto il suo popolo: "Ogni figlio maschio che nascerà agli ebrei lo getterete nel Nilo"». La costernazione degli ebrei fu grande. Quando una donna ebrea si accorgeva di essere incinta viveva nell'angoscia.
a nascita di un figlio non si poteva certo nascondere. Tutti gli egiziani vicini di casa di una famiglia ebrea divennero dei potenziali nemici. Molte madri ebree, prima che i soldati strappassero dalle loro braccia il loro bambino, lo ponevano in una cesta di papiro e lo affidavano alle acque del Nilo, sperando che qualche buona famiglia prendesse quella cesta. Così fece la madre di Mosè. Ella cercò di tenere nascosto il suo bambino per ben tre mesi, ma alla fine dovette decidere di affidarlo alle acque del fiume, chiuso in un cestello spalmato di bitume.
Cerchiamo di immaginare quei momenti… la sorella di Mosè, Maria, una bambina di nove anni, seguiva dalla riva il percorso di quella cesta, fra i giunchi del fiume e quella cesta fu vista proprio dalla figlia del faraone, che era scesa a fare il bagno nel Nilo. Ella mandò la sua schiava a prenderla: «l'aprì e vide il bambino: ecco, era un fanciullino che piangeva. Ne ebbe compassione e disse: "È un bambino degli ebrei"». Maria accorre incuriosita e osa proporre alla principessa di andare a chiamare una nutrice, fra le donne ebree, perché allatti per lei quel bambino. La sua proposta è accolta.
Non si può dire con quanta fretta Maria sia corsa a chiamare sua madre e con quanta fretta quella madre sia corsa a riprendere il suo bambino. «La figlia del faraone le disse: "Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario"». Non possiamo aspettarci, dalla narra-zione biblica, esclamazioni e commenti ai fatti narrati. Ci sia concesso di dire che, forse, mai in una casa vi fu gioia più grande di quella che provò quella madre nel riavere il suo bimbo, e tutti, intorno a lei, nel contemplarlo ancora fra le sue braccia: una gioia straripante, indicibile. È scritto che: «quando il bambino fu cresciuto (la madre) lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: "lo l'ho salvato dalle acque"».
Bisogna tenere presente che una nutrice, allora allevava il bambino affidatole finché era grandicello e certamente a quella nutrice era dato di rivedere, nella stessa casa della principessa, quel bambino e di prenderne cura. Ed è proprio p, questo che Mosè seppe, fin dalla sua fanciullezza, di chi era veramente figlio. Poi, narra la Bibbia che «Mosè, cresciuto in età, si recò suoi fratelli e notò i lavori pesanti da cui erano oppressi. Vide un egiziano che colpiva un ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c'era nessuno, colpì a morte l'egiziano e lo seppellì nella sabbia. Il giorno dopo uscì di nuovo e, vedendo due ebrei che stavano rissando,disse a quello che aveva torto: "Perché percuoti tuo fratello?". Quegli rispose: "Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di uccidermi come hai ucciso l'egiziano?". Allora Mosè ebbe paura e pensò: "Certamente la cosa si è risaputa". Il faraone sentì parlare di questo fatto e cercò di mettere a morte Mosè. Allora Mosè si allontanò dal faraone e si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo».
Questo particolare è importante perché, proprio a quel pozzo, giunsero le figlie di un sacerdote di Madian, Jetro, per attingere acqua, riempire gli i abbeveratoi e far bere i loro greggi, ma furono cacciate via da alcuni pastori sopravvenuti in quel momento. Allora Mosè prese le loro difese e attinse l'acqua per loro. Non era stata certo un'impresa da poco. Quei pastori non osarono reagire. Le figlie di Jetro tornarono presto a casa e il padre ne chiese la ragione: «Un egiziano ci ha liberato dalle mani dei pastori». Jetro provò grande riconoscenza per quell'uomo: lo fece chiamare, lo ospitò in casa sua e gli diede in moglie una delle sue figlie, Zippora. Così, con estrema concisione e chiarezza, ci viene narrata la prima grande avventura della vita di Mosè che, da principe egiziano, diviene pastore di greggi.
IL TIMONE – N. 40 – ANNO VII – Febbraio 2005 pag. 60